Donnarumma cerca spazio. La Salernitana lo ha accantonato dopo il braccio di ferro sul contratto
C’era una volta il gemello del gol, compagno di reparto e “complice” del centravanti nelle scorribande in area. Quel partner ideale, Alfredo Donnarumma, era così ispirato e tremendamente prolifico da spingere gli allenatori – non solo Menichini l’anno scorso ma pure Vivarini a Teramo – a comporre la formazione partendo da un presupposto: gioca la […]
C’era una volta il gemello del gol, compagno di reparto e “complice” del centravanti nelle scorribande in area. Quel partner ideale, Alfredo Donnarumma, era così ispirato e tremendamente prolifico da spingere gli allenatori – non solo Menichini l’anno scorso ma pure Vivarini a Teramo – a comporre la formazione partendo da un presupposto: gioca la coppia d’attacco e da lì discende tutto il resto. Ora Donnarumma non è più in prima linea: Bollini ha scelto di far giocare la Salernitana con tre riferimenti offensivi e in più occasioni ha lanciato messaggi spiegando che «nel calcio moderno bisogna saper fare tutto, in primo luogo correre e sacrificarsi per la squadra». Donnarumma nei panni di gregario e portatore d’acqua ci sta parecchio stretto e infatti non gioca o lo fa a singhiozzo. Sono lontane anni luce le gare col grilletto facile – 13 gol la passata stagione, compresa quella di playout col Lanciano – perché adesso “Alfredino” assiste dalla panchina ai cross di Sprocati, ai tentativi di cross di Improta e, in ultima battuta, alle sponde di Joao Silva. C’è pure il portoghese tra i concorrenti al ruolo di spalla ideale di Coda: la gerarchia interna si è ribaltata a Terni, nei minuti finali. «Non so dire cosa accadrà per Donnarumma l’anno prossimo – ha detto sornione il ds Fabiani – ricordo però che è sotto contratto e il vincolo non è in scadenza». Le parole del dirigente non sono casuali e fanno riferimento – pronunciate volutamente con molti giorni di ritardo e dopo le esclusioni a raffica dalla formazione titolare – ad alcune considerazioni dell’agente di Donnarumma. Il suo procuratore, Giuffredi, ha lasciato chiaramente intendere che l’avventura del “gemello di Coda” a Salerno sia giunta ormai al capolinea. È ovvio che ci sia un contratto da rispettare ma sarà più facile ammorbidire la controparte, se ci sarà anche una società acquirente disponibile a mettere sul piatto della bilancia soldi o un altro giocatore. «Resto a Salerno – dichiarava Donnarumma a Benevento, dopo l’esordio in Coppa Italia – le offerte c’erano ma la società mi ha dichiarato incedibile». S’erano fatte avanti Foggia, Chievo e Palermo. Dopo i rifiuti di Lotito, Donnarumma ambiva a ben altra dimensione in maglia granata, aspirava in particolare al rinnovo contrattuale che non c’è stato. Il broncio e il magone però dovranno scomparire in fretta perché all’orizzonte ci sono sette finali e la prima lo riporterà faccia a faccia col suo passato. Il Latina, infatti, è allenato da Vivarini che a Teramo seppe valorizzarlo, in coppia con Lapadula. Non ci fosse stato Vivarini, la sfida al Latina avrebbe comunque solleticato e ingolosito Donnarumma che l’anno scorso risollevò in trasferta la Salernitana, da subentrato, e nella gara di ritorno – quella del calcio di rigore salva vita battuto da Coda – ebbe il merito di realizzare il gol del provvisorio 2-2 all’Arechi. Ora è fermo in panca e smania. Non gioca dal 26 marzo con l’Ascoli, non segna dall’11 marzo col Brescia e ha dovuto far fronte anche ad una contusione all’anca, smaltita. Oggi, dopo la ramanzina di Bollini alla squadra, proverà a riprendersi la maglia da titolare lanciando segnali al tecnico. Potrebbe non ragionare più da gemello: se sarà ancora tridente, non è escluso che ambisca al ruolo da centravanti insidiando Coda che non segna da 4 turni. (La Città di Salerno)