Napoli. Chiuse dieci sale gioco in un mese. Troppo vicine a scuole e chiese nonostante il divieto
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Napoli. Dieci provvedimenti di chiusura temporanea e uno di chiusura definitiva nel solo mese di gennaio nei confronti di sale scommesse: è pugno duro dell’Amministrazione nei confronti dei gestori che non rispettano il regolamento varato un anno fa dal consiglio comunale, che contiene norme rigorose sugli orari d’apertura e sui luoghi dove possono essere aperti […]
Napoli. Dieci provvedimenti di chiusura temporanea e uno di chiusura definitiva nel solo mese di gennaio nei confronti di sale scommesse: è pugno duro dell’Amministrazione nei confronti dei gestori che non rispettano il regolamento varato un anno fa dal consiglio comunale, che contiene norme rigorose sugli orari d’apertura e sui luoghi dove possono essere aperti i centri che accettano puntate d’azzardo. La norma prevede che quei luoghi restino chiusi di mattina fino alle nove e dopo le 12 (soprattutto per evitare di intercettare gli studenti-scommettitori all’entrata e all’uscita dalla scuola) mentre di pomeriggio l’apertura può essere effettuata dalle 18 e fino alle 23. C’è, poi, in quello stesso regolamento una parte dedicata alla distanza minima rispetto a scuole, ospedali, bancomat, parchi pubblici, chiese: devono esserci almeno 500 metri fra la possibilità di puntare denaro e i luoghi dove ci si può ritrovare (o dove è possibile prelevare denaro). A far rispettare il regolamento pensa soprattutto la polizia municipale che, a partire dallo scorso mese di settembre, ha attivato una task force dedicata proprio a questa attività: è soprattutto l’unità operativa di Chiaia a intervenire, ma anche le altre contribuiscono a rendere ancora più capillare l’attività. Le attività sanzionate, fino ad ora, sono una trentina. Solo nell’ultimo mese sono state diramate dieci ordinanze di chiusura temporanea, solo un paio delle quali per il mancato rispetto degli orari. Questo dettaglio non è di secondaria importanza perché la norma prevede che, alla prima sanzione del genere scatti solo una breve chiusura che può diventare definitiva solo in caso di più recidive. Quasi tutti gli altri provvedimenti, invece, sono stati dettati dal mancato rispetto della distanza da scuole, chiese e ospedali. E in questo caso, dopo la chiusura temporanea concessa per consentire ai gestori delle sale di presentare eventuali documenti per dimostrare la correttezza di comportamento, generalmente scatta il provvedimento di chiusura definitiva. Sono sale scommesse sparse sull’intero territorio cittadino, con maggiore tendenza all’area Est e alla zona della Vicaria, che hanno seguito tutte lo stesso iter burocratico: hanno chiesto, e ottenuto, il permesso all’apertura da parte della questura (così come previsto dal Testo unico di riferimento) ma non hanno atteso il parere della polizia locale che, in questo caso, è vincolante, proprio perché c’è da verificare il rispetto del regolamento comunale. Capita, dunque, che i vigili si presentano presso le sale scommesse già aperte e ottengono solo una parte dei permessi ufficiali; così hanno l’obbligo di procedere con le adeguate misurazioni dai «luoghi sensibili» per capire se l’apertura è avvenuta nel rispetto delle regole. Ovviamente, nella maggior parte dei casi, rilevano che le distanze minime non sono state rispettate per cui fanno scattare la procedura. Per farvi comprendere meglio, utilizziamo i dati di uno dei casi segnalati dalla polizia municipale che hanno portato a un provvedimento di chiusura temporanea: una sala giochi era in regola con i permessi della questura ma si trovava a 110 metri da una scuola elementare, a 80 metri da una scuola media, a 200 metri da una chiesa e da un parco pubblico e a 260 metri da un istituto bancario. Insomma, era in un luogo dove sarebbe stato «impossibile» aprire una sala giochi che, invece, era in funzione. Attualmente l’unico provvedimento di chiusura definitiva riguarda una sala scommesse di via Alessandro Poerio che si trova vicino a una chiesa, un albergo e un parco pubblico per la quale è stata completata la procedura di accertamenti che ha verificato come la richiesta di apertura sia stata presentata dopo l’entrata in vigore del regolamento comunale. Molti gestori hanno presentato ricorso. Una delle sale sanzionate, invece, ha autonomamente deciso di chiudere definitivamente i battenti e trasferirsi. (Paolo Barbuto – Il Mattino)