Patto Italia-Libia: stop all’arrivo di profughi. Gentiloni e Al-Serraj firmano l’intesa: danaro in cambio di un filtro per fermare gli scafi
La paura del contagio trumpiano, i timori che i partiti populisti alle prossime elezioni facciano il pieno di voti cavalcando la questione-migranti, fa scattare un mezzo miracolo. Dopo anni di balbettii, oggi a Malta il Consiglio europeo straordinario sancirà un accordo per bloccare la “rotta del Mediterraneo”. Quella che ha provocato la morte in mare […]
La paura del contagio trumpiano, i timori che i partiti populisti alle prossime elezioni facciano il pieno di voti cavalcando la questione-migranti, fa scattare un mezzo miracolo. Dopo anni di balbettii, oggi a Malta il Consiglio europeo straordinario sancirà un accordo per bloccare la “rotta del Mediterraneo”. Quella che ha provocato la morte in mare di 13.000 persone. Quella che ha scaricato sulle coste italiane solo lo scorso anno 181.000 profughi. «Una svolta» l’ha definita il premier Paolo Gentiloni al termine dell’incontro a palazzo Chigi con Fayezal-Serraj. «L’inizio di un nuovo orizzonte», ha celebrato il leader libico. Gli sherpa lavoravano da giorni, sotto la regia del presidente di turno dell’Unione il maltese Joseph Muscat, all’accordo. Ma ieri, alla vigilia del summit, c’è stata una forte accelerazione. Al-Serraj di buon mattino a Bruxelles ha visto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Poi ha incontrato il capo della commissione Jean-Claude Juncker e l’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini. Che si fosse alla svolta l’ha chiarito Tusk: «Il flusso di migranti dalla Libia è insostenibile per l’Europa. Abbiamo già chiuso la rotta balcanica dal Medio oriente, ora è tempo di chiudere anche quella dalla Libia verso l’Italia. Il piano è alla nostra portata, Merkel e Hollande sono d’accordo con Gentiloni». Lo schema d’intervento è più o meno simile a quello adottato con la Turchia quando, lo scorso anno, fu interrotta (appunto) la “rotta balcanica” grazie a un’intesa a suon di miliardi con il governo di Ankara: euro in cambio di un filtro alle frontiere per impedire una nuova invasione della Germania e dei Paesi del Nord e dell’Est Europa da parte dei profughi siriani, afghani e pachistani. Per la Libia, però, ancora non è chiaro l’importo dei fondi. Non a caso al-Serraj, lasciando Bruxelles, si è lamentato: «I soldi sono pochini». E Gentiloni a sera, dopo aver incontrato il premier libico insieme ai ministri Angelino Alfano (Esteri) e Marco Minniti (Interni), ha avvertito: «Oggi abbiamo firmato un memorandum d’intesa con la Libia per il contrasto all’immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani. Ma questo è solo un primo passo, per dare forza e gambe al piano serve l’impegno economico dell’intera Unione europea. L’Italia ha già dato il suo…». Questione dei fondi a parte, l’intesa italo-libica che sarà presa come base e come modello per l’accordo allargato all’Unione europea, prevede la fornitura a Tripoli di navi per intercettare i barconi degli scafisti. E il potenziamento (tramite l’addestramento e il finanziamento) della guardia costiera e della guardia di frontiera. Obiettivo: bloccare le partenze dalle coste e alzare un argine al confine a Sud, principalmente quello con il Niger. In più Roma si impegna ad «adeguare» e «finanziare» i centri di accoglienza dei migranti in territorio libico, garantendo assistenza medica ai profughi. E offre aiuti allo sviluppo alle zone colpite dai flussi migratori, finanziando infrastrutture, sanità, trasporti, insegnamento. È stata esclusa, invece, la possibilità che le navi italiane e degli altri Paesi europei entrino nelle acque territoriali libiche per bloccare gli scafisti. (Alberto Gentili – Il Mattino)