Una settimana alla prima supersfida del Napoli contro il Real. Già scelto l’attacco: Callejon, Mertens e Insigne
Callejon-Mertens-Insigne. 37 gol dall’inizio della stagione, con esecuzioni spesso impeccabili. Passaggi di prima, tocchi di velluto, il pallone in rete spesso al termine di sinfonie trionfali. Musica per palati fini, che quelli del Real hanno apprezzato e che ora temono. «Non mi sono mai divertito così», confessò Dries Mertens alla fine dellagara col Cagliari, con […]
Callejon-Mertens-Insigne. 37 gol dall’inizio della stagione, con esecuzioni spesso impeccabili. Passaggi di prima, tocchi di velluto, il pallone in rete spesso al termine di sinfonie trionfali. Musica per palati fini, che quelli del Real hanno apprezzato e che ora temono. «Non mi sono mai divertito così», confessò Dries Mertens alla fine dellagara col Cagliari, con i capelli bagnati e gli occhi da bambino appena uscito da Disneyland. Contro Carvajal, Varane, Ramos e Marcelo per i tre Tenori in miniatura non sarà come giocare contro i difensori della serie A, con il rispetto dovuto. Ma la loro imprevedibilità, la loro velocità, potrebbero davvero essere l’arma in più. Più del 50 per cento dei gol del Napoli passa per i loro piedi: in totale la squadra azzurra ha segnato 70 gol nelle 31 partite ufficiali giocate fino ad adesso. E un gol dei tre Tenori è quasi una certezza: da agosto in poi, solo in 6 gare nessuno del terzetto è andato a segno. Ovvero nelle due con la Dinamo Kiev, con il Chievo, la Roma, la Lazio e la Sampdoria. Senza dimenticare gli assist: ben 29 divisi tra i tre attaccanti. I loro acuti sono attesi anche a Madrid, anche se il santuario del Bernabeu è stato la culla di Callejon ma gli altri due non vi hanno mai messo piede. Dopo il ko di Milik, ma anche con il polacco disponibile, il Napoli ha cambiato spesso volto, ma mai schema là davanti. Che il tridente si disponga col falso nueve o con la torre, lo spirito della squadra non muta. La mediana, già educata a sostenere e a rifornire il luna-park offensivo, continua a farlo alla stessa maniera. Al di là dei nomi in campo. E i risultati sono garantiti. Josè da avversario ha giocato solo una volta al Bernabeu: il 21 settembre del 2010, quando era ancora all’Espanyol. Finì malissimo: 3-0 per i blancos. Il 4-3-3 di Sarri a Madrid ruoterà tutto su questo tridente leggero, con Milik e Pavoletti che dovranno ancora attendere. Si va avanti così contro il Real, non ci sono dubbi. Per quanto raffinata, d’altronde, la tattica non supererà mai la saggezza dei bambini che per formare le squadre al parco scelgono i più bravi in quel momento. Il modulo del Napoli contro il nobile Real di Ronaldo, nato per attaccare, in un santuario che intimidisce, dovrà dimostrare quello che non ha mai dimostrato fino ad adesso: di avere una buona tenuta difensiva. La cometa di Sarri, fin dalla prima ora, è stata sempre il calcio di qualità: recupero aggressivo, palleggio, possesso, gioco d’attacco. E il porto d’approdo è sempre il 4-3-3 che così tante gioie sta dando a Sarri. Ora deve dare solidità alla difesa. Ma a Madrid anche il tecnico ha un sogno: vuole smarcarsi dalla tradizione del nostro calcio. E allora punterà a mostrare il suo gioco propositivo e non più il classico gioco all’italiana, resistenza e ripartenza. Dopo la Champions sarà poi il momento di sedersi a un tavolo per discutere dei rinnovi di Insigne e Mertens. Non è un mistero che Dries e il Napoli si siano già da tempo detti di sì, trovando un accordo sull’ingaggio (poco più di 2 milioni di euro) e anche sulla durata del contratto (fino al 2020). Restano i dettagli, che lo studio legale belga che cura gli interessi di Mertens (nello studio c’è anche uno dei fratelli di Dries) sta analizzando punto su punto. L’ultimo inghippo pare essere legato alla clausola rescissoria: lo staff di Mertens ne vorrebbe una valida per l’estero, ma piuttosto accessibile (15 milioni di euro). Un modo per tenere aperto una porta a una eventuale super richiesta. Il Napoli potrebbe anche essere d’accordo sull’inserimento della clausola, ma la vorrebbe molto più alta (almeno il doppio). La questione, pare, sia tutta qui. (Pino Taormina – Il Mattino)