Napoli, parte l’assalto alla Juve: è la notte dell’orgoglio
È la sera del grande incontro tra Napoli e Juve al San Paolo ed anche quella del ritorno di Higuain, il «traditore» passato ai bianconeri nella scorsa estate. Sarri su Gonzalo: «Ormai è solo un avversario, pensiamo piuttosto alla Juve, più forte tecnicamente e politicamente». Tra gli azzurri rimane il dubbio Reina, si deciderà solo […]
È la sera del grande incontro tra Napoli e Juve al San Paolo ed anche quella del ritorno di Higuain, il «traditore» passato ai bianconeri nella scorsa estate. Sarri su Gonzalo: «Ormai è solo un avversario, pensiamo piuttosto alla Juve, più forte tecnicamente e politicamente». Tra gli azzurri rimane il dubbio Reina, si deciderà solo poco prima della gara.
Sono due riferimenti non casuali, perché questa corazzata (5 scudetti di fila)che si è ulteriormente rafforzata sottraendo i migliori alla concorrenza (Higuain e Pjanic) non avrebbe bisogno di supporti che invece spesso riceve, come possono testimoniare Inter, Napoli e Milan, le tre grandi che in un mese si sono lamentate del trattamento ricevuto dagli arbitri allo Stadium. Non è casuale che alla vigilia del round di campionato, affidato all’esperto Orsato (al terzo match consecutivo tra azzurri e bianconeri), la società di De Laurentiis abbia sottolineato che quella di Sarri è la squadra meno fallosa e anche quella che non ha avuto espulsi per proteste. «Dati e numeri certificano un fatto: il profondo rispetto che il nostro club giustamente riconosce all’intera classe arbitrale», è stato scritto nella nota. Meglio sgomberare il campo dagli equivoci: non vi sarà un clima teso intorno all’arbitro e agli avversari. Anche se stasera, dopo 322 giorni, al San Paolo si ripresenta Lui.
Lui è Higuain, diventato il peggiore nemico di una città che non conosce l’odio quando la Juve con 90 milioni lo portò via da Napoli. Sarri ha opportunamente spostato l’attenzione sui bianconeri e sul grado di difficoltà di questo confronto, non per evitare di mettere metaforicamente nel mirino il Pipita ma perché la Juve è anche altro. È una macchina che funziona bene e che ha avuto pochi cedimenti anche perché Allegri ha sempre trovato la soluzione più pratica ed efficace sotto l’aspetto del modulo e degli uomini. Invincibili a Torino, i bianconeri hanno subito quattro sconfitte fuori casa e nelle ultime due trasferte hanno pareggiato a Udine e battuto, soffrendo, la Samp. Il tecnico si prepara a un ciclo molto impegnativo, tra i match di campionato, Coppa Italia e Champions, e non ha un gruppo nelle migliori condizioni a causa dei problemi fisici di Dybala e Mandzukic. E, dopo l’infortunio di Pjaca, anche la sua panchina s’è accorciata e il turnover rischia di non avere l’abituale positivo effetto. Tuttavia l’interrogativo più importante non è quello sul modulo che il tecnico dei bianconeri sceglierà al San Paolo, ma il dubbio sul portiere del Napoli: Reina gioca o resta fuori per i postumi del problema fisico accusato dieci giorni fa in Spagna? Pepe saltò una sola partita dello scorso campionato, esattamente un anno fa, e il giovane brasiliano Gabriel lo fece molto rimpiangere a Udine: si chiuse dopo quella sconfitta la rincorsa scudetto. Se l’ex campione del mondo non ce la facesse – ma i leader sono tali anche perché corrono rischi – toccherebbe a Rafael, ricordato come pararigori nella sfida per la Supercoppa 2014 contro la Juve a Doha. Certo, non sarebbe la stessa cosa. Reina ha giocato 39 delle 40 partite in questa stagione, subendo 49 reti.
Le statistiche sono favorevoli al Napoli, che negli ultimi dieci anni ha perso soltanto una volta in casa contro i bianconeri. In questo periodo vi è stato un riequilibrio tecnico, anche se non completo, perché c’è ancora un margine di distacco, rappresentato dagli attuali 10 punti in classifica. È battibile anche stavolta la Juve con quel tridente leggero che può mettere in difficoltà la compassata difesa bianconera (Callejon ha colpito due volte nei due match a Torino, tuttavia senza portare in dote punti, e Mertens si presenta al duello con Higuain in vantaggio di una rete: 20-19) e con quegli inserimenti di Hamsik che ha l’occasione per ribadire la sua ulteriore crescita tecnica. Ma è battibile, soprattutto, se non vi saranno cali di tensione, emersi anche in situazioni di assoluto favore, come la partita di due settimane fa ad Empoli, dove il Napoli ha rischiato di scivolare verso il pareggio pur trovandosi dopo un tempo sul 3-0. Comunque sia composta, la prima linea della Juve è temibile, anche perché può giovarsi della spinta di Cuadrado e del magnifico tiro di Pjanic. Allegri sa sfruttare l’arma dei calci piazzati, quando si spingono nell’area avversaria Bonucci e Chiellini. La teoria della marcatura a zona su angoli e punizioni è stata perdente non soltanto contro il formidabile galactico madridista Sergio Ramos, ma anche contro l’atalantino Caldara ed è un vantaggio che non andrebbe concesso a chi vede in questi 90′ l’occasione per muovere un altro passo verso il sesto scudetto consecutivo.
La Juve è un modello per Sarri, anche se non culturale e tattico. Lo disse nella prima intervista da allenatore del Napoli, nell’estate di due anni fa, quando ricordò gli occhi della tigre che aveva quella squadra, già guidata da Allegri, sul campo del neo promosso Empoli. Il tecnico, appena legittimamente insignito della Panchina d’oro, non ha alterato la sua filosofia che individua nel gioco l’unico mezzo per raggiungere il risultato, tuttavia ha cercato di rendere la squadra, ereditata da Benitez, più cattiva in zona gol. Non è riuscito sempre a trovare l’equilibrio difensivo (a causa di cali di tensione) e a volte non regge il filo che collega i reparti. Ma il Napoli è adesso una squadra che può guardare negli occhi la Juve e non subirne l’insistente pressing sugli avversari. I bianconeri hanno due caratteristiche che li distinguono, almeno sui terreni italiani: riescono abilmente ad assicurarsi punti nelle cosiddette partite sporche, quando il livello tecnico non fa la differenza, e sanno sfruttare con feroce tempismo l’errore del rivale.
Allegri è partito dal basso come Sarri, tuttavia a 41 anni era già in serie A, alla guida del Cagliari. Ha maggiore esperienza anche nella gestione di importanti sfide a distanza ravvicinata, come quelle che in quattro giorni metteranno di fronte Napoli e Juve, in un avvincente mix di campioni ed emozioni, di tensioni e di spettacolo. Sarri si sta dimostrando più strategico in questi mesi e si vede da come attua il turnover, però non vuole (e non può, a causa della situazione in classifica e dell’1-3 in Coppa Italia) derogare dalla regola di un passo, dunque di una partita, alla volta. Anche perché temporaneamente la Roma è salita a +5 e la Lazio si è portata a -3, deve essere buona la prima contro quella Juve che Allegri presenta «bella come il sole». Ma al San Paolo, oggi e mercoledì, si gioca di notte.
IL MATTINO SPORT