Video hot, sbloccato l’iPhone di Tiziana Cantone. Si fa luce sul suicidio
I carabinieri sono stati precisi: hanno «scavato» in maniera chirurgica perché già sapevano che in quell’iPhone 5 ci sarebbe stata la verità. L’hanno trovata intatta, tra i messaggi vocali di Tiziana Cantone registrati prima che si lasciasse morire impiccata all’attrezzo da ginnastica della tavernetta. E per aprire il cellulare di Tiziana Cantone è stato usato […]
I carabinieri sono stati precisi: hanno «scavato» in maniera chirurgica perché già sapevano che in quell’iPhone 5 ci sarebbe stata la verità. L’hanno trovata intatta, tra i messaggi vocali di Tiziana Cantone registrati prima che si lasciasse morire impiccata all’attrezzo da ginnastica della tavernetta. E per aprire il cellulare di Tiziana Cantone è stato usato un trucco informatico identico a quello utilizzato dall’Fbi per accedere allo smartphone del killer di San Bernardino. Niente spedizioni di telefoni oltre Oceano, niente richieste di aiuto alla Apple. Solo tecnica e algoritmi. Si compone così l’ultimo anello della catena di un’indagine per istigazione al suicidio di Tiziana, aperta in Procura a Napoli nord e che non vede ancora nessun indagato, ma punta dritto verso la definizione del ruolo dell’ex fidanzato, Sergio Di Palo. Una storia che corre sulla rete internet: prima con la condivisione dei filmati hot della bella trentunenne di Mugnano di Napoli – protagonista di giochi sessuali con alcuni uomini – finiti in pasto alla rete e su Youporn, poi con la negazione da parte di Whatsapp di fornire il brogliaccio dei messaggi agli avvocati di quattro ragazzi di Battipaglia accusati da Tiziana di aver diffuso i video con scene di sesso e, infine, con i segreti dell’inviolabile cellulare che lei aveva spento prima di suicidarsi. Sembrava una storia destinata all’archiviazione e, invece, i carabinieri della sesta sezione telematica del comando di Napoli, coordinati dal maggiore Alfonso Pannone, sono riusciti a riannodare i fili di una vicenda scioccante e hanno sbloccato l’iPhone con un attacco «brute force» senza attivare la funzione di sicurezza di iOS che avrebbe cancellato tutti i dati dopo dieci tentativi errati. Il quadro è chiuso. Sul cellulare della povera Tiziana sono comparse, agli occhi dei carabinieri e del perito Carmine Testa nominato dal pm Rossana Esposito, le telefonate fatte prima di morire, i messaggi con Sergio che si sarebbe rivolto a lei con una battuta triviale durante una lite e, infine, lo sfogo di Tiziana con un altro ex fidanzato, precedente alla storia con Sergio. Fino all’ultimo messaggio del 13 settembre che lascerebbe presagire il gesto per lei sublime che doveva cancellare tutto. E invece, il suicidio ha rivangato un passato che doveva passare, finendo sui giornali e nei talk show come esempio di «martirio» da interne. «L’ex ragazzo la costringeva a girare quei video», aveva tuonato la madre della ragazza. La procura di Napoli nord con a capo Francesco Greco ha, nelle sue mani, anche il materiale informatico depositato ai militari di Napoli dal bolognese Mirko Rivola, il mago dell’informatica che aveva eseguito il backup sul computer della bella Tiziana quando nel maggio del 2015, in compagnia di Sergio, lei si era rivolta a Rivola per cercare di «ripulire» il web dai filmati e da quella frase ossessiva pronunciata al suo partner durante un rapporto orale: «Stai facendo un video? Bravo!». Un tormentone diventando un meme e collegato, stando alla tesi dei carabinieri di Napoli, al business della compravendita di magliette e gadget in internet. Dunque, la morte di Tiziana sarebbe da ricondurre a una speculazione economica fatta e pensata sulla pelle della ragazza di Mugnano, già debole psicologicamente e in cura da uno specialista. Ma chi l’aveva manovrata? C’è una traccia. Tra le tante frasi intercettate dagli inquirenti ne emergerebbe una: «Non hai capito che per me sei solo un buco?». L’avrebbe utilizzata Sergio rivolgendosi a Tiziana, ma i riscontri sono ancora tutti da verificare. Ci sta pensando il sostituto procuratore Russo a interpretare i fatti, anche se per ora nel suo fascicolo aperto per istigazione al suicidio non ci sono ancora iscritti. A breve, invece, potrebbero esserci risvolti investigativi nella doppia inchiesta nelle mani del pm Alessandro Milita. Intanto, il gip Tommaso Perrella tra due mesi dovrà decidere se archiviare un’altra indagine per diffamazione aperta proprio su richiesta di Tiziana nel 2015, mentre i militari della sezione telematica di Napoli continuano a seguire le tracce lasciate dal «bug», tecnicamente il «baco» penetrato nel telefono cellulare di Tiziana con una combinazione di numeri, bypassando la Apple e i suoi sistemi operativi. (Marilù Musto – Il Mattino)