Tagliati tre ettari di pineta nel Parco del Cilento. Intera collina sventrata dalle ruspe, denunciata imprenditrice napoletana

3 febbraio 2017 | 19:33
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Tagliati tre ettari di pineta nel Parco del Cilento. Intera collina sventrata dalle ruspe, denunciata imprenditrice napoletana

Tre ettari e mezzo di pineta e macchia mediterranea distrutti. In uno dei posti più belli del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. In località Sant’Iconio, un fazzoletto di terra affacciato sul mare di Marina di Camerota e di Capo Palinuro. Sono stati i carabinieri del posto, diretti dal luogotenente Massimo Di […]

Tre ettari e mezzo di pineta e macchia mediterranea distrutti. In uno dei posti più belli del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. In località Sant’Iconio, un fazzoletto di terra affacciato sul mare di Marina di Camerota e di Capo Palinuro. Sono stati i carabinieri del posto, diretti dal luogotenente Massimo Di Franco, a intervenire e a bloccare uno degli scempi più gravi avvenuti nell’area Parco dal giorno della sua istituzione. Uno spettacolo desolante in un’area riconosciuta anche Sito di interesse comunitario, visitata ogni anno, durante il periodo estivo, da centinaia di escursionisti provenienti da ogni parte d’Italia. Un’intera collina sventrata dalle ruspe, ora sottoposta a sequestro, a pochi passi dai ruderi del monastero basiliano di Sant’Iconio. Gran parte dell’area devastata è proprietà privata, la restante è suolo demaniale gravato da usi civici. Nei guai è finita la proprietaria del terreno, un’imprenditrice di 47 anni, originaria di Napoli ma residente a Milano. I carabinieri, coordinati a livello territoriale dal capitano Michele Zitiello, l’hanno denunciata a piede libero all’autorità giudiziaria per deturpamento di bellezze naturali, per distruzione di habitat all’interno di un sito protetto e per invasione di terreni demaniali. Dalle indagini degli investigatori è emersa la totale assenza di qualsivoglia autorizzazione, sia del Parco del Cilento che della Soprintendenza. L’unico atto in loro possesso è quello riguardante lo svincolo idrogeologico che è stato rilasciato dalla Comunità Montana, «che però – spiegano gli investigatori – non giustifica minimamente il disastro che è stato effettuato nella zona». Centinaia infatti gli alberi abbattuti, quasi tutti pino d’Aleppo che una volta rappresentavano un rifugio inviolabile per circa 120 specie di volatili tra migratori e stanziali. Un terribile danno ambientale che viene stimato in oltre cento milioni di euro. «Una ferita profonda – ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Paolo Itri – e che difficilmente sarà sanabile. I carabinieri hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Le indagini comunque – ha concluso – continueranno per accertare con esattezza le finalità dell’intervento a Sant’Iconio. Non abbasseremo la guardia in tutta la zona». (Vincenzo Rubano – La Città di Salerno)