Lo studio della forma urbana di una città medievale non può essere limitato all’analisi delle strutture edilizie e architettoniche; la ricostruzione delle aree funzionali urbane non può prescindere dalla consapevole conoscenza della società che ne aveva determinato la strutturazione, dell’economia da essa stabilita, dalle istituzioni politiche, ecclesiastiche e religiose da essa realizzate. La civitas lapidum […]
Lo studio della forma urbana di una città medievale non può essere limitato all’analisi delle strutture edilizie e architettoniche; la ricostruzione delle aree funzionali urbane non può prescindere dalla consapevole conoscenza della società che ne aveva determinato la strutturazione, dell’economia da essa stabilita, dalle istituzioni politiche, ecclesiastiche e religiose da essa realizzate.
La civitas lapidum non può essere veramente conosciuta senza la contemporanea comprensione della civitas hominum: non si può capire e spiegare la conformazione degli edifici di pietra e la loro collocazione urbana senza tener presente le motivazioni sociali, economiche, politiche ed ecclesiastico-religiose degli uomini che hanno fatto quelle scelte urbanistiche e architettoniche.
La ricostruzione del plastico della forma urbana di Amalfi medievale si basa, pertanto, sulla duplice lettura urbanistica e sociale.
La verità assoluta circa la forma della città la conosce solo Dio, il quale, considerando il nostro libero arbitrio, ci ha consentito lo sfizio di indagare nel passato per avvicinarsi quanto più è possibile alla realtà effettiva.
Se i risultati della nostra ricerca, segnata da un forte rigore scientifico, ci hanno condotto all’80% di tale realtà, allora possiamo esser convinti di aver fatto un buon lavoro!
La ricostruzione plastica di Amalfi medievale si basa su di una metodologia della ricerca d’impronta segnatamente scientifica, fondata sull’analisi attenta e scrupolosa delle fonti documentarie e archivistiche, dell’archeologia esterna mediante la lettura stratigrafica delle superfetazioni edilizie, delle attendibili testimonianze orali connesse alla memoria degli anziani della città, delle antiche e vecchie iconografie rappresentate da dipinti, disegni, piante, stampe, foto d’epoca, degli esiti delle campagne di esplorazione archeologica subacquea, dei risultati delle investigazioni geologiche e geofisiche, delle fonti letterarie e cronachistiche.
Questa collazione di dati, opportunamente analizzati e collegati tra di loro in base ad una ferrea e rigorosa logica, ha permesso la ricostruzione “a puzzle” del tessuto urbano medievale. Da qui è derivata una pianta bidimensionale che si è potuta trasferire, tenendo presenti la terza dimensione e le curve di livello, in una grafica 3D, base fondamentale per la realizzazione del plastico.
Il plastico di Amalfi medievale è una rivisitazione della città marinara urbanistica e sociale, così come doveva apparire nel secolo XIII.
Il fine primario di tale opera è da individuare nella sua funzione didattica, offerta ai giovani della Costa d’Amalfi, alcuni dei quali hanno collaborato alla sua realizzazione. Essi potranno apprendere la civiltà dei loro avi, per ricavarne insegnamenti utili alla costruzione del futuro della loro patria, del quale essi saranno inevitabilmente protagonisti.
<< Conoscendo il nostro passato, costruiremo il nostro futuro >>, questa è la massima che la gioventù amalfitana dovrà trarre fuori dallo studio del nostro plastico.
In aggiunta, l’opera assume un carattere di alta divulgazione per l’intera popolazione della città e della Costa, in quanto fa rivivere il nostro passato mediante interessanti spaccati di vita quotidiana di quello che fu il “buon governo” dei nostri avi, segnato dalla funzionale organizzazione urbana, nonché dalle attività socio-economiche e dalla religiosità popolare.
Un’altra rilevante funzione associata al plastico è la presentazione ai graditi ospiti della città di un significativo esempio divulgativo e didascalico al servizio del turismo culturale, un biglietto da visita della civiltà amalfitana medievale nei confronti dell’intera umanità, un messaggio di civiltà lanciato ai quattro angoli della Terra da una città marinara “di frontiera sulle sponde del Mediterraneo”.
Il plastico di Amalfi medievale, collocato in un posto strategico della città, costituirà il benvenuto di accoglienza da parte di una comunità per tradizione avvezza alla cosmopolita missione umanitaria della diplomazia culturale, perchè a giusta ragione Amalfi si è autoproclamata “Città della Storia”.
Così il plastico, congegnato secondo la strategia testè presentata, dovrà rappresentare una memoria imperitura del nostro passato per le generazioni future.
La produzione di un plastico urbanistico-sociale relativo alla storia di una città deve necessariamente essere fermato ad un’epoca precisa, affinchè esso abbia una validità scientifica e una lettura interpretativa chiara ed esaustiva.
Nel caso di Amalfi abbiamo deciso di fermare l’orologio della storia al secolo XIII, cioè prima che gli eventi catastrofici del 1270 e del 1343 devastassero irreversibilmente il litorale e quando il fiume Canneto scorreva ancora allo scoperto nell’ambito del centro urbano.
La ricostruzione interessa l’area del primitivo centro urbanizzato, delimitato a settentrione della Porta Hospitalis, l’accesso pubblico che almeno dal X secolo segnava la demarcazione tra la città dentro le mura e l’area delle attività produttive, che si sviluppava nella parte più interna della valle fluviale.
Dall’11 al 30 aprile è allestita la presentazione del progetto del plastico, insieme ad una mostra del pittore-paesaggista inglese Edward Lear, che ha visitato la Costa d’Amalfi nel 1838 e nel 1844, presso la Sala don Andrea Colavolpe, nel Corso delle Repubbliche Marinare (Amalfi), accanto alla chiesa di S. Benedetto, a cura del Centro di Cultura e Storia Amalfitana. (Giuseppe Gargano)