Torre Annunziata. Patto tra carabinieri e boss, 50 panetti di droga rubati e sostituiti con segatura
Dalla caserma dei carabinieri di Torre Annunziata un militare trafugò 50 panetti di cocaina (un totale di 5 chili) per consegnarli al narcotrafficante Francesco Casillo; al loro posto, di lì a poco, vennero collocati 50 panetti simili, fatti però di segatura e colla. Emerge anche questo dall’inchiesta del pm Raffaello Falcone su una dozzina di […]
Dalla caserma dei carabinieri di Torre Annunziata un militare trafugò 50 panetti di cocaina (un totale di 5 chili) per consegnarli al narcotrafficante Francesco Casillo; al loro posto, di lì a poco, vennero collocati 50 panetti simili, fatti però di segatura e colla. Emerge anche questo dall’inchiesta del pm Raffaello Falcone su una dozzina di militari infedeli (alcuni dei quali ora in congedo o espulsi) nel cui ambito stamattina si discuterà l’appello al Riesame. La Procura, infatti, ha fatto ricorso contro la decisione del gip Anna Laura Alfano di non arrestare dieci persone tra cui nove carabinieri o ex carabinieri e un avvocato. La richiesta non riguarda l’attuale tenente colonnello Pasquale Sario, ex comandante prima della compagnia di Torre Annunziata e poi del nucleo investigativo del gruppo, oggi alla Scuola ufficiali di Roma, nonostante proprio a lui siano dedicate alcune pagine di fuoco del ricorso in appello. È verosimile che il pm Falcone, che indaga con il coordinamento dell’aggiunto Filippo Beatrice, abbia deciso di percorrere un’altra strada. Uno degli episodi più inquietanti è il furto della cocaina. La droga era stata sequestrata in un container nel porto grazie a una soffiata di Casillo. L’accordo tra il narcotrafficante e i carabinieri era che una parte sarebbe andata a lui perché la rivendesse. Fu orchestrata una manovra per evitare di pesare lo stupefacente: quindi, mentre la droga veniva attesa nella sede del comando provinciale di via Morgantini, fu invece portata a Torre Annunziata. Lì l’ex appuntato Sandro Acunzo fece sparire i primi 16 panetti. Quindi convinse il comandante Sario a dargli la chiave della cassaforte e prelevò gli altri 50. Al suo superiore l’appuntato fece credere che la droga servisse per attirare in una trappola l’allora latitante Umberto Onda. Nell’ordinanza, il gip Alfano sottolinea come non è provato che Sario «abbia pianificato e organizzato l’intervento nella consapevolezza che lo stesso doveva condurre a un sequestro parziale della sostanza stupefacente». Ma «è certo che abbia consentito una gestione disinvolta e connotata da assenza di rigore deontologico nell’ampia libertà lasciata… ad Acunzo nel gestire in maniera consapevolmente spregiudicata la fonte confidenziale Casillo e ciò al solo fine di raggiungere,attraverso brillanti operazioni della squadra da lui diretta vantaggi di carriera». Da Casillo l’ufficiale avrebbe accettato anche regali: per esempio un orologio di marca Buti dal valore di 5.000 euro. Grazie all’intervento del narcotrafficante, inoltre, avrebbe avuto da un gioielliere di San Giuseppe Vesuviano lo sconto del 50 per cento su una veretta da regalare alla fidanzata. Sarebbe stato invece Sandro Acunzo, utilizzando denaro avuto da Casillo, ad anticipare le spese per il ricevimento di nozze dell’ufficiale in un albergo di Sorrento nonché a fornire l’auto per la cerimonia ed un’abitazione di sua proprietà per trascorrervi il week end. Non solo: l’appuntato, come ha riferito l’ex moglie di Sario, regalò loro anche «un orologio Rolex, un orologio Mont Blanc, borse e penne della stessa marca ». L’ex moglie dell’ufficiale svolse inoltre lavoro di consulenza per l’enoteca che Acunzo gestiva. Di certo l’ex appuntato aveva enormi disponibilità di denaro: era stato lui a noleggiare, al prezzo di 35.000 euro per un mese, una barca su cui ad Acciaroli nel 2009 fu sorpreso Francesco Casillo. (Corriere del Mezzogiorno)