Pontecagnano. Interrogata la madre della dodicenne: «Non faccio prostituire la mia bambina. I soldi erano regali»

3 febbraio 2017 | 16:46
Share0
Pontecagnano. Interrogata la madre della dodicenne: «Non faccio prostituire la mia bambina. I soldi erano regali»

«Non faccio prostituire la mia bambina». Si è difesa strenuamente la mamma di Pontecagnano indagata di prostituzione minorile. La trentunenne, difesa dall’avvocato Antonio Malzone, ha scelto di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari, Stefano Berni Canani. E ha ripetuto quanto detto nell’immediatezza dell’arresto: «Avete frainteso tutto». L’interrogatorio di garanzia si è tenuto […]

«Non faccio prostituire la mia bambina». Si è difesa strenuamente la mamma di Pontecagnano indagata di prostituzione minorile. La trentunenne, difesa dall’avvocato Antonio Malzone, ha scelto di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari, Stefano Berni Canani. E ha ripetuto quanto detto nell’immediatezza dell’arresto: «Avete frainteso tutto». L’interrogatorio di garanzia si è tenuto nel carcere di Avellino, dove la donna si trova reclusa, con lei c’è l’altra figlia di pochi mesi. Siamo nel pieno delle indagini, il sostituto procuratore Elena Guarino, che è intervenuta in modo tempestivo per la sicurezza della dodicenne, presunta vittima degli atti sessuali, vuole andare a fondo per capire i rapporti tra l’arrestata e l’ottantaduenne di Pontecagnano indagato di pedofilia, che avrebbe pagato somme di denaro variabili tra i 5 e i 20 euro per avere – secondo l’accusa – incontri sessuali con la ragazzina, affidata ora a una casa famiglia situata fuori regione. «Mi conosce da bambina, quei soldi erano aiuti per piccoli acquisti», ha detto al giudice riferendosi all’anziano la trentunenne, che risponde anche del delitto di non avere impedito ad altri il compimento di atti sessuali con la figlia minorenne. La donna ha ribadito con forza che sua figlia non avrebbe mai avuto rapporti sessuali con l’ottantaduenne. Si aspetta che le possa essere applicata una misura cautelare meno afflittiva. Anche per l’altra figlia che sta con lei nella casa circondariale di Irpina, dotata di un asilo nido per ospitare le detenute con prole. Dalle indagini esce un brutto profilo di questa donna che esercitava una pressione telefonica asfissiante sul vecchietto, che era diventato il suo personale bancomat, da usare al suo fabbisogno: insisteva per organizzare quegli incontri nel cortile dello stabile dell’uomo, prestazioni dalle quali ricavava quei pochi spiccioli. Gli telefonava anche quando si trovava nei pressi della sua abitazione e sempre per quel bisogno smodato di denaro. «Venite dai, vediamo quello che si può fare», diceva l’anziano al telefono quando accettava una delle proposte. Oppure, in un’altra telefonata, rispondeva così: «Portala e vediamo che si può fare». (Massimiliano Lanzotto – La Città di Salerno)