Salerno. Cinquantenne paralizzata e sulla sedia a rotelle per un errore in sala operatoria al Ruggi. Nuove indagini sui medici
Salerno. Da oltre un anno e mezzo vive su una sedia a rotelle, paralizzata da un’ischemia che forse poteva essere evitata e per la quale chiede giustizia. Ieri la 51enne L.P. un primo risultato l’ha ottenuto, con l’ordinanza con cui il giudice delle indagini preliminari Stefano Berni Canani ha respinto la richiesta di archiviazione nei […]
Salerno. Da oltre un anno e mezzo vive su una sedia a rotelle, paralizzata da un’ischemia che forse poteva essere evitata e per la quale chiede giustizia. Ieri la 51enne L.P. un primo risultato l’ha ottenuto, con l’ordinanza con cui il giudice delle indagini preliminari Stefano Berni Canani ha respinto la richiesta di archiviazione nei confronti dei medici e ha disposto nuove indagini. Sul registro degli indagati ci sono al momento 24 nomi, i neurochirurghi del Ruggi che eseguirono i due interventi a cui la donna fu sottoposta nell’estate del 2015 e gli altri medici che seguirono la degenza. Il provvedimento che dà al sostituto procuratore Roberto Penna altri quattro mesi per approfondire le indagini chiede che sia verificata in particolare la posizione di chi eseguì la prima operazione, quella che secondo la denuncia della donna sarebbe stata sbagliata e avrebbe poi imposto un secondo intervento salvavita. Tutto è iniziato nel giugno di due anni fa, quando la signora è giunta in ospedale con un’aneurisma cerebrale. In sala operatoria il clipper che doveva bloccare l’aneurisma sarebbe stato collocato in un punto sbagliato, leggermente più in basso, con il risultato di arrecare più danni che benefici. Nelle successive 48 ore le sue condizioni sono andate peggiorando, finché i medici non hanno deciso di operarla di nuovo. Che quel secondo intervento, a due giorni dal primo, potesse essere il rimedio a un errore la paziente lo ha capito dopo essere stata dimessa, dopo tredici giorni di terapia intensiva e un mese di ricovero. Al ritiro della cartella clinica ha notato l’anomalia e ha presentato denuncia. Agli inquirenti l’avvocato Angela Cisale ha consegnato la consulenza di un neurochirurgo in cui si spiega che l’angiotac avrebbe rivelato l’erronea collocazione del meccanismo che doveva impedire l’afflusso di sangue nella zona dell’aneurisma e che proprio quello sbaglio avrebbe causato l’ischemia che ha tolto per sempre alla paziente l’uso delle gambe. Il medico legale interpellato dalla Procura è invece di parere opposto, e sulla sua consulenza si fonda la richiesta di archiviazione. Per questo il giudice ha chiesto ieri che quella relazione sia integrata con il parere di un neurochirurgo e che sia inoltre interrogato l’ex primario Luciano Brigante, anche lui indagato (per il secondo intervento) che ieri ha parlato in udienza evidenziando di aver dovuto agire per mettere riparo a una situazione creata da altri. Sarebbe stato lui ad accorgersi che nel primo decorso post operatorio qualcosa non andava: «Se non fosse intervenuto – ha dichiarato la 51enne – oggi non sarei qui». (La Città di Salerno)