Federica Tranzillo meets Lidia Fittipaldi

23 aprile 2017 | 16:07
Share0
Federica Tranzillo meets Lidia Fittipaldi

Il giovane grande duo violino e pianoforte si esibirà questa sera nell’Auditorium Carlo Pisacane di Sapri  Di OLGA CHIEFFI La violinista Federica Tranzillo, Konzertmeister dell’Orchestra Giovanile NapoliNova, dopo aver stregato con il concerto in La Minore di J.S.Bach per violino e orchestra l’uditorio del teatro Don Bosco di Caserta, diretta da Mariano Patti, una scelta […]

Il giovane grande duo violino e pianoforte si esibirà questa sera nell’Auditorium Carlo Pisacane di Sapri

Di OLGA CHIEFFI

La violinista Federica Tranzillo, Konzertmeister dell’Orchestra Giovanile NapoliNova, dopo aver stregato con il concerto in La Minore di J.S.Bach per violino e orchestra l’uditorio del teatro Don Bosco di Caserta, diretta da Mariano Patti, una scelta lodevole la sua che propone una pagina che richiede un’ interiorizzazione del suono dello strumento, più che vuota “prestidigitazione” atta a fuochi d’artificio post-romantici, che infarcisce i programmi degli archi, incontrerà stasera nell’auditorium Carlo Pisacane di Sapri la talentuosa tastiera di Lidia Fittipaldi. E’ questo uno degli eventi della stagione dell’associazione Antonio Vivaldi, che quasi ogni domenica, con inizio alle ore 19,30, propone al pubblico il meglio della gioventù musicale in carriera. Le due giovani e già lanciate strumentiste, incontratesi tra le mura amiche del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, hanno scelto per la serata saprese due gemme della letteratura violinistica, la Sonata in La di Cesar Franck datata 1886 e la Sonata N° 3 op.45 in Do di Edvard Grieg concepita nella stessa estate. Dedicata al grande violinista belga Eugène Ysaÿe, la Sonata di Cèsar Frank è un’opera emblematica forse quant’altre mai, non soltanto dello stile del suo autore ma anche, in qualche modo, di un’intera epoca della musica francese: dove convivono e si intrecciano intensità lirica, elegante nitore della scrittura, culto e rigore della forma, pronunciato gusto neoclassico evidente tra l’altro nel ricorso alla tecnica contrappuntistica, linguaggio armonico raffinatissimo ispirato dal cromatismo wagneriano nonché da ripensamenti modali, anelito all’organicità compositiva. Quest’ultimo si riflette anzitutto nel principio costruttivo ciclico tanto caro a Franck e che qui si manifesta a vari livelli: se l’idea ciclica formulata nel primo movimento determina o perlomeno incide sulla conformazione melodica dei temi dei movimenti successivi (decisivo al riguardo è l’intervallo di terza), assumendo via via nuove e cangianti configurazioni, e in ogni caso ricompare ben riconoscibile sotto specie di ricordo o reminiscenza, la sostanza tematica principale e per così dire autonoma del terzo movimento viene a sua volta riutilizzata, in funzione complementare, nel finale. La seconda parte della serata sarà dedicata a Grieg, con la sua terza sonata, opera di un musicista giunto alla piena maturità, in grado di dispiegare tutta la sua abilità e originale sensibilità nell’impiego della forma classica, capace di guardare, come scrisse più tardi lo stesso compositore “verso più ampi orizzonti”. Non è da escludere che Grieg abbia reagito con il suo lavoro alla recente pubblicazione proprio delle Sonate per violino di Franck e di Brahms, che esploravano strade diverse per ridare vita alle forme tradizionali della musica strumentale. Malgrado la pretesa dell’autore di aver ritrovato a Troldhaugen la “joie de vivre”, la pagina esprime le tensioni di un conflitto drammatico, specie nella appassionata veemenza del tema principale che domina in maniera straripante l’“Allegro” iniziale. Lo sviluppo infatti è basato quasi per intero sull’elaborazione del primo tema, che riaffiora un’ultima volta anche dopo la ripresa. La difficoltà di concepire la forma cameristica come un dialogo organico tra strumenti diversi si manifesta anche nella magnifica “Romanza” centrale, benché Grieg riesca miracolosamente a camuffare l’isolamento dei due strumenti grazie a un incantevole materiale melodico e a una grazia leggera nel padroneggiare la scrittura. Il Finale, “Allegro animato”, mantiene la tensione espressiva dell’inizio, in cui il flusso melodico del violino è incline a una ricerca permanente di nuovi colori armonici, con modulazioni improvvise e ripetizioni su ottave diverse.