Lotta ai falsi malati. Richiesta di Boeri, presidente Inps: sette ore di reperibilità. Sindacati contrari
Un giorno di malattia ogni tre certificati è fasullo. Una truffa ai danni, in primo luogo, dei lavoratori corretti, i quali sono la grande maggioranza: nel settore pubblico come nel privato, infatti, il 64% dei lavoratori dipendenti non si è assentato per malattia neppure una volta nel corso del 2015. E di quel 36% che […]
Un giorno di malattia ogni tre certificati è fasullo. Una truffa ai danni, in primo luogo, dei lavoratori corretti, i quali sono la grande maggioranza: nel settore pubblico come nel privato, infatti, il 64% dei lavoratori dipendenti non si è assentato per malattia neppure una volta nel corso del 2015. E di quel 36% che ha marcato visita si può stimare che i due terzi lo abbiano fatto per ragioni serie, reali. In pratica soltanto il 12% dei lavoratori dipendenti appartiene alla categoria dei furbetti, senza particolari differenze Nord-Sud ma con la vistosa eccezione della Calabria, unica regione dove il fenomeno dell’assenteismo per malattia è particolarmente pesante. A vigilare sulla veridicità delle malattie sarà, per tutte le categorie di lavoratori, l’Inps, che finora ha seguito il settore privato mentre il pubblico è di appannaggio delle Asl. Oggi le fasce di reperibilità di chi marca visita sono differenziate: per i privati due ore la mattina (10-12) e due il pomeriggio (17-19) sette giorni su sette mentre per il pubblico impiego la reperibilità mattutina è di quattro ore (9-13) e quella pomeridiana di tre ore (15-18), sempre festivi compresi. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ieri alla Camera ha chiesto di unificare le fasce orarie per tutte le categorie dei lavoratori, altrimenti i medici dell’Inps avranno difficoltà a programmare il giro di visite. E poi a domanda precisa ha specificato che la fascia oraria dovrebbe essere di almeno sette ore, cioè come quella dei lavoratori del servizio pubblico. In pratica la riforma si risolverebbe in una stretta per la reperibilità dei dipendenti del privato, con due ore in più la mattina e una in più il pomeriggio. «Non ha senso – ha detto Boeri – che ci siano differenze tra pubblico e privato». Il presidente dell’Inps ha poi sottolineato che ci sono «differenze molto forti» nell’uso dei permessi per l’assistenza ai familiari disabili previsti dalla legge 104 nel pubblico e nel privato con 6 giorni per dipendente in media nella pubblica amministrazione e un giorno e mezzo nel privato. I sindacati hanno criticato il metodo seguito da Boeri – per una riforma è necessaria una legge ed è opportuno il confronto con le parti sociali, sottolinea la Cgil – ma hanno potuto dire poco nel merito, perché le fasce orarie differenziate tra pubblici e privati non hanno giustificazione logica di fronte alla verifica delle malattie. Ma cosa dicono i numeri? La stima di una malattia falsa ogni tre la si ricava applicando il metodo dei migliori standard ai dati regionali delle assenze per malattia: il Molise è modello virtuoso per quota di lavoratori dipendenti che si ammala (appena il 30%, contro una media nazionale del 36% e una punta in Calabria del 49%) e il Trentino Alto Adige virtuoso per numero di giorni di assenza annua di chi ha presentato almeno un certificato medico, pari a 15 contro una media nazionale di 18 e una punta di 36 in Calabria. La Campania è in linea con il quadro nazionale. Incrociando i dati Inps e Istat si ricava che i lavoratori campani che nel 2015 non si sono mai ammalati sono il 64,5% ovvero appena un po’ meglio della media italiana del 64%. La durata delle malattie invece in Campania è di un giorno e mezzo più lunga rispetto alla media nazionale con 19,5 giornate di assenza (tra chi si è ammalato almeno una volta) rispetto a 18. In totale nel 2015 le giornate di lavoro perse per malattia sono state 111 milioni, in crescita del 2,4% rispetto al 2014 ed equivalenti a oltre mezzo milione di lavoratori perennemente a letto. Se però fosse diffuso ovunque lo standard Molise, i milioni di giornate perse scenderebbero da 111 a 87 milioni. E se la durata complessiva delle malattie scendesse ai 15 giorni del Trentino Alto Adige il numero di giornate perse scenderebbe a 72 milioni. In pratica un malato su tre guarirebbe di colpo e si presenterebbe al posto di lavoro. Senza dover giocare a nascondino con i medici e le fasce orarie di reperibilità. (Marco Esposito – Il Mattino)