Capaccio Paestum. Smaltimento di liquami, allarme tra i coltivatori e gli allevatori
Capaccio Paestum. Smaltimento dei liquami prodotti dalle aziende zootecniche: un problema che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti e crea disagi notevoli per gli allevatori. E non manca chi, per risolvere il problema, viola le normative ambientali scaricando i reflui nel fiume Sele e in altri corsi d’acqua. Pochi giorni fa l’ultima segnalazione di un […]
Capaccio Paestum. Smaltimento dei liquami prodotti dalle aziende zootecniche: un problema che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti e crea disagi notevoli per gli allevatori. E non manca chi, per risolvere il problema, viola le normative ambientali scaricando i reflui nel fiume Sele e in altri corsi d’acqua. Pochi giorni fa l’ultima segnalazione di un pescatore che, all’improvviso, ha visto l’acqua del Sele diventare marrone e maleodorante a causa della presenza di liquami zootecnici. Materiali che contengono un’ elevata concentrazione di azoto e fosforo, inquinanti per l’ambiente. Nella città dei Templi vivono più bufale che residenti. A Gromola e Foce Sele insiste il 60% dei capi. Un segmento della filiera agro-alimentare rappresentato da 146 aziende zootecniche, che posseggono 24.738 capi, di cui 2.324 bovini (pari al 9,39% del totale) e 22.414 capi bufalini (pari al 90,615%). Il Comune di Capaccio Paestum, rispetto alle aziende e ai capi bufalini, ha una superficie disponibile, in termini di terreni da utilizzare per lo spandimento, non sufficiente. La legislazione europea (direttiva nitrati) fissa la quantità di liquami spandibile su terreno in 170 chili annui per ettaro. Quindi per spandere le circa 3.000 tonnellate di letame, prodotto ogni anno negli allevamenti occorrerebbero 17.000 ettari di terreno coltivabile. Mail comune capaccese possiede soltanto 5.169 ettari utili. Occorrono, dunque, dei provvedimenti urgenti. Il rischio è l’inevitabile riduzione dei capi bufalini con gravissime ricadute sull’economia locale. Il territorio è sede dell’importante filiera del latte di bufala che, in un processo lento ma costante, ha creato una delle migliori attrattive di qualità. A Capaccio e comuni limitrofi rientrano nel disciplinare di produzione Igp e Dop la ricotta e la mozzarella di bufala campana, e anche il caciocavallo Silano. «Rappresentiamo uno dei motori alla base dell’economia locale e ci aspettiamo che le istituzioni collaborino – affermano gli allevatori capaccesi – non abbiamo tutti questi terreni dove smaltire i liquami. Ci alziamo alle 5 di mattina, lavoriamo tutto il giorno e poi veniamo additati come inquinatori». (La Città di Salerno)