Vescovi del Sud in summit. Edifici sacri ai giovani, spazio a iniziative sociali video
Articolo aggiornato mercoledì 9 febbraio a conclusione dei lavori. La Chiesa si interroga sul futuro dei giovani e lancia le sue proposte per favorire nuove opportunità lavorative. «Non si tratta di soluzioni che risolveranno il problema – si affrettano a precisare dalla diocesi di Napoli – ma di buone pratiche, ovvero di percorsi, come dice […]
Articolo aggiornato mercoledì 9 febbraio a conclusione dei lavori.
La Chiesa si interroga sul futuro dei giovani e lancia le sue proposte per favorire nuove opportunità lavorative. «Non si tratta di soluzioni che risolveranno il problema – si affrettano a precisare dalla diocesi di Napoli – ma di buone pratiche, ovvero di percorsi, come dice Papa Francesco, dai quali è possibile innescare nuove politiche del lavoro». Il cardinale Crescenzio Sepe ha inaugurato stamattina alla Stazione Marittima la due giorni intitolata «Chiesa e lavoro – Quale futuro per i giovani nel Sud?». Un’iniziativa alla quale parteciperanno i vertici della Conferenza episcopale italiana, a partire dal cardinale Bagnasco, presidente della stessa Cei, e dal segretario generale Galantino. Prevista anche una folta delegazione di vescovi del Mezzogiorno. «Ci saranno anche i presidenti delle conferenze episcopali delle sei regioni del Sud. Abbiamo deciso di includere anche la Sardegna che appartiene al sud dal punto di vista sociale, non geografico», fanno sapere dalla Curia. Un messaggio di Papa Francesco arriverà nel corso della manifestazione. Anche il presidente della Repubblica Mattarella ed il premier Gentiloni faranno pervenire i loro messaggi. Mentre alla Stazione Marittima interverranno oggi e domani anche i vertici delle istituzioni locali, dal sindaco de Magistris al governatore De Luca. E, in rappresentanza del governo nazionale, parteciperà domani alla manifestazione il ministro De Vincenti. È proprio nel segno di Papa Francesco la due giorni. «Abbiamo creato una cultura – ha dichiarato Bergoglio nell’omelia di fine 2016 – che da una parte idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna ma, paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio reale di inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati dalla vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani. Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano loro di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società». Le parole di Francesco spingono dunque la Chiesa ad interrogarsi sul destino dei giovani, soprattutto a Napoli e nel resto del Mezzogiorno. «Se vogliamo puntare a un futuro che sia degno di loro, potremo raggiungerlo – si conclude l’omelia di Bergoglio – solo scommettendo su una vera inclusione: quella che dà il lavoro dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale». Ma, dinanzi ad una realtà di progressiva emarginazione dei giovani dalla vita pubblica, quale può essere la risposta delle gerarchie ecclesiastiche? «La pars costruens da parte della Chiesa – spiega l’economista Leonardo Becchetti, ordinario di Economia all’università di Tor Vergata, che farà da relatore nella giornata conclusiva – è quella di selezionare e mettere in evidenza le buone pratiche. Mi riferisco a tante esperienze di cui si parlerà anche nella due giorni. Anche a Napoli ce ne sono tante. Penso ad esempio alla cooperativa di Padre Loffredo che gestisce le catacombe. Oppure alla filiera dei prodotti agroalimentari legati al tema della legalità. Puntiamo a raccontare quelle imprese e quei sistemi formativi che stanno facendo le cose migliori dal punto di vista dell’occupazione. In queste buone pratiche ci sono soluzioni che possono essere replicabili. È importante studiare queste realtà perché nel micro ci sono soluzioni importanti che funzionano anche al di là della speranza di grandi cambiamenti macroeconomici. Questo in un momento di grave crisi dell’occupazione giovanile». L’affidamento di edifici sacri a cooperative di giovani affinché li utilizzino per iniziative culturali o sociali è una delle soluzioni proposte. «La Chiesa ci mette qualcosa, come un luogo sacro o una chiesa stessa, e così i giovani in realtà associative hanno la possibilità di creare lavoro», sintetizza Antonio Mattone, Direttore Ufficio per Pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Napoli. La questione del lavoro è intrecciata con quella del welfare. Lo stesso Mattone coordinerà il tavolo su «welfare e servizi alla persona», uno dei cinque in programma durante la prima giornata. «Dobbiamo puntare a proporre alle istituzioni modelli nuovi – prosegue Mattone – che possano essere assunti anche dagli enti locali, a partire dalle cooperative di servizi che sfruttino le economie di scala. Ci sono tante possibilità. Ad esempio una cooperativa che offre pasti a domicilio agli anziani. In questo modo si aiuterebbero i poveri con costi più contenuti di quelli praticati dalle istituzioni locali». La chiave, secondo gli economisti di matrice cattolica, è sempre il vecchio “genius loci”. «Dobbiamo creare – afferma Becchetti – una specializzazione forte nelle cose che sappiamo fare meglio di altri, dall’agroalimentare al territorio al paesaggio». (Valerio Iuliano – Il Mattino)