Parigi. Hollande in ospedale da Théo, il giovane seviziato dai poliziotti. Appello del ragazzo: «Basta violenze»

8 febbraio 2017 | 18:09
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Parigi. Hollande in ospedale da Théo, il giovane seviziato dai poliziotti. Appello del ragazzo: «Basta violenze»

Parigi. Théo era uscito venerdì sera per andare a portare un paio di scarpe a un’amica della sorella e si è ritrovato ieri a stringere la mano su un letto d’ospedale a François Hollande. Fuori, il suo quartiere, la Rose-des-vents, un nome romantico per un agglomerato di case popolari, 3.000 alloggi costruiti negli anni ’60 […]

Parigi. Théo era uscito venerdì sera per andare a portare un paio di scarpe a un’amica della sorella e si è ritrovato ieri a stringere la mano su un letto d’ospedale a François Hollande. Fuori, il suo quartiere, la Rose-des-vents, un nome romantico per un agglomerato di case popolari, 3.000 alloggi costruiti negli anni ’60 nella banlieue nord-ovest di Parigi, brucia da giovedì sera. Da quando Théo, nato e cresciuto alla Rose-des-vents, si è fermato a salutare un gruppo di amici davanti al centro culturale Nouvelle Cap. È a quel punto che è arrivata una pattuglia, i poliziotti hanno chiesto i documenti, qualcuno ha alzato la voce, Théo si è ritrovato davanti a un muro, è riuscito a spostarsi di qualche metro, dove sapeva che c’è una delle tante videocamere di sorveglianza piazzate dalla polizia municipale per riprendere le aggressioni dei «caïd» della zona. Invece stavolta le telecamere hanno ripreso Théo con i pantaloni calati, le botte dei poliziotti, un agente che colpisce col manganello. Le immagini sono scure, ma il manganello non è di taglio, Théo viene sodomizzato: lo confermerà la visita in ospedale. Poi gli spruzzano gas lacrimogeno in faccia, lo buttano dentro l’auto. Quando arriva in commissariato perde sangue, non riesce a sedersi, un agente lo prende in consegna, lo porta in ospedale. «Quel poliziotto mi ha salvato», ripete ora Théo, 22 anni, 1 metro e 93, un ragazzone conosciuto da tutti nel quartiere. I poliziotti implicati in questa brutta vicenda sono stati tutti sospesi. Sono accusati di aggressione, uno di loro di violenza sessuale. Ma Théo non vuole la guerra. E ieri, dal suo letto d’ospedale, ha lanciato un appello, dicendo che vuole «ritrovare il quartiere come l’ha lasciato», non segnato da altre violenze. Il ragazzo ha ringraziato il presidente Hollande: «Grazie per essere venuto». Ma non tutti a Aulnay-sous-Bois sono pronti a ringraziare. O a mettere una pietra sopra il referto medico: «Piaga longitudinale del canale anale e taglio del muscolo sfintere». O a dimenticare le parole che gridavano i poliziotti a Théo mentre era immobilizzato e in ginocchio: «Negro, puttana». E gli sputi. Le proteste erano esplose appena si era venuti a conoscenza dell’accaduto. Sabato c’è stata una marcia delle mamme: basta violenze della polizia, hanno chiesto. Di notte sono stati i figli a scendere per strada: auto e cassonetti bruciati, vetrine in frantumi, in 26 già sono stati fermati. La famiglia di Théo (è l’ultimo di otto fratelli e sorelle) continua a lanciare appelli alla calma. Eleonore, Mickael, Aurélie lo hanno detto tutti: «Basta, niente violenze, non faremmo che confermare quello che già pensano di noi, cioè che la Rose-des-Vents è il quartiere della violenza». Hollande, emozionato, è restato mezz’ora all’ospedale di Aulnay con la famiglia di Théo, ha reso omaggio alla «dignità e responsabilità» che sono state dimostrate. Il presidente francese ha ricordato che «la giustizia sta lavorando, che bisogna darle fiducia, che l’inchiesta andrà fino in fondo e ha già cominciato a prendere le prime decisioni». Ma le rivolte delle banlieue francesi sono a rischio alto di contagio. Nel 2005 bruciarono per dieci giorni, in tutto il paese, dopo la morte di due ragazzi inseguiti dalla polizia a Clichy-sous-Bois, qualche chilometro più a sud di Aulnay: stato d’emergenza, coprifuoco, 6 morti, 56 feriti. In piena campagna per le presidenziali potrebbe essere una scintilla pericolosa. Ieri anche Marine Le Pen è andata nel quartiere, ma non in ospedale, bensì nei diversi commissariati, a«sostenere le forze dell’ordine». «Li difendo fino a prova contraria della giustizia», ha detto la candidata del Fronte nazionale. (Francesca Pierantozzi – Il Mattino)