Salerno. Al via il riconoscimento ufficiale della Chiesa al “Gregge”, l’associazione dei seguaci della veggente Caterina

28 marzo 2017 | 16:23
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Salerno. Al via il riconoscimento ufficiale della Chiesa al “Gregge”, l’associazione dei seguaci della veggente Caterina

Salerno. L’arcivescovo Luigi Moretti ha rotto gli indugi e ha deciso di dare all’associazione “Opera del gregge del Bambin Gesù” il riconoscimento ufficiale della Chiesa. La decisione arriva ad un anno esatto dalla lettera indirizzata allo stesso Moretti con cui l’associazione era uscita allo scoperto chiedendo “d’iniziare un cammino di reciproca conoscenza con tutte le […]

Salerno. L’arcivescovo Luigi Moretti ha rotto gli indugi e ha deciso di dare all’associazione “Opera del gregge del Bambin Gesù” il riconoscimento ufficiale della Chiesa. La decisione arriva ad un anno esatto dalla lettera indirizzata allo stesso Moretti con cui l’associazione era uscita allo scoperto chiedendo “d’iniziare un cammino di reciproca conoscenza con tutte le componenti della Chiesa salernitana, condizione indispensabile perché il vescovo, illuminato dallo Spirito, possa far discernimento sulla nostra opera”. E di fare tutto il possibile per dare vita a “iniziative concrete da attuare per aprirci alla comunità diocesana, sapientemente concordate con nostro arcivescovo, avviando un franco e sereno scambio di idee e di esperienze al fine di superare le situazioni che in passato hanno creato incomprensioni e sofferenze di vario tipo”. L’appello, dunque, ha centrato il bersaglio in quanto la procedura di riconoscimento canonico è già in fase avanzata, tant’è che oggi l’alto prelato dovrebbe recarsi a Roma per perfezionare la “pratica”, poiché l’approvazione dello statuto di un’associazione di fedeli prevede delle fasi temporali, sia a livello diocesano che da parte della Santa Sede. E passa, secondo la prassi, per un tempo inizialmente “ad experimentum”, che permette sia alla comunità di poter verificare l’applicabilità degli statuti sia alla Chiesa ufficiale di aiutare la comunità a trovare i migliori strumenti giuridici per costituirsi e custodire fedelmente nel tempo il carisma ricevuto come “dono comune per l’utilità comune”. Insomma, almeno apparentemente il clima sembra essersi rasserenato dopo gli scontri che si sono consumati negli anni scorsi, che culminarono con la presa di posizione dell’arcivescovo Gerardo Pierro rispetto ai seguaci – laici e religiosi – della veggente Caterina Albano e dei suoi figli spirituali. Nel 2005, quando era alla guida della diocesi salernitana, monsignor Pierro impose ai sacerdoti che facevano parte dell’associazione di abbandonarla e di sostenere una dichiarazione d’obbedienza alla Curia. E che a quell’epoca lo scontro avesse raggiunto dei picchi inimmaginabili di tensione lo testimonia il contenuto della missiva che monsignor Pierro indirizzò alla segreteria vaticana, con la quale accusava il Gregge di svolgere “attività di proselitismo”, sostenendo addirittura che il gruppo avesse caratteristiche di “setta incompatibile con la vita e le esigenze spirituali e pastorali del presbiterio diocesano”. Da allora sono trascorsi 12 anni e le opinioni, a quanto pare, sono totalmente cambiate. Ma dalla quiete che sembra caratterizzare questo periodo storico c’è il serio rischio che si possa scatenare una tempesta perfetta. A livello diocesano, infatti, l’arcivescovo Moretti ha già effettuato i passaggi necessari, incontrando il collegio dei consultori e i vicari episcopali, e inviando la comunicazione ai vicari foranei. La scelta dell’arcivescovo, tuttavia, non ha trovato tutti d’accordo perché non è un segreto che all’interno della comunità salernitana ci siano alcuni sacerdoti che non vedono affatto di buon occhio il riconoscimento ai senso del Codice di diritto canonico. Al punto tale che già un anno fa si verificò una rivolta non troppo silenziosa e molti sacerdoti invitarono i loro colleghi a mostrare il pollice verso nei confronti della paventata ipotesi di riconoscimento del Gregge. Una presa di posizione che fu severamente criticata dall’arcivescovo che rispose per le rime definendo l’iniziativa dei parroci un diversivo per «creare confusione più che un contributo utile a costruire la comunione ecclesiale, che dovrebbe essere il vero interesse di tutti». (La Città di Salerno)