Non si tratta dei dati Svimez, né quelli Istat. Il primo focus del ministero dell’Istruzione sull’alternanza scuola-lavoro fotografa altresì la crisi in cui versano la Campania e il Mezzogiorno e il gap mai ridotto con il Nord. Principalmente dal punto di vista economico e della vitalità delle aziende. Tant’è che in testa alla classifica si […]
Non si tratta dei dati Svimez, né quelli Istat. Il primo focus del ministero dell’Istruzione sull’alternanza scuola-lavoro fotografa altresì la crisi in cui versano la Campania e il Mezzogiorno e il gap mai ridotto con il Nord. Principalmente dal punto di vista economico e della vitalità delle aziende. Tant’è che in testa alla classifica si attesta la Lombardia e non va male la Puglia, per quanto riguarda il Sud. In che modo? Da un anno è obbligatorio il percorso di alternanza scuola-lavoro per gli studenti del terzo anno degli istituti superiori (da settembre anche quelli del quarto, resta un’opzione per chi frequenta il quinto). La platea nazionale è di 652.641 alunni, pari al 45,8 per cento del totale dei ragazzi che frequentano il terzo anno di scuole statali e paritarie. In Campania sono 66.411 ma la media di coloro che frequentano è del 37,1 per cento. Il totale dei percorsi di formazione on the job attivati a partire dal terzo anno di corso sono stati 29.437. Le regioni in cui sono stati realizzati in maggior numero sono la Lombardia, il Piemonte ed il Lazio, mentre Molise e Basilicata registrano valori più bassi. La Campania si attesta sui 2114. Dov’è che casca l’asino? La tabella che immortala la difficoltà di mettersi al pari con l’Europa, di creare una sinergia forte tra la scuola e il mondo del lavoro, che vuol dire esperienza pratica ma anche educativa, è quella che riguarda la distribuzione regionale delle strutture ospitanti. Un confronto su tutti in Lombardia ben 33985 soggetti (imprese, professionisti, le scuole stesse o enti pubblici) hanno accolto studenti per fare esperienza. In Campania soltanto 3643, di cui 2243 imprese, 173 professionisti, 420 altro, 94 scuola, 145 enti no profit, 216 pubblica amministrazione, 175 enti pubblici o privati profit, 29 associazioni di volontariato. Ovviamente per l’anno in corso sono previsti sostanziali miglioramenti di quella che il sottosegretario Gabriele Toccafondi ha definito, sul Sole24Ore, «contaminazione». E le best practice in Italia ci sono eccome e non solo al Nord. Dicevamo la Puglia, perché è la regione meridionale più dinamica dal punto di vista economico e i risultati si vedono: a Bari il pastificio Granoro collabora con le scuole superiori ma anche con le università. «Ultimamente stiamo attivando percorsi con enti pubblici — spiega Luisa Franzese, direttore scolastico regionale — perché dobbiamo tenere conto delle risorse del territorio. Se la Campania non è connotata dalla presenza di grandi aziende è difficile stare ai primi posti delle classifiche. Non a caso ho siglato un protocollo con la Lombardia sull’alternanza scuola lavoro, con l’Assolombarda e Confindustria: c’è già stato uno scambio tra le due regioni». E prosegue: «Non mi stupisce che vada meglio la Puglia che ha una vivacità imprenditoriale e non da oggi. In Campania, come in Calabria, dobbiamo rapportarci con quello che abbiamo. Le scuole stanno cercando agganci dappertutto, ma se le aziende sono poche e soprattutto piccole non si può pretendere che ospitino tanti ragazzi». (Corriere del Mezzogiorno)