SALERNO – Alla ricerca della continuità e della risoluzione dei casi più spinosi. Compito duro ma non impossibile per Alberto Bollini, l’ottimizzatore, che intanto riprende da dove aveva iniziato e torna a far risultato col «suo» modulo. Rosina in panchina al Vigorito, fascia da capitano sul braccio di Tuia e risposte implicite dopo quanto accaduto nella […]
SALERNO – Alla ricerca della continuità e della risoluzione dei casi più spinosi. Compito duro ma non impossibile per Alberto Bollini, l’ottimizzatore, che intanto riprende da dove aveva iniziato e torna a far risultato col «suo» modulo.
Rosina in panchina al Vigorito, fascia da capitano sul braccio di Tuia e risposte implicite dopo quanto accaduto nella settimana precedente. C’è solo da interpretare, per chi vuole è «scelta tecnica». Il trainer dovrà decidere se recuperare l’ex barese per la gara col Brescia, limitando a uno il numero di turni di «riposo», oppure gettare nella mischia Sprocati per sostituire lo squalificato Improta (era diffidato, ammonito nel derby). O ancora sacrificare pure Zito – pimpante a Benevento – e tornare ai tre tenori col rilancio di Donnarumma. Tante ipotesi, una sola certezza: col 4-3-3 la squadra sembra esprimersi meglio. I numeri lo confermano: dall’arrivo del tecnico di Poggio Rusco, la Salernitana ha ottenuto quasi un punto e mezzo a partita quando è scesa in campo col 4-3-3 (o simili, 4-3-1-2), modulo che ha accompagnato tre delle quattro vittorie ottenute da Bollini. Di contro, la media scende a 0,8 nei match giocati con difesa a tre.
I casi spinosi, si diceva. Programmati i sorrisi per l’obiettivo del fotografo sulla pagina Facebook societaria, ora a Rosina tocca resettare… in campo. Sempre che Bollini gli dia il «permesso». C’è poi da gestire la delusione di Donnarumma che non riesce a ritagliarsi lo spazio voluto: nella sua esperienza granata Alfredino è stato inamovibile solo sotto la gestione Menichini. Torrente prima, Sannino e Bollini poi l’hanno sempre considerato «giocatore importante» in sala stampa, senza però puntarvi ciecamente: in 72 convocazioni ha collezionato 43 gare da titolare (di cui 24 finite anzitempo), 20 da subentrato e 9 panchine. Colpa di una programmazione tattica diversa dalle caratteristiche dell’attaccante, di idee differenti degli allenatori di turno? Magari anche un po’ colpa d’Alfredo. Che la società avrebbe potuto cedere in estate (cospicua l’offerta del Foggia) ma ha invece deciso di trattenere.
IL MATTINOSPORT