Terra dei fuochi, strage di bimbi; otto morti di cancro in 20 giorni. Sit-in di mamme in Prefettura

7 febbraio 2017 | 17:08
Share0
Terra dei fuochi, strage di bimbi; otto morti di cancro in 20 giorni. Sit-in di mamme in Prefettura

Il più piccolo si chiamava Davide e quando se ne è andato aveva sette mesi. Ad ammazzarlo, per i sanitari che l’hanno curato, è stato un rarissimo tumore all’addome. Ma quelli che gli hanno voluto bene sono convinti che ad avvelenarlo siano stati i rifiuti interrati in quel pezzo maledetto di Campania che noi chiamiamo […]

Il più piccolo si chiamava Davide e quando se ne è andato aveva sette mesi. Ad ammazzarlo, per i sanitari che l’hanno curato, è stato un rarissimo tumore all’addome. Ma quelli che gli hanno voluto bene sono convinti che ad avvelenarlo siano stati i rifiuti interrati in quel pezzo maledetto di Campania che noi chiamiamo terra dei fuochi. Davide ha vissuto il suo pezzetto di vita ad Acerra dove abitava Mariana, una bellissima bambina che dalle foto sorride vestita da Minny. È morta il 23 gennaio: aveva sette anni e per quattro anni era stata una guerriera infaticabile contro il male che voleva portarla via, un tumore che dai polmoni era arrivato al cervello. Lo stesso che qualche giorno prima, il 12 gennaio, aveva spazzato via la vita di Giuseppe, 11 anni, di Sant’Antonio Abate: anche lui prima di arrendersi aveva combattuto eroicamente per tre anni. Francesco, anche lui 11 anni di Casalnuovo, ha ceduto il giorno dopo. E poi ci sono Tonia di Melito, Sara di Miano, e un altro Francesco, un po’ più grande dell’altro, aveva 18 anni, di Caserta. Bambini che hanno vissuto, hanno sofferto, sono morti: non sono solo un numero, anche se noi impariamo a conoscerli solo perché ieri un gruppo di genitori furiosi ha deciso di protestare davanti alla prefettura di Napoli, dove si discuteva della bonifica di Bagnoli. «Otto bambini morti in venti giorni», era scritto su uno striscione. Non sono venti giorni, ne contiamo qualcuno in più. Ma quel numero, otto, rappresenta comunque un’enormità, soprattutto se si considera che l’elenco delle vittime è stato compilato da Fabio e Stefania, i genitori di Ginevra, una delle tante bambine ora in cura al Pausilipon. «Mia figlia, quattro anni, ha un tumore al cervello e quindi ha dovuto affrontare la chemio – racconta Fabio Mazzei – Quando varchi la porta di quel corridoio dove soffrono tante creature entri in un mondo a parte e ti accorgi che non sei il solo papà distrutto. No, purtroppo come te ce ne sono tanti altri. E allora cominci a chiederti il perché: come è possibile che il cancro attacchi tante giovanissime vite?». Una prima risposta i papà e le mamme l’hanno trovata nei dati diffusi gli scorsi anno dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Nello studio «Sentieri» nel 2016 si sottolinea un «eccesso» di tumori tra i bambini nella terra dei fuochi già all’età di un anno. Il Rapporto riguarda 32 Comuni della Provincia di Napoli e 23 della Provincia di Caserta e conferma come in queste si muore di più, si registrano più ricoveri e ci si ammala molto di più di tumore. E l’allarme riguarda in primo luogo proprio i bambini. E non solo: l’Iss rileva pure «un’elevata prevalenza alla nascita di malformazioni congenite in aree caratterizzate anche dalla presenza di siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi». Rifiuti ma non solo. Un altro aspetto importante, rileva l’Istituto, è la deprivazione socioeconomica: i bambini che vivono in zone povere che risultano i più vulnerabili. I ricercatori sottolineano però che i risultati del piano di sorveglianza epidemiologica hanno evidenziato un «carico di patologie, nell’area in esame, per il quale le esposizioni a emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustione illegale dei rifiuti possono avere svolto un ruolo causale o concausale». Il professor Giovanni Zanotti è il direttore del reparto d’oncologia pediatrica del Pausilipon, ha curato, e a volte ha visto morire molti, troppi, bambini: «I nostri dati non ci permettono di fornire analisi precise – spiega – ma ormai da diversi mesi a livello regionale si lavora al registro dei tumori e a breve sarà possibile analizzare i primi dati utili. Non solo. La mia divisione fa parte dell’Associazione italiana di oncoematologia pediatrica in cui si raccolgono i dati da tutta Italia: per ora gli studi sono ancora aperti, anche perché bisogna tenere conto delle migrazioni dei pazienti. Empiricamente posso dire che i bambini che arrivano da noi sono aggrediti oggi da tumori più difficili da curare rispetto al passato». Qualcosa, sottolinea Zanotti, è possibile farla subito: sensibilizzare i medici di base perché inviino i bambini nei centri specializzati all’insorgere dei primi segnali di allarme. Il tempo, appunto. I genitori non possono certo aspettare che gli esperti completino studi e statistiche: le bonifiche, è certo, vanno fatte. E subito. Perché una cosa è certa: i rifiuti interrati non possono fare bene alla salute. «Da troppo tempo si parla di bonifiche senza mettere in cantiere interventi concreti tanto da meritarci la multa dell’Ue – sottolinea Fabio – noi non siamo più disposti a tacere: lo dobbiamo ai nostri figli». (Daniela De Crescenzo – Il Mattino)