Napoli. La Fontana del Gigante in via Partenope, opera del Bernini, mostra segni di cedimento ed è recintata
Napoli. Casca a pezzi la Fontana del Gigante di Pietro Bernini e da ieri una fragile barriera di plastica la circonda mentre un cartello avverte: «Pericolo caduta elementi marmorei». Per una città Patrimonio Unesco non è certamente un bello spettacolo eppure, purtroppo, è frequente. «Tutti troppo impegnati con le pubblicità di Monumentando – aveva protestato […]
Napoli. Casca a pezzi la Fontana del Gigante di Pietro Bernini e da ieri una fragile barriera di plastica la circonda mentre un cartello avverte: «Pericolo caduta elementi marmorei». Per una città Patrimonio Unesco non è certamente un bello spettacolo eppure, purtroppo, è frequente. «Tutti troppo impegnati con le pubblicità di Monumentando – aveva protestato ieri il comitato di Portosalvo con il presidente Antonio Pariante – per accorgersi che la fontana monumentale del Seicento aveva bisogno di manutenzione». E proprio la fontana del lungomare battuto da migliaia di turisti scrive un nuovo capitolo del bando Monumentando, essendo inclusa nella lista delle 27 opere che avrebbero dovuto essere ristrutturate in cambio della cessione della vendita pubblicitaria comunale. La Procura la settimana scorsa ha disposto accertamenti sulla qualità di alcuni interventi (Rotonda Diaz in particolare) e sul progetto per il Maschio Angioino, mandando i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico al Comune e alla Soprintendenza a raccogliere documenti. I restauri in cambio di pubblicità non sono mai stati soddisfacenti per tutti i vari appalti del genere che si sono susseguiti con le amministrazioni cittadine – è proprio il caso della chiesa di Santa Maria di Portosalvo sulla marina che dà il nome al comitato, coperta per anni da cartelloni ed ancora in stato disastroso – e lo stesso vale per la fontana napoletana dell’autore de “La Barcaccia”, papà di Lorenzo Bernini, e di Michelangelo Naccherino. La realizzarono su commissione del duca d’Alba don Alvarez di Toledo e trova pace (si fa per dire) in via Partenope solo dal 1906. Oggi animali marini, divinità fluviali e cariatidi che reggono cornucopie rischierebbero d’essere travolti dai fregi vicereali degli archi malmessi. E c’è da chiedersi, allora, se valga anche per la fontana barocca quanto detto da Mirella Barracco per l’arco angioino di Castel Nuovo e cioè che interventi di questa portata necessiterebbero, invece, di «un bando aperto ad esperti internazionali». «E’ l’ennesima grave situazione di degrado dell’ennesimo monumento – protesta ancora Pariante – la città comincia a perdere pezzi per incuria e abbandono e la cosa paradossale è che l’area della fontana risulterebbe affidata al Rotary dal Comune di Napoli». Lo riferisce una targa piantata nell’aiuola. Nel dicembre 2012 il Comune, servizio Gestione del verde, consegnò l’aiuola al Rotary Nord per tre anni, per «opere di irrigazione automatica e illuminazione» e la piantumazione di nuove essenze, ma il club si accingeva anche a chiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza per il restauro della fontana. «Ma la cosa più grave è che si tratta di uno degli interventi previsti da Monumentando» incalza Pariante. «Non si capisce qual è il percorso cronologico per molte delle 27 opere commissionate. Ed è paradossale, ancora, che intanto questi monumenti si stiano frantumando». Dal sito web di Monumentando si apprende che l’intervento per la Fontana del Gigante avrebbe dovuto essere operativo a settembre 2016 (https://monumentandonapoli.com/monumenti/) col permesso della soprintendenza valido già dal 2014 (a 2 anni dal bando). «Se il tempo evidentemente rappresenta un serio problema, allora la fontana dovrebbe avere priorità col rischio che possano staccarsi fregi e marmi, la Soprintendenza dovrebbe intervenire con un sopralluogo e attivare la procedura di intervento di somma urgenza, chiedendo risorse immediate per mettere in sicurezza la fontana pericolante». Quali sono gli altri monumenti che meriterebbero interventi urgenti? Il caso più recente è quello di San Giuseppe delle Scalze con la scalinata di Fanzago a pezzi, anche dietro una rete di sicurezza e una banalissima impalcatura per un cantiere mai attivato la chiesa resta pericolante. «Abbiamo parlato col Nucleo tutela patrimonio dei carabinieri a riguardo – dice ancora Pariante – si tratta di tutelare l’integrità della struttura ma soprattutto di ripristinare la sicurezza sulla strada. Ma non è finita qui. Come comitato stiamo preparando, in occasione delle giornate del Fai, un sintetico elenco di monumenti e luoghi a rischio per tante situazioni di disastro in stridente contraddizione con le giornate in cui celebriamo il patrimonio». In cima alla lista figurano già la chiesa di Santa Maria del Rimedio alla Cesarea oppure Sant’Agostino alla Zecca, che al di là delle impalcature pure resta pericolante, o Santa Maria a Piazza a Forcella che secondo il comitato rappresenta una situazione di pericolo reale, «da sei anni è stata dichiarata pericolante e rischia di crollare addosso ai passanti». Ma la lista è lunghissima. (Corriere del Mezzogiorno)