Napoli. Incubo nella metropolitana. Ostaggio di una baby gang, aggredito con un estintore
Napoli. Nella trafficata, centralissima stazione della metropolitana di piazza Amedeo non ci sono telecamere di videosorveglianza. E poiché non c’è personale in servizio (né più né meno che come una fermata dell’autobus in strada), i binari, le scale e i corridoi che servono da cavalcavia sono terra di nessuno. Soprattutto dopo una certa ora. Così […]
Napoli. Nella trafficata, centralissima stazione della metropolitana di piazza Amedeo non ci sono telecamere di videosorveglianza. E poiché non c’è personale in servizio (né più né meno che come una fermata dell’autobus in strada), i binari, le scale e i corridoi che servono da cavalcavia sono terra di nessuno. Soprattutto dopo una certa ora. Così può succedere di tutto, ne sa qualcosa Alessandro S., che lunedì sera alle 10.30 voleva “solo” tornare a casa. Alla fine ci è riuscito, accompagnato dalla polizia e completamente ricoperto della polvere di un estintore. Dieci minuti di terrore puro, che cerca di raccontare continuando a chiedersi: ma come è possibile che non ci siano le telecamere? Brutta serata per Alessandro, finito in un vortice di pessimi incontri e mancata assistenza. Deve tornare a casa, abita a Piedigrotta, sa che prendendo la metropolitana a piazza Amedeo e scendendo alla fermata successiva, quella di Mergellina, è arrivato. Aspetta sul binario direzione Pozzuoli. Non c’è nessuno. Sulla banchina opposta c’è un branco che schiamazza e cerca di incendiare delle carte. Poi i ragazzini notano l’estintore. Sfondano il vetro e lo impugnano, cominciano a svuotarlo della polvere su sedili e binari. Alessandro reagisce d’istinto: «Ho gridato loro di smettere. Di posare l’estintore. Ho urlato: ma che state facendo? Smettetela». Una provocazione per il branco. Il manipolo di piccoli delinquenti urla, insulta chi ha osato rimproverarli. Quindi attraversa i binari, afferra alcune pietre e raggiunge Alessandro con l’estintore. Lui evita le pietre, viene minacciato: «Io so’ pazz’ – grida uno del branco – E mo’ te spacc’a capa». Quindi i ragazzini gli puntano addosso la bocchetta dell’estintore, Alessandro viene investito in pieno dalla polvere, costretto suo malgrado a scappare perché non c’è nessuno cui chiedere aiuto. Eppure una volta all’esterno chiama il 113 perché sente che nessun treno è passato e dunque gli aggressori sono ancora all’interno della stazione. Ma al 113 non risponde nessuno. La chiamata va in coda perché le linee sono intasate, Alessandro chiede aiuto a un tassista fermo in piazza Amedeo perché contatti anche lui qualcuno. Poi riprova con il 113. «Hanno risposto ma poi hanno chiuso», racconta. Così, impotente e arrabbiato, si avvia a piedi verso il commissariato San Ferdinando per sporgere denuncia, ma scopre che dopo una certa ora i commissariati sono chiusi. Il piantone però chiama il113 e poco dopo una volante arriva al commissariato e riaccompagna Alessandro a casa. Inutile andare a piazza Amedeo. Gli aggressori erano stati visti dai tassisti uscire dalla stazione separarsi e allontanarsi a piedi. «La banda di teppisti è fuggita – racconta Alessandro – Io sono rientrato a casa coperto di polvere da estintore e, cosa più scandalosa, nella stazione di piazza Amedeo non vi sono telecamere. Se li avessi riconosciuti e si fosse arrivati a questi delinquenti li avrei denunciati per aggressione uno ad uno. Questa città non potrà mai avere un futuro», commenta avvilito. Intanto da Trenitalia fanno sapere di non essere stati informati di quanto avvenuto. In realtà il personale avrebbe dovuto sapere del danneggiamento e del furto dell’estintore che però non è stato comunicato. (La Repubblica)