IZZO IL PRIMARIO DEL PASCALE INDAGATO NIPOTE DI DE LORENZO

8 marzo 2017 | 10:39
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IZZO IL PRIMARIO DEL PASCALE INDAGATO NIPOTE DI DE LORENZO

Determinazione, tenacia e grande ambizione anche a costo di agire talvolta in maniera un po’ troppo spregiudicata. Due matrimoni, casa extra lusso a Posillipo, vacanze nella villa di famiglia ad Anacapri, passione per lo sci, per i viaggi e per tutti i comfort intesi nel senso più ampio della parola. Lo descrivono così, Francesco Izzo, […]

Determinazione, tenacia e grande ambizione anche a costo di agire talvolta in maniera un po’ troppo spregiudicata. Due matrimoni, casa extra lusso a Posillipo, vacanze nella villa di famiglia ad Anacapri, passione per lo sci, per i viaggi e per tutti i comfort intesi nel senso più ampio della parola. Lo descrivono così, Francesco Izzo, classe 65, laurea a pieni voti e curriculum stellato, amici e colleghi di ospedale certamente sorpresi dall’accaduto, ma fino a un certo punto: «Che facesse qualcosa di poco chiaro lo sapevano tutti, – spiega un medico che chiede di rimanere nell’anonimato – ma che fosse arrivato a tanto proprio non lo avrei mai immaginato. Se è vero quello che ho sentito in queste ore, Francesco farà bene a non metterci più piede qui al Pascale». Prima ricercatore, poi chirurgo e rapidamente direttore del reparto di chirurgia oncologica addominale epatobiliare dell’Istituto tumori napoletano, Francesco Izzo, figlio della sorella dell’ex ministro della Sanità Franco De Lorenzo, di diventare medico lo aveva deciso fin da bambino quando con il nonno Ferruccio, ras della sanità in Campania negli anni Sessanta e potente presidente dell’Enpam, l’ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici, sfogliava i libri di anatomia. Una passione, la sua, che lo portò a laurearsi in medicina a tempo di record con il massimo dei voti accompagnati dalla lode e dal plauso generale. Da qui specializzazione, viaggi all’estero e soprattutto sperimentazione. Era il 2013 quando per la prima volta al Pascale un paziente venne operato al fegato da un robot senza l’aiuto delle mani di un chirurgo: ad organizzare l’intervento di asportazione di un tumore al fegato di circa due centimetri furono tre giovani medici napoletani tra cui il dottore Izzo. Non solo. Il suo nome compare anche alla guida di Seventeen, una startup anti-tumori che opera nel settore medtech dell’oncologia interventistica: nel 2014 la società riuscì ad aggiudicarsi finanziamenti per oltre quattro milioni di euro da destinare «allo sviluppo e alla validazione clinica» di un prodotto: «Inizia una nuova fase per Seventeen. – dichiarò in quella occasione Francesco Izzo a una rivista scientifica – servivano ulteriori risorse e competenze per portarlo sul mercato. Con questa operazione – spiegò meglio – sono molto fiducioso di aver aiutato la società a dotarsi degli strumenti necessari per il successo e poiché la metodologia che abbiamo messo a punto permette di intervenire su un gran numero di pazienti, a oggi non trattabili, mi auguro di vedere presto il prodotto in commercio». Dalla startup anti-tumori alle nuove tecniche di chemioterapia sperimentate dal primario che anche stavolta decise di provarci. Grazie all’avvio di un protocollo di studio Izzo iniziò a trattare i tumori localmente avanzati del pancreas che non potevano essere operati approfittando del fatto che il Pascale, centro di assoluta eccellenza, era stato tra i primi a utilizzare l’elettrochemioterapia nel melanoma, nel carcinoma della mammella e nei sarcomi. Da qui una buona considerazione da parte dei vertici della struttura sanitaria che – dicono nell’ambiente – lo avrebbe agevolato nell’organizzazione successiva di una serie attività sulle quali oggi si indaga. Nel mirino quelle due società che il primario avrebbe costituito insieme alla moglie e attraverso le quali avrebbe fatto da intermediario per il rifornimento di apparecchiature medicali che il Pascale acquistava per le cure antitumorali.

Maria Chiara Aulisio IL MATTINO.IT