Aversa. Primo matrimonio civile in Italia di una trans. Per la legge è donna senza essersi sottoposta all’operazione chirurgica

25 aprile 2017 | 17:27
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Aversa. Primo matrimonio civile in Italia di una trans. Per la legge è donna senza essersi sottoposta all’operazione chirurgica

Sarà la prima trans ad essere unita in matrimonio in Italia. Si chiama Alessia Cinquegrana, ha un passato da miss e il riconoscimento del suo nuovo «genere» sulla carta d’identità. Senza, e questa è la novità, essere passata per l’operazione chirurgica invasiva del cambio di sesso. Una svolta storica nella battaglia per il riconoscimento dei […]

Sarà la prima trans ad essere unita in matrimonio in Italia. Si chiama Alessia Cinquegrana, ha un passato da miss e il riconoscimento del suo nuovo «genere» sulla carta d’identità. Senza, e questa è la novità, essere passata per l’operazione chirurgica invasiva del cambio di sesso. Una svolta storica nella battaglia per il riconoscimento dei diritti civili e un precedente importantissimo per decine e decine di persone che sono nelle condizioni della futura sposa. L’annuncio è stato dato dall’Associazione trans Napoli. «Il giorno 27 aprile alle ore 12 – comunica una nota – presso il municipio del Comune di Aversa si unirà in matrimonio civile, con una cerimonia officiata dal sindaco, la nostra associata Alessia Cinquegrana». Una grande vittoria per l’ex miss Trans, assistita nel suo percorso legale e psicologico proprio dall’Atn. Loredana Rossi, fondatrice dell’Associazione napoletana, spiega: «È la prima donna in Italia che, dopo aver avuto la riattribuzione di sesso senza doversi sottoporre all’intervento demolitivo, può felicemente coronare il suo sogno d’amore e unirsi in matrimonio con Michele Picone, dopo 11 anni di vita insieme. Una favola a lieto fine». Ileana Capurro, presidente dell’Atn, da buon avvocato sottolinea gli aspetti legali della vicenda, a metà tra passione e burocrazia: «Il matrimonio della nostra iscritta rappresenta un momento importante della storia della comunità transessuale e un cambiamento atteso da anni da tutte quelle persone transessuali che, non potendo o volendo sottoporsi alla pratica del “bisturi per forza” richiesta in passato, venivano private dei loro diritti civili. Una violenza. Oggi, anche grazie agli interventi giurisprudenziali, è stato raggiunto un concreto traguardo di totale equiparazione e finalmente le persone transessuali, da noi sostenute, possono liberamente scegliere il percorso più adeguato quindi, anche senza intervento demolitivo ricostruttivo, per ottenere la rettifica del genere ed il cambio del nome all’ufficio di stato civile». Quello di Alessia è un matrimonio in piena regola, mentre la legge disciplina in modo diverso le unioni civili – che riguardano esclusivamente persone dello stesso sesso – e la convivenza di fatto, che è aperta a tutti e comporta solo il riconoscimento di alcuni diritti e doveri. L’istituto dell’unione civile è diverso dal vincolo nuziale, non è equiparato al matrimonio civile negli aspetti formali e non prevede una cerimonia né adempimenti preliminari, ma tende a ricreare una regolamentazione analoga al matrimonio in relazione ai diritti e doveri che devono ispirare la vita di coppia. Per costituire un’unione civile la coppia semplicemente deve rendere una dichiarazione davanti all’ufficiale di stato civile del Comune, alla presenza di due testimoni, e l’unione viene iscritta in un apposito registro (legge Cirinnà). Per quanto riguarda il matrimonio di una trans che non ha subito l’intervento chirurgico, in Italia c’è un solo precedente e di «importazione». Nel 2015 la Corte d’Appello di Milano aveva ordinato la trascrizione nei registri del Comune delle nozze celebrate in Argentina tra una giovane transessuale e un ragazzo italiano. «Valide anche se il cambio di genere dal maschile al femminile non è stato accompagnato dalla modifica dei caratteri sessuali, ma solo da una rettifica del documento di identità». (Corriere del Mezzogiorno)