Escursione in quota: Quinto giorno
Le prime luci dell’alba filtrano tra gli infissi sgangherati del rifugio ma non riescono a squarciare la penombra nella grande stanza dormitorio. Nella luce soffusa una coppia mattiniera prepara rumorosamente gli zaini ma Enrico e Stefano non sembrano disturbati dai rumori molesti e continuano a dormire saporitamente. Roberta invece si è appena svegliata con un […]
Le prime luci dell’alba filtrano tra gli infissi sgangherati del rifugio ma non riescono a squarciare la penombra nella grande stanza dormitorio. Nella luce soffusa una coppia mattiniera prepara rumorosamente gli zaini ma Enrico e Stefano non sembrano disturbati dai rumori molesti e continuano a dormire saporitamente. Roberta invece si è appena svegliata con un feroce mal di testa e un senso di nausea.
“Oh Dio” pensa “speriamo che mi passi presto”.
La paura di guastare i programmi dei suoi amici o, addirittura, di dover abbandonare l’escursione, la sfiora per un attimo ma reagisce alzandosi decisamente dal letto. Mette gli scarponi e scende per andare a lavarsi nel bagno esterno.
Il panorama intorno al Rifugio Nuvolàu alle prime luci dell’alba è semplicemente incredibile per la sua bellezza. Le alte rocce dolomitiche a ponente sono colorate di un rosa intenso e, verso levante, il cielo senza nubi è un guazzabuglio di sfumature dall’azzurro intenso, al celeste acqua marina, al verde smeraldo. Roberta con la testa che le rimbomba ad ogni passo non è certo in grado di apprezzare le meraviglie che la circondano da ogni lato. Mentre si sciacqua la faccia con l’acqua gelida si ricorda che Enrico ha portato la cassetta del pronto soccorso.
“Avrà portato senz’altro un’aspirina” si consola.
Roberta non è nuova a questi episodi di forti emicranie. Non si preoccupa per la nausea: per esperienza sa che è causata dal forte dolore e che passerà una volta preso un antidolorifico. Purtroppo sa anche che per almeno un giorno sarà debilitata e non sarà certo nelle condizioni di proseguire l’escursione.
“Come faccio a dirlo ai miei amici?”
Il fresco dell’alba la fa rabbrividire, si affretta a rientrare nel rifugio e si siede ad un tavolo d’angolo della Stube ancora in penombra. I tavoli sono apparecchiati per gli ospiti con panini, latte, burro e marmellata. Roberta deve distogliere lo sguardo dal cibo per il senso di nausea che le sale in gola quasi a farla dare di stomaco. Avrebbe voglia di un tè caldo con limone ma non c’è ancora nessuno al bar.
Sono le sei del mattino e Roberta si sente triste, sola e depressa.
“A che ora si svegliano Enrico e Stefano? Vado su a svegliare Enrico per chiedere se ha un’aspirina?”
Per un po’ è combattuta tra il desiderio di non disturbare il suo amico e l’esigenza impellente di alleviare il dolore. Alla fine cede ad una fitta particolarmente lancinante, si alza con cautela e si avvia su per le scale. Enrico la conforta mentre fruga nello zaino per trovare la scatola di aspirina.
“Vedrai che non è niente. Prendi una pillola adesso e una tra quattro ore e sei a posto”
“Purtroppo so per esperienza che oltre all’aspirina ho bisogno anche di riposarmi per qualche ora possibilmente a letto”
“Non ti preoccupare … puoi riposarti quanto vuoi. Vuol dire che rimanderemo la partenza”
Stefano sentendoli parlare si sveglia e si siede sul bordo del letto.
“Che succede?” chiede vedendo i suoi amici confabulare con tono preoccupato.
“Roberta ha un forte mal di testa. Vado giù a prendere un bicchiere d’acqua per l’aspirina” dice Enrico avviandosi giù per scale.
“Può essere un mal testa di testa dovuto all’altitudine. Vedrai che scendendo di quota ti passerà tutto” la incoraggia Stefano.
“Purtroppo non riesco neanche a camminare, ho la testa che mi rintrona ad ogni passo”
Enrico è già di ritorno con il bicchiere d’acqua e l’aspirina.
“Adesso prendi l’aspirina, stenditi a letto e cerca di dormire”
“Grazie Enrico, sei un angelo” si sforza di sorridere Roberta mentre si sistema sotto la coperta.
“Se vuoi rimango a tenerti compagnia per un po’ ” dice Enrico.
“Grazie … ma devo assolutamente riposare … preferisco rimanere sola”
“D’accordo, verrò di tanto in tanto a vedere se ti serve qualcosa. Io e Stefano intanto andiamo giù a fare colazione”
Si china e le sfiora la fronte con le labbra: “Sei fresca … almeno non hai febbre”.
Stefano le fa una leggera carezza sulla guancia e i due scendono nella Stube.
Sono le sette del mattino e i tavoli sono ormai quasi tutti occupati. Enrico e Stefano trovano un tavolo libero in fondo al corridoio vicino alla porta della cucina, si siedono e, per un po’, rimangono in silenzio.
“Credi che Roberta ce la fa ad arrivare oggi al Rifugio Fiume?” chiede Stefano con tono preoccupato.
“Com’è messa adesso non riesce neanche a scendere dal letto. Dobbiamo aspettare qualche ora per vedere se l’aspirina fa effetto. In teoria la tappa di oggi è facile, si va per lo più in discesa e in cinque ore siamo al Rifugio Fiume”
“Se Roberta si rimette potremmo partire subito dopo mezzogiorno. Che ne dici?” chiede Stefano
“Si può fare, ma, comunque dobbiamo pensare ad una soluzione alternativa nel caso che per mezzogiorno Roberta non si senta ancora bene. Ho chiesto prima al gestore del rifugio se è possibile rimanere una notte in più … purtroppo non è possibile … tutti i posti letto, meno uno, sono prenotati”
“Bisogna poi vedere se Ingrid e Lizzy sono disposte ad aspettarci o se partiranno senza di noi. Tu hai un’idea in proposito?”
“No, non partono da sole … ci aspettano … ne sono quasi certo” risponde Stefano passandosi le dita tra i capelli.
“Ieri sera sembravate molto affiatati voi tre” osserva Enrico.
“Per forza, dopo tre boccali di birra e tre grappe a testa” sogghigna ironico Stefano.
“No, non è solo la birra … anche prima, durante il giorno, ho notato un evidente cambiamento di umore. E’ successo qualcosa di particolare?”
“Forse Ingrid ha capito che non sono un rivale pericoloso per la sua relazione con Lizzy”
“Dai … sei troppo vago. Non è da te. Racconta nei dettagli”
“Sai come sono fatte le tedesche … al mattino, al risveglio, dimenticano tutto quello che è successo la sera prima sotto l’effetto dell’alcool. Scommetti che quando scendono mi tratteranno con la solita freddezza?”
“Ma tu certo non te ne sei dimenticato. Dai racconta, non è da te essere riservato su queste cose”
“Ma non sei forse un po’ troppo curioso? Va bè … però non andare a raccontare tutto a Roberta”
“Perché credi che Roberta non abbia notato il tuo interesse per Lizzy?”
Stefano si ravvia di nuovo i capelli con le dita e racconta: “Mah … niente di particolare. Ieri sera, quando tu sei salito a dormire, siamo rimasti seduti per tutto il tempo a quel tavolo d’angolo. Eravamo su giri, si parlava un po’ in italiano e un po’ in tedesco, e, per via dell’alcol, si rideva per niente; a un certo punto, Ingrid e Lizzy hanno cominciato a flirtare. Niente di esagerato … parole e sguardi teneri, qualche carezza. Poi Ingrid sussurra qualcosa nell’orecchio di Lizzy che prima scoppia a ridere e poi bacia l’amica sulla bocca”
“Ma non c’era altra gente nella Stube?
“No, non c’era più nessuno”
“E dopo cosa è successo?”
“Le due sembravano perse nel loro bacio appassionato ma, ad un certo punto, Lizzy, che era seduta in mezzo, poggia una mano sulla mia coscia destra. Puoi immaginare in che stato di eccitazione ero io … prendo la mano di Lizzy e la sposto proprio lì. Lei ha come un soprassalto … si gira verso di me … mi bacia sulla bocca e con la punta delle dita lo tasta, sotto il tavolo, attraverso la stoffa dei pantaloni mentre mi succhia la lingua”.
“E Ingrid?”
“La guardo di sottecchi e mi sembra di vedere un sorriso di complicità nei suoi occhi. Subito dopo dice: è ora di andare a letto”
Dopo una pausa continua: “Con Lizzy ci auguriamo la buona notta con un bacio sulla porta della camera e lei mi sussurra nell’orecchio: ‘es ist noch nicht fertig’ e, nel suo italiano stentato, aggiunge ‘no finito’. Dopo di che sono venuto a letto … a proposito … stanotte russavi in modo atroce”
“Eh sì, a volte mi capita. Te l’avevo detto che a Lizzy piacciono anche gli uomini” scherza Enrico.
“Sì, vero. Ma non capisco l’atteggiamento di Ingrid. Credo che sia stata lei a suggerire a Lizzy di allungare le mani. Che gioco vuol giocare?”
“Forse credo di capirla … ha intuito che piaci a Lizzy e semplicemente vuole che sia contenta. Il suo, evidentemente, non è l’amore geloso ed egoistico fondato sul possesso della persona amata”
“Bella questa. E sarei io che dovrei farla contenta? Certo io non mi tiro indietro” sogghigna Stefano.
“Ora sta a te fare in modo che questa esperienza sia un’occasione di gioia e non di tristezza”
“Che vuoi dire?”
“In queste situazioni a tre è facile che il rapporto scada in un appetito bassamente carnale che si risolve in uno squallido, meccanico sfregamento di terminazioni sensitive”
“Ah ah ah … ma come parli? “ ride Stefano “ti riferisci alle terminazioni sensitive delle zone erogene?”
“Sì. Se ti ricordi … ne abbiamo già parlato … le sensazioni, il piacere che derivano dal contatto tra parti estese, dalla carne insomma, sono affezioni passive. Anche se c’è l’effimera gioia del piacere, il bilancio complessivo, alla fine del rapporto, è di tristezza, degrado e depressione.”
“E allora?”
“Occorre comporre una rapporto armonico tra i partner tale che accomuni sia le loro parti estensive sia quelle intensive. Dovresti essere capace di istituire uno sfondo corale dove il processo di confluenza dei partner risuoni in una configurazione collettiva”.
“Non ci ho capito un cazzo.” sbotta Stefano.
“Voglio solo dire che non basta comporre fisicamente i corpi, occorre accomunare anche le menti con idee di comunione e amore”
“Tutto qui? Allora perché cazzo mi fai questa tirata incomprensibile?”
“Forse perché sopravvaluto la tua intelligenza. Non per un principio ‘morale’, ma semplicemente per evitare la ‘tristezza’ che accompagna la soddisfazione degli appetiti carnali, volevo suggerirti di elevarti al di sopra del basso animalesco appetito sessuale.”
“E come faccio ad elevarmi?”
“Basta vedere l’altro non solo come un corpo ma come un individuo complesso fatto di corpo e mente con il quale si vuole comporre un rapporto psico-fisico che arricchisca entrambi”
“Allora io sono già elevato … già sento di amarle entrambe” scherza Stefano.
Come evocate dalle parole di Stefano, Ingrid e Lizzy appaiano sulla porta della Stube e si avvicinano sorridenti.
“Buon giorno cari” dice Ingrid con un bel sorriso cordiale.
Stefano, sorpreso da tanta amabilità mattutina, si alza per dare un bacio sulla guancia ad entrambe.
“Avete già fatto colazione voi due?” chiede Ingrid.
“No, vi abbiamo aspettato?”
“Grazie, veramente gentili” sorride Ingrid mentre si siede al tavolo.
“Dove Roberta?” domanda Lizzy.
“Non si sente bene … si è svegliata con un forte mal di testa” risponde Enrico “Ha preso un’aspirina ed è tornata a letto”
“Allora non partiamo dopo colazione come previsto?” chiede Ingrid pensierosa.
“Abbiamo pensato di aspettare fino a mezzogiorno per dare il tempo a Roberta di riprendersi. Poi facciamo uno spuntino e partiamo tutti insieme per il Rifugio Fiume. Arriveremo lì al massimo alle sei di sera” spiega Stefano.
Ingrid e Lizzy si guardano in silenzio e Stefano chiede: “Voi che fate? Aspettate con noi?”
E’ Ingrid che risponde: “Ci penseremo dopo colazione … prima vediamo come si sente Roberta”
Fanno colazione in silenzio con l’umore sotto le scarpe.
“Porto su un tè caldo e vedo come sta Roberta” dice Enrico rompendo il silenzio ed alzandosi dal tavolo.
Roberta è sveglia e vedendo arrivare Enrico si siede sulla sponda del letto. Ha un colorito passabile e non ha i tratti del viso tirati e sofferenti come qualche ora fa.
“Grazie Enrico” dice prendendo la tazza di tè caldo “è proprio quello che mi ci vuole”
“Ti vedo un po’ meglio di prima. Hai ancora il mal di testa?”
“Sì … purtroppo … ma non è così forte come quando mi sono svegliata. La nausea mi è comunque passata”
“Che ne dici di prendere un’altra aspirina insieme al tè?”
“Sì … penso che sia la cosa giusta da fare”
Mentre prende la pillola dalla scatola, Enrico chiede: “Credi che ce la farai a partire per il Rifugio Fiume verso l’una dopo aver mangiato qualcosa?”
Roberta non risponde subito. Si aggiusta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e con un sorriso triste e tirato chiede: “Ho paura di no. Quante ore di cammino ci sarebbero?”
“Cinque o sei ore. Ma il percorso è facile, ci sono poco salite”
“Non credo proprio di farcela … mi dispiace”.
Roberta appare affranta. Non solo è sofferente per il malessere fisico ma è anche rattristata dalla consapevolezza di creare un bel problema ai suoi amici.
“Aspettiamo che questa seconda aspirina faccia effetto poi vedremo il da farsi. Vuoi qualcosa per colazione?”
“No, grazie. Non ho bisogno di niente … rimango volentieri a letto per un altro paio d’ore”
Enrico scende preoccupato nella Stube e raggiunge gli amici che lo aspettano al tavolo.
“Abbiamo un problema” esordisce.
“Il nostro programma di oggi deve essere rivisto perché Roberta non è in grado di raggiungere il Rifugio Fiume.”
“E voi ovviamente rimanete qui con lei” osserva Ingrid.
“Il problema è ancora più complicato: non possiamo neanche rimanere qui perché il rifugio è fully booked” dice Enrico.
“Che situazione di merda” dice Stefano “che facciamo? Avete un’idea?”
Il gruppo rimane per qualche minuto in silenzio.
E’ Ingrid che prende la parola: “Noi abbiamo una prenotazione al Rifugio Fiume … credo che io e Lizzy proseguiremo da sole per essere lì prima di sera”
“Ma anche noi tre abbiamo una prenotazione al Rifugio Fiume … basta telefonare e disdirla” dice Stefano.
Enrico interviene a sua volta: “Ingrid, aspetta un attimo a decidere. Vediamo prima cosa suggerisce di fare il gestore del rifugio. Non sarà la prima volta che succede una cosa del genere”
Enrico e Stefano raggiungono il gestore che sta riassettando in cucina mentre Ingrid e Lizzy rimangono al tavolo a discutere animatamente in tedesco.
Il gestore è molto gentile e comprensivo. Si offre di telefonare al Rifugio Fiume per disdire le prenotazioni ma conferma che c’è solo un posto libero per la notte.
“La vostra amica può pernottare nel rifugio … voi dovreste accamparvi all’esterno … avete tende e sacchi a pelo al seguito, vero?”
“Sì, certo” risponde Enrico.
“Ok pernottiamo qui” aggiunge “domani mattina però dobbiamo partire all’alba per essere in serata al Rifugio Venezia dove abbiamo prenotato il prossimo pernottamento”
Il gestore interviene: “No, questo non ve lo consiglio. Non ce la fate in un giorno. La tappa giusta è dal Rifugio Fiume al Rifugio Venezia. Partendo da qui c’è il doppio della distanza da percorrere e ascese impegnative.”
“E allora che facciamo?” chiede Stefano.
Dopo una lunga pausa di riflessione, è il gestore che fa una proposta: “Se la vostra amica è in grado di scendere con le sue gambe fino al Rifugio Scoiattoli, una soluzione ci sarebbe. Non è difficile scendere allo Scoiattoli perché è tutto in discesa e in meno di un’ora siete lì. Pensate che la vostra amica possa farcela?”
“Non saprei” risponde Enrico “vedremo dopo che ha fatto effetto la seconda aspirina. Comunque … quale sarebbe la soluzione in questo caso?”
“Una volta scesi a piedi al Rifugio Scoiattoli potete prendete la seggiovia che scende sulla Statale 48 delle Dolomiti. In questo caso posso telefonare per farvi venire a prendere nella stazione a valle della seggiovia dal pulmino dell’Albergo Bàin de Sòres. Dovrei però anche prenotare le camere. Tenete presente che è un albergo un po’ caro … è un cinque stelle con centro wellness, piscina riscaldata esterna e interna, vasca whirlpool, sauna e centro massaggi. Potete pernottare in albergo e, se la vostra amica si sente bene domani mattina, vi fate accompagnare con lo stesso pulmino al rifugio-albergo Passo Staulanza. Dal Passo Staulanza in quattro ore siete al Rifugio Venezia.”
“Mi sembra un’ottima idea” dice Stefano “Grazie, andiamo a sentire gli altri … le faremo sapere al più presto”
Ingrid e Lizzy sono entusiaste della proposta. La disponibilità in albergo di sauna e centro massaggi le hanno subito convinte ad accettare la soluzione. Il prezzo non è un problema per loro due e Ingrid conclude: “Prenotate pure una camera doppia per noi due”.
Roberta dorme placidamente e Enrico e Stefano si domandano se sia il caso di svegliarla o di lasciarla dormire ancora un po’. E’ Stefano che sollecita Enrico: “Dobbiamo dare una risposta al gestore al più presto”.
“Come ti senti?” chiede Enrico dopo che Roberta si è seduta a fatica sulla sponda del letto.
“Meglio di prima. Non ho nausea, il mal di testa mi sembra che sia quasi passato ma mi sento molto debole. Che ore sono?”
“Quasi le dieci. Ti abbiamo svegliata perché dobbiamo prendere una decisione su cosa fare … poi puoi continuare a dormire”
“Non possiamo rimanere in questo rifugio per un’altra notte?”
“Purtroppo no perché oggi il rifugio è già al completo. Il gestore ci ha proposto una soluzione che però prevede che tu scenda sulle tue gambe fino al Rifugio Scoiattoli. E’ tutto in discesa e Stefano e io porteremo il tuo zaino”
“Quanto tempo ci vuole?”
“Circa un’ora”
Roberta è perplessa. Si alza dal letto e prova a camminare nella stanza.
“Penso di riuscire a camminare in discesa per un’ora” decide alla fine.
“Pernottiamo al Rifugio Scoiattoli?” chiede poi.
“No, andiamo in albergo. Ti spiegheremo tutto dopo … ora dobbiamo organizzare tutto con il gestore che ci sta aspettando. Intanto tu riposati ancora per qualche ora e poi scendi a fare colazione”.
Enrico raggiunge il gestore in cucina: “Roberta sta meglio, si sente in grado di camminare. Per cortesia, può telefonare all’albergo per prenotare tre camere, due doppie e una singola?”
“Certo, telefono subito e disdico anche al Rifugio Fiume”
“Grazie mille. Lei è stato di grande aiuto”.
Quando Stefano entra nella Stube, Ingrid e Lizzy stanno consultando tutte eccitate un volantino pubblicitario dell’Albergo Bàin de Sòres fornito dal gestore.
“Come sta Roberta?” chiede prontamente Ingrid.
“Meglio, sente di potercela fare … possiamo pernottare in albergo” risponde Stefano finalmente rilassato.
Lizzy mostra il volantino pubblicitario a Stefano e, contenta come una bambina, insiste: ”Leggi … Das Hotel ist sehr schön”
Stefano legge a voce alta: “Pace e relax nell’area sauna dotata di sauna finlandese, aromatica e alle erbe, bagno turco e zone relax nel giardino asiatico. Godetevi le gettate di vapore, i trattamenti wellness e di bellezza e lasciatevi coccolare dagli eccezionali trattamenti e massaggi speciali. Regalate un’esperienza di piacere a tutti i vostri sensi e fate il pieno di freschezza, energia e leggerezza.”
“Grande … ci voleva proprio una pausa rigenerante” aggiunge.
Sono quasi le tredici quando il minivan entra nel parco dell’albergo. Il moderno edificio di forma semicircolare si sviluppa intorno al lato nord di un piccolo lago privato. La terrazza del ristorante, già affollata per l’ora di pranzo, è su una piattaforma in legno che si sporge direttamente sull’acqua del laghetto.
Hanno appena fatto il check-in alla reception dell’albergo e Ingrid, avviandosi all’ascensore con Lizzy, propone: “Ci vediamo tra mezz’ora al ristorante?”
“D’accordo” risponde Stefano e rivolta a Roberta: “Vieni anche tu?”
“Sì, vengo per farvi compagnia ma non credo di riuscire a mangiare”
I tavoli sulla terrazza del ristorante sono protetti dai raggi diretti del sole da ampi ombrelloni. Ingrid, Lizzy e Stefano arrivano per primi e scelgono un tavolo proprio sul bordo verso il lago che splende verdeggiante per i riflessi del sole. Non c’è vento, la temperatura è mite e una sensazione di serenità e armonia si respira nell’aria.
Dopo qualche minuto Enrico e Roberta si uniscono agli amici.
“Che bello! Si sta proprio bene qui!” osserva Roberta sedendosi.
“Ti sei ripresa completamente?” chiede premuroso Stefano.
“Al novanta percento … con un bel riposo pomeridiano stasera sarò in perfetta forma e pronta per una cena abbondante” risponde Roberta sorridente.
Una raggiante ragazza in un bel Dirndl tradizionale molto colorato si avvicina per prendere le ordinazioni.
“Buongiorno e benvenuti nel nostro albergo, sono Sonia, mi prenderò personalmente cura di voi. Cosa posso servirvi?”
“Grazie Sonia, sei molto gentile. Per pranzo abbiamo deciso di fare solo uno spuntino: prendiamo una portata di affettati e formaggi misti per quattro. Da bere ci porti quattro birre e una bottiglia d’acqua” risponde Stefano con un sorriso cordiale.
Nell’attesa del cibo, rivolto a Enrico, Stefano chiede: “Hai parlato a lungo delle idee inadeguate del primo genere. Ci vuoi ora spiegare cos’è la conoscenza di secondo genere? E in cosa è diversa da quella di primo genere?”
Enrico: “Essenzialmente quella di primo genere è costituita da idee passive, quella di secondo genere di idee attive”.
“Ecco, finalmente ho capito tutto!” sbotta Stefano con tono sarcastico. “Ti sembra una risposta da dare? Che cazzo sono queste idee passive e attive?!”
Ingrid non sembra impressionata dal linguaggio poco castigato di Stefano e, rivolta a Enrico che è rimasto pensieroso in silenzio, dice: “Per aiutarci a capire potresti riprendere l’esempio del sole che hai fatto ieri”.
“Ok” dice Enrico “ieri ho fatto l’esempio di Paolo che ‘percepisce il caldo’. Cosa significa questa semplice frase? La percezione non è altro che l’effetto di un’azione esterna … ricordate? L’urto tra le particelle di sole e le particelle di pelle produce un’esperienza percettiva: l’idea piacevole di calore. Paolo subisce passivamente l’azione esterna quindi la sua sensazione piacevole di caldo è un’idea passiva”.
Enrico fa una pausa per vedere la reazione di Stefano e degli altri.
E’ Roberta che, dopo un attimo di silenzio, interviene: “Sì, mi sembra che il concetto di idea passiva sia abbastanza chiaro. Sono passive le sensazioni, che tu chiami idee, che nascono in noi con un meccanismo inconscio e automatico.”
“No, non è così, anche se dall’esempio che sto facendo si può capire questo. Purtroppo gli esempi, a volte, sono fuorvianti. Anche stati mentali coscienti possono esprimere idee passive. Ricordi il discorso dell’altro giorno sulle idee inadeguate? Sono inadeguate e quindi passive anche le idee vaghe, quelle conosciute per sentito dire, e quelle che esprimono segni imperativi subiti passivamente. Ne abbiamo parlato l’altro giorno … ricordate? Ogni legge, regola e imperativo morale, sia esso civile o religioso, si configura come idea passiva quando è accettato senza la verifica della ragione.”
Ingrid: “Quindi, riassumendo e generalizzando, un’idea è passiva quando non passa il vaglio della ragione”.
Enrico: “Giusto. La ragione è necessaria per comprendere le cause. L’idea è adeguata e attiva quando se ne conoscono le cause. L’esempio del sole può essere utile ma occorre ricordare che il campo di azione delle idee passive è ben più ampio delle percezioni sensoriali inconsce. Lasciamo per un momento l’esempio del sole, ci torneremo dopo”.
Dopo una breve pausa di riflessione, riprende: “Faccio un altro esempio. Tutti siamo abituati a usare applicazioni o programmi per computer. A volte il programma si blocca, non va più avanti, o si comporta in modo strano. Come reagite in questo caso? Con un’incazzatura. Vi viene voglia di sbattere il computer per terra. La rabbia è l’idea inadeguata e passiva che la vostra mente produce come risultato dell’assoluta impotenza e incomprensione rispetto a quello che sta succedendo. La vostra è una conoscenza del primo genere. Ora io sto usando un programma che io stesso ho scritto definendo le variabili, i campi del database, le procedure, l’algoritmo, ecc. Ad un certo punto, anche il mio programma si blocca. Anch’io mi incazzo ma la mia è un’incazzatura attiva perché conosco le cause, quello che sta succedendo in background, le variabili coinvolte, la logica che c’è dietro. La mia è una conoscenza di secondo genere. Potrei dire di aver instaurato un rapporto intrinseco con il computer. Infatti, per me, quest’arrabbiatura è l’origine di una cascata di idee attive che mi permettono di fare il ‘debugging’ e andare a correggere il codice del programma.”
Il caldo sul terrazzo è ora temperato da una piacevole brezza. C’è una pace assoluta: si sente solo il parlottio in tedesco di Ingrid che traduce a Lizzy quello che ha appena detto Enrico.
Sonia arriva con un grosso vassoio colmo di affettati misti e formaggi vari. E’ una gioia per gli occhi e per il cuore vederla muoversi leggiadra ed elegante tra i tavoli nel suo Dirndl con lo stretto corsetto a reggere e mostrare con discrezione il bel seno procace.
Ingrid riporta il discorso dove era stato lasciato. Rivolta a Enrico dice: “Ok … l’esempio del programma per computer mi sembra ottimo per capire la differenza tra idee attive e passive. Ma torniamo all’esempio di Paolo e il sole. Mi chiedo … come può Paolo trasformare l’idea passiva in idea attiva”.
Enrico: “Per avere un’idea attiva di quello che gli succede, Paolo deve usare la testa, la sua razionalità. Deve oltrepassare il dominio degli scontri di particelle estrinseche e raggiungere una conoscenza del corpo esterno, del suo corpo e del rapporto intrinseco tra i due”
Stefano: “Traduco nel linguaggio delle persone normali. Paolo deve conoscere come è fatto il suo corpo, come è fatto il sole e come interagiscono i due. Parli di conoscenza dal punto di vista dell’anatomia e della fisica?”
“Sì. Per comprendere la causa di quello che gli succede, Paolo deve avere una conoscenza scientifica del mondo”
“Brevemente” chiede Stefano “Potresti fare qualche esempio pratico della conoscenza scientifica che è richiesta?”
“Perché brevemente?” Abbiamo tempo e se siete interessati potremmo percorrere a ritroso la catena causale dell’idea di Paolo”.
“Ok“ dice Stefano “ma, per favore, parla più terra terra”.
“La catena causale che stiamo analizzando produce come effetto finale l’idea di calore nella testa di Paolo. Partiamo da qui e andiamo indietro fino al sole. Siete d’accordo?”
“Bene!” prosegue dopo un cenno di assenso di Stefano “Un’esperienza percettiva, o idea, è causata da complessi processi neurobiologici che coinvolgono le mappe neuronali del cervello. E’ l’eccitazione di un particolare insieme di neuroni che genera la sensazione percettiva. I neuroni si comportano come gli archi, legni, ottoni, percussioni e tastiere di un’orchestra che agendo in modo coordinato e sincrono suonano una sinfonia. La sinfonia che emerge dall’attività della materia cerebrale è la mente con i suoi pensieri, emozioni e percezioni.”
Roberta interviene: “Continuo a pensare che questa sia una descrizione riduzionistica della complessità della mente”.
Enrico: “La complessità della mente è innegabile e molti aspetti del suo funzionamento non sono ancora chiari. Non bisogna però fare l’errore di partire dalla nostra parziale ignoranza per dire che la mente umana è un mistero e poi ricorrere all’immaginazione per spiegarla. La gente, partendo dalla nebbia dell’ignoranza, si immagina che il pensiero, i sentimenti, i ricordi e la volontà nascano nell’anima immateriale e ultraterrena. Ma l’immaginazione produce solo conoscenza inadeguata di primo genere. Noi invece stiamo cercando di elaborare idee adeguate di secondo genere cioè fondate su nozioni scientifiche empiricamente provate. Per esempio, è provato che a particolari sensazioni corrisponde sempre la parallela e simultanea eccitazione di un certo insieme di neuroni”.
“Stai sostenendo che la mente dipende dal corpo?” chiede Ingrid.
“Non esattamente. La mente dipende dal corpo nella stessa misura in cui il corpo dipende dalla mente. C’è sempre un parallelismo ed una sincronia perfetta tra mente e corpo tale che ad ogni variazione della mente corrisponde una variazione del corpo e viceversa”
Ingrid: “Affermi insomma che mente e corpo siano la stessa cosa. Come certamente sai, il monismo mente-corpo non è accettato dalla Chiesa che postula il dualismo, la distinzione sostanziale tra anima e corpo tale che l’anima, che è eterna, si stacca dal corpo nel momento della morte”
“Vero, ma quello che afferma la Chiesa trova il suo fondamento nella Fede. Noi invece stiamo cercando una risposta scientifica. Le neuroscienze dicono chiaramente che le idee sono causate da un insieme di processi neurobiologici corrispondenti ad uno stato fisico del cervello”
Stefano: “Quindi se diciamo che le idee sono causate da stati fisici del cervello, il passo successivo è capire cosa causa questo stato fisico?”
“Bravo Stefano” dice Enrico “vedo che hai capito il metodo che vorrei seguire”.
“Prima però vorrei capire bene cos’è questa cosa che chiami stato fisico del cervello” interviene Roberta.
“Parliamo allora brevemente di neurobiologia. Nel cervello ci sono qualcosa come cento miliardi di neuroni tutti collegati tra di loro da trilioni di connessioni in input, le sinapsi, e in output, gli assoni. Ogni neurone può avere due stati, diciamo stato 1 e stato 0. Quando il neurone è nello stato 1 invia, o ‘spara’, un segnale elettrico, in output, lungo l’assone verso i neuroni cui è collegato. Quando il neurone è nello stato 0 non ‘spara’ niente. Ora immagina di poter scattare una foto, in un preciso momento, dello stato, 0 o 1, dei cento miliardi di neuroni. Quello che appare sulla foto è lo stato fisico del cervello in quel preciso momento. Ogni nostro pensiero, emozione, sentimento corrisponde ad un preciso stato fisico del cervello”.
Roberta: “Ma i pensieri, le idee, i sentimenti, le emozioni, l’amore sono immateriali. Abbiamo sempre pensato che fossero generati da enti immateriali come lo spirito e l’anima. Ora tu ci vieni a dire che sono espressione della materia cerebrale”.
“Non sono io che lo vengo a dire, ma le neuroscienze. Per esempio, è provato che il danneggiamento di un particolare gruppo di neuroni inibisce la comparsa di una particolare emozione. Succede un po’ come nell’orchestra: se c’è un violino che non è accordato, il suono prodotto dall’orchestra nel suo insieme sarà disarmonico, stridente.”
Dopo una breve pausa, Enrico riprende: “Il famoso neuro scienziato Damasio ha scritto che quello che chiamiamo anima o spirito non è altro che l’espressione di stati fisici, complessi e unici, dell’organismo umano e conclude: niente corpo, niente anima”.
Stefano: “Sono convinto anch’io di questo. Rimane da dire qual è la causa, o, meglio, come viene a definirsi, un particolare stato fisico del cervello”.
“In ogni istante, un’infinità d’informazioni si muovono dal corpo al cervello. Ci sono segnali che nascono all’interno del corpo, dalle visceri, dai muscoli, dal sangue ecc. Questi sono chiamati segnali sensoriali enterocettivi. Ma ci sono anche i segnali sensoriali esterocettivi che portano al cervello le informazioni sull’ambiente circostante. Cosa se ne fa il cervello di tutte queste informazioni? Gli servono essenzialmente a disegnare un quadro complesso della vita colta al volo nel suo svolgimento. Il quadro complesso, in continuo mutamento, rappresenta lo stato fisico del cervello in un certo momento.”
Stefano: “L’idea di calore che si forma nella testa di Paolo viene determinata dai segnali sensoriali esterocettivi. E’ così?”
“Esatto. Dal punto di vista prettamente scientifico, i segnali arrivano al cervello trasportati dal sistema nervoso centrale ma sono generati dai ricettori termici sulla pelle. E’ qui, sulla pelle, che avviene l’urto tra particelle di sole e particelle di pelle.”
“Questa è un’altra cosa che non ho ben capito. Cosa intendi per particelle di sole e particelle di pelle? E in cosa consiste quest’urto?” chiede Roberta.
Enrico: “Le particelle di pelle sono le particelle elementari, elettroni, quark, ecc. che compongono i ricettori cutanei quali, per esempio, i corpuscoli del Ruffini. Le particelle di sole sono invece i fotoni, corpuscoli vibranti di energia, che il sole spara in giro nell’universo come radiazione elettromagnetica. L’urto avviene per lo scontro dei fotoni, che viaggiano alla velocità di trecentomila chilometri al secondo, con gli elettroni dei ricettori cutanei.”
“Ma cosa succede nel sole? Da dove viene fuori tutta questa energia che viene sparata in giro sotto forma di radiazione elettromagnetica e fotoni?” chiede Stefano.
“Questo credo che tu lo sappia già. Comunque, nel nucleo del sole ci sono elevatissimi valori di pressione e temperatura che innescano una fusione termonucleare con trasformazione di idrogeno in elio. Nella reazione c’è una perdita di massa che viene rilasciata come energia sotto forma di radiazione, cioè di fotoni, che partono dal sole e si irradiano in tutte le direzioni nello spazio. Alcuni di questi fotoni sbattono contro la pelle di Paolo rilasciando parte della loro energia. Sapete quanto tempo ci mette un fotone che parte dal sole per giungere sulla pelle di Paolo?”
E’ Ingrid che risponde: “Circa otto minuti”.
Enrico: “Esatto”
Dopo una breve silenzio Ingrid chiede: “Se gli elettroni dei ricettori cutanei e i fotoni sono corpuscoli puntiformi possiamo dire che si tratta di un vero e proprio scontro meccanico tra corpi?”
“Sì. A questo livello si può parlare di scontri o urti estrinseci tra corpi puntiformi. Ma non è la fine della storia perché, ad un livello più profondo, la meccanica quantistica ha dimostrato che le particelle non sono microscopiche sfere dotate di massa, posizione e velocità, ma quantità di energia senza né forma né estensione fisica. Le particelle del corpo di Paolo e le particelle di sole ed i fotoni, si assomigliano e a livello quantico, possono essere immaginate come piccolissimi vortici sulla superfice di un mare infinito di energia che interagiscono tra di loro secondo leggi naturali. E’ evidente che, ad un livello più fondamentale, non c’è un urto meccanico tra corpi ma tutta un’altra cosa … invece di un rapporto estrinseco tra particelle puntiformi esterne l’una all’altra, abbiamo un rapporto intrinseco tra campi energetici immersi in un unico magma universale di energia.”
Rimangono tutti in silenzio, Enrico in attesa di una reazione, gli altri pensierosi e perplessi.
Enrico riprende: “Abbiamo lasciato Paolo steso al sole sulla spiaggia. La sensazione piacevole di calore non è più un’idea passiva e inadeguata. Paolo ha superato il dominio dei rapporti estrinseci e si è elevato al secondo genere di conoscenza fatto di idee attive ed adeguate. Si è innalzato alla conoscenza pratiche delle cause e sa perché un raggio di sole produce certi effetti. Non registra più passivamente gli effetti. Ma la cosa più interessante è che Paolo stabilisce un vero e proprio rapporto con il sole. Può dire: io, con la mia costituzione, ed il sole, con la sua, abbiamo un comune substrato, siamo uniti in un rapporto intrinseco. Ora Paolo non è più in balia degli effetti delle particelle, ha costituito un rapporto con il sole, lui e il sole sono tutt’uno perché quello che appartiene al sole appartiene anche a lui. Ha creato un rapporto di affinità con il sole. E’ arrivato ad un passo dalla scienza intuitiva che costituisce il supremo genere di conoscenza.”
“Questo rapporto di affinità con il sole mi sembra una grande cazzata metafisica” interrompe Stefano.
“La tua impressione dipende dalla visione del mondo proposta dalla fisica tradizionale secondo cui l’universo è essenzialmente governato da un ordine meccanico la cui caratteristica principale è che i corpi, ‘esterni uno all’altro’, autonomi e indipendenti, interagiscono ‘estrinsecamente’ fra loro senza modificare la loro natura fondamentale. La teoria quantistica ha provato invece che c’è altro oltre la meccanica degli urti. Non è metafisica ipotizzare che sotto lo spazio, il tempo e la materia che noi osserviamo ci sia un livello più fondamentale nel quale ogni cosa è connessa a tutte le altre in una ‘totalità indivisa’. L’interpretazione realistica della meccanica quantistica ipotizza che la totalità indivisa sia pervasa da un ‘potenziale quantico’, un’unica onda di energia che si estende ovunque e informa istantaneamente ‘tutti di tutto’. Tutti sono informati di tutto? Che vuol dire? Secondo l’interpretazione ontologica della teoria quantistica della non-località, ogni più piccola parte dell’universo è ‘informata’ e quindi ‘conosce’ l’ordine dell’intero universo.”
“Quando parli della totalità indivisa, stai parlando forse di Dio?” interrompe Ingrid perplessa.
“Non ancora. Sto parlando dell’interpretazione della meccanica quantistica proposta dal fisico quantistico David Bohm. Ma in fondo hai ragione. Almeno per me, l’interpretazione di Bohm è il ponte tra la conoscenza di secondo genere e quella di terzo genere, quella della conoscenza intuitiva di Dio di cui parleremo più avanti se siete interessati.”
“Per oggi basta” esclama Stefano “mi hai fatto venire un gran mal di testa.”
“Scusa Stefano” interviene Ingrid “avrei ancora una cosa da chiedere a Enrico.”
Rivolta a Enrico: “Ti ho seguito con attenzione ma non mi hai convinta per quanto riguarda la mente. Per esempio, come spieghi la creatività artistica e il libero arbitrio?”
Enrico: “Il discorso sul libero arbitrio è troppo ampio e ci porterebbe fuori strada. Lo faremo più avanti se ne avrete voglia. Per quanto riguarda la creatività artistica è facile risponderti. Un’opera d’arte, come un quadro di Gauguin o una poesia di Leopardi, non è altro che una sinfonia suonata dalla materia cerebrale. Secondo le neuroscienze, è l’attività neuronale a creare le ‘immagini’: visive nei pittori, acustiche per i musicisti, matematiche per gli scienziati. E’ vero, per la cultura occidentale è inaccettabile ridurre la creatività artistica alla spregevole carne. Non può essere diversamente … per millenni ci hanno insegnato che l’anima immortale, fonte del pensiero, e il corpo mortale, vile materia, sono due cose sostanzialmente diverse”.
Ingrid: “Continuo a pensare che un’opera d’arte abbia più a che fare con lo spirito che con l’attività del cervello”.
“Brava! Anch’io la penso come te” interviene Roberta.
“Cos’è questo spirito? Forse voi confondete intuizione e spirito. Siccome l’intuizione è come un flash immediato che non sembra seguire un processo temporale, allora è facile per voi vederci il lampo dello spirito. Ma anche l’intuizione è un prodotto della complessità del cervello”
“Non concordo caro Enrico” interviene Ingrid “proprio perché l’intuizione non è soggetta al processo logico-deduttivo del ragionamento razionale io posso tranquillamente affermare che l’intuizione non è frutto del cervello ma di qualcos’altro, chiamalo spirito, anima o come ti pare”
“Perché non lo chiamiamo inconscio? Mi convince di più il coinvolgimento dell’inconscio. Nella nostra esperienza di vita noi accumuliamo dati e informazioni a livello cosciente ma anche a livello inconscio. Quando i dati accumulati nell’inconscio hanno raggiunto una certa massa critica allora parte il flash, come una ‘scarica‘ elettrica, e l’intuizione emerge a livello cosciente. Anche l’inconscio fa parte del cervello, quindi anche l’intuizione è espressione del corpo. Io posso mostrarti con un esempio che l’intuizione è sempre espressione di un particolare corpo e di un determinato stato fisico del cervello di quel particolare corpo.”
Dopo una breve pausa: “Einstein nel 1905 aveva pubblicato la teoria della relatività ristretta. Era diventato il fisico più famoso al mondo ma era profondamente insoddisfatto del risultato raggiunto perché la nuova teoria era applicabile al moto uniforme e non al moto accelerato. Poco tempo dopo la pubblicazione della relatività ristretta Einstein cominciò a pensare a come estendere la teoria in modo che le leggi della natura fossero uguali per tutti i sistemi senza riguardo allo stato di moto, uniforme o accelerato che fosse.”
Stefano interviene: “Ricordati che non siamo laureati in fisica come te. Non vorrai mica spiegarci la teoria della relatività?”
“No, assolutamente no. Voglio solo raccontare come nacque l’intuizione che portò alla teoria della relatività generale. Il dilemma dell’incompatibilità fra moto accelerato e moto uniforme torturò Einstein fino a quando, nel 1907, mentre passeggiava per le vie di Berna, vedendo un imbianchino arrampicato su un’impalcatura mentre tinteggiava una casa, nella sua mente balenò l’intuizione che chiamò ‘il pensiero più felice della mia vita’. In quell’istante Einstein, come in un flash, intuì l’equivalenza tra accelerazione e gravità. Gli ci vollero altri otto anni di sforzi enormi prima che la sua intuizione potesse concretizzarsi, nel 1915, in forma matematica, ma la teoria della relatività generale nasce da quella intuizione del 1907. Ora ti chiedo, Ingrid, questa intuizione poteva nascere in un corpo diverso da quello di Einstein? Padre Pio di Pietrelcina, pur essendo santo, poteva avere l’intuizione dell’equivalenza tra gravità e accelerazione? Ed Einstein poteva avere l’intuizione il giorno prima?”
Enrico fa una lunga pausa in attesa di una risposta, ma Ingrid rimane pensierosa in silenzio.
“Penso che la risposta sia un triplice no. L’intuizione di Einstein è frutto dello stato fisico del suo cervello in quel preciso momento, non un secondo prima né un secondo dopo. Io pongo l’origine dell’intuizione all’interno del cervello. Si può ragionevolmente presumere che l’intuizione nasca da processi cerebrali sconosciuti che partendo dal subconscio emergono nel conscio come lampi atemporali.”
Dopo una breve pausa: “Per quanto riguarda l’intuizione artistica, pensa al colore puro di un quadro di Paul Gauguin. Le immagini di colore che metteva su tela, gli arrivavano dall’aldilà, dallo spirito? Le neuroscienze, più semplicemente, ci dicono che i colori sono gestiti da sottoinsiemi di neuroni contenuti entro le cortecce visive. Sapete cos’è l’acromatosia? E’ una patologia che si manifesta con la perdita della capacità di percepire i colori, e tale che i pazienti vedono i colori come dilavati: vedono la forma, il movimento, la profondità, ma non il colore, e in tale condizione si costruiscono un universo in grigio, nelle varie tonalità e sfumature di grigio. Sapete da cosa è causata l’acromatosia? Da una lesione a uno di questi sottosistemi di neuroni deputati alla gestione del colore nella nostra mente. Gauguin avrebbe potuto disegnare i suoi quadri se fosse stato affetto da acromatosia? Non credo proprio. A me viene naturale pensare che i quadri di Gauguin non siano altro che il risultato dell’attività di un cervello particolarmente complesso e reattivo alle impressioni di colore”.
La conversazione è interrotta da Sonia che, mentre sparecchia, chiede con sorriso radioso: “Prendete uno Schnaps offerto dalla casa?”
“Cos’è?” chiede Roberta.
Stefano: “Una grappa per digerire”
“Non per me, grazie” sorride Roberta.
“Schnaps per quattro allora, grazie Sonia”
Nell’attesa, Enrico chiede: “Che programmi avete per il pomeriggio?”
Roberta: “Io mi ritiro a riposare in camera. Per stasera voglio essere in forma perfetta”
Ingrid: “Lizzy e io come prima cosa andiamo a comprare i costumi da bagno che abbiamo visto in vendita alla reception. Poi sole, piscina, whirpool, sauna e massaggi”
“Grande idea” dice Stefano “mi aggrego a voi due”
“Io invece vado a fare una passeggiata nei boschi” conclude Enrico.
Roberta si sveglia completamente ristabilita. Ha dormito un paio d’ore e si sente in forma, piena di energia e voglia di vita. Esce sul balcone. La sua camera è al terzo piano e l’ampio balcone, riscaldato da un bel sole, domina dall’alto la piscina all’aperto e il solarium. Proprio in questo momento Stefano esce dall’acqua della piscina insieme a Lizzy. Ingrid è poco più in là distesa su una sdraio a prendere il sole. Lizzy è proprio una bella ragazza, pensa Roberta. Il bikini che indossa mette in risalto il bel corpo armonioso. Snella, alta, con bei capelli biondi e un seno prorompente, Lizzy emana sensualità ad ogni passo. Ma è Stefano che calamita lo sguardo di Roberta. Non riesce a distogliere gli occhi dalle ampie spalle ancora ricoperte di goccioline d’acqua e dalle lunghe gambe muscolose ricoperte di una peluria dorata. Non può fare a meno di desiderare di sfiorare delicatamente le sue spalle umide e di passare le dita tra i capelli bagnati. Sente i grilli saltare nello stomaco … e anche più in basso. Per non lasciarsi andare alla fantasia distoglie lo sguardo con decisione e rientra in camera.
Dopo aver fatto una doccia veloce torna sul balcone e, approfittando della privacy offerta dalla balaustra, si stende sulla sun chair a prendere il sole indossando solo lo slip.
“Dov’è Enrico?” Pensa Roberta. Dopo pranzo l’aveva accompagnata in camera e dopo un bacio affettuoso era andato via per lasciarla riposare. “Proprio come quando eravamo giovani a Riaci, non fa mai le cose giuste nel momento giusto. Dovrebbe essere qui ora e invece sarà per boschi a cercar funghi”.
Dopo il malessere mattutino, Roberta si sente su di giri per il benessere e l’energia che sente in tutto il corpo. Si lascia andare all’abbraccio del sole e, ad occhi chiusi, ripensa alle parole di Enrico sull’idea attiva che dovrebbe comporre un rapporto di comunione con il sole. In effetti, pensare alle esplosioni termonucleari nel nucleo del sole, ai fotoni che attraversano lo spazio a velocità pazzesca per andare a riscaldare lei stesa sulla sdraio su un pianeta che galleggia nel vuoto dello spazio girando su se stesso e intorno al sole in mezzo a miliardi di miliardi di altri corpi celesti, le procura una sensazione di comunione e appartenenza non solo con il sole ma con tutto l’universo. In uno stato di euforia pensa “Sì, è vero … io sono parte di questa meraviglia, sono tutt’uno con questo universo inspiegabile, misterioso”. Si sente stranamente appagata e serena: il battito del suo cuore, il ritmo del respiro, il flusso del sangue nelle vene sono entrati in sintonia con il movimento dei fotoni che avverte sbattere sulla pelle, con le esplosioni nucleari nel sole in lontananza e con il ritmo di tutto l’universo.
“Ma dov’è Enrico? Ho voglia di sentirmi in comunione anche con un corpo umano”
Una domanda molesta affiora nella sua mente: comunione? con quale corpo? Quello di Enrico o quello di Stefano? Con la mente è attratta da Enrico. Il suo sguardo caldo e profondo, il sorriso che sembra nascondere segreti ineffabili, ma anche l’intelligenza e la gentilezza, hanno risvegliato in Roberta una femminilità a lungo repressa. Enrico suscita in lei un desiderio quieto di essere coccolata, abbracciata, posseduta con amore e delicatezza. Sa, senza ombra di dubbio, di potersi fidare di lui ciecamente: in ogni circostanza sarebbe sempre lì pronto a proteggerla e a incoraggiarla.
Ma Stefano con la sua sfrontatezza e potenza virile ha il potere di sconvolgere la sua parte carnale più intima. Non chiederebbe nessuna tenerezza in un rapporto con Stefano, desidererebbe solo essere presa con forza, anche con violenza, fino a rimanerne tramortita.
“Come è possibile che il mio corpo sia in così completo disaccordo con la mia mente? Enrico non ha detto che la mente e il corpo sono la stessa cosa? Io ho la netta sensazione che siano due cose diverse: il corpo mi tira da una parte, la mente mi porta da un’altra. Gli chiederò di spiegarmi questo sdoppiamento” riflette.
Il sole è caldo e Roberta spalma un po’ di olio solare sulla pelle per evitare scottature. Con cura, lentamente, stende la lozione partendo dalle caviglie, lungo le gambe e le cosce toniche e senza smagliature, sul ventre un po’ abbondante, sul seno ancora pieno e sodo nonostante la non giovane età. I grilli riprendono a saltare … “dove sei Enrico?” si chiede di nuovo. Proprio in quel momento qualcuno bussa alla porta. Senza rivestirsi si avvicina alla porta. “Chi è?”
“Enrico”
Roberta apre la porta …
Fuori è appena scesa la notte. Stefano è seduto tra Lizzy e Ingrid a un tavolo sulla veranda che affaccia sul laghetto illuminato da scenografiche luci sommerse. Bevono un aperitivo in attesa di Enrico e Roberta; sono tutti e tre visibilmente contenti ed euforici. La voce calda, profonda e suadente di Barry White che canta “You are the first, my last, my everything” è il sottofondo musicale che si diffonde con discrezione in tutto il ristorante creando un’atmosfera magica.
Stefano sospira: “Si sta proprio bene in questo albergo”.
Con sorriso malizioso poi aggiunge “Speriamo che Roberta non si sia ancora ripresa e che abbia bisogna di un altro giorno di riposo”. Ingrid e Lizzy scoppiano in una sonora risata e in quel preciso momento Enrico e Roberta appaiono sull’ingresso del ristorante e si avvicinano sorridenti al tavolo.
“Non c’è alcun bisogno di chiederti come stai” dice Ingrid rivolta a Roberta “si vede da lontano un miglio che stai benissimo”.
“Voi fatto massaggi?” chiede Lizzy.
“No, e voi?”
Ingrid: “Sì, io ho provato l’Hot Stone Massage. Devi assolutamente provare questo messaggio con pietre laviche calde e oli profumati. Prima ti massaggiano il corpo con oli profumati e poi appoggiano le pietre scaldate a 40° sui punti energetici del corpo. Ho provato sensazioni di straordinario benessere e totale rilassamento”
“Io fatto Hot Chocolate Massage” dice Lizzy.
“Un massaggio al cioccolato?” chiede perplessa Roberta.
Lizzy le porge un pamphlet “Guardare lista massaggi. Schau mal hier … Hot Chocolate Massage”
Roberta legge: “Il massaggio al cioccolato dona alla pelle e ai sensi una straordinaria esperienza di benessere. Le proprietà calmanti e allo stesso tempo stimolanti dei principi attivi del cacao vengono trasmesse direttamente ai sensori della pelle. Il prezioso burro di karitè della noce di shea così come le sostanze dell’olio di mandorla, hanno proprietà rassodanti e donano alla pelle un aspetto levigato e giovanile”
“Ho proprio bisogno di un trattamento per rassodare la pelle. Penso che farò proprio questo massaggio” conclude Roberta.
“E tu Stefano? Anche tu ti sei fatto massaggiare?” chiede Enrico.
“Sì … ma ho fatto un semplice massaggio sportivo”
La cena è ottima, un buon vino fa il suo effetto e tutti sono di buonumore. La serata scorre via in allegria e, dopo cena, Lizzy chiede: “Cosa fare adesso? Ballare?”
Ingrid e Stefano sono subito d’accordo: “Ottima ida” dice Stefano.
Enrico e Roberta sono dubbiosi.
“Che dici? Noi facciamo una sauna finlandese?” chiede Enrico.
“Stefano, sai se la sauna è aperta di sera?” chiede Roberta.
“Sì è aperta fino alle undici. Vi consiglio anche di fare l’idromassaggio caldo nella whirpool della grotta rocciosa.”
Sono quasi le due di notte quando Stefano rientra nella camera che divide con Enrico … ma Enrico non c’è.
Proprietà letteraria riservata by © Luigi Di Bianco
… per recensioni, commenti scrivere a ldibianco@alice.it
Per cominciare dall’inizio: Primo giorno