Napoli. Ristrutturata la tomba di Thalberg a spese della famiglia. I discendenti: «Fu donata al Comune, ma non c’è manutenzione»

21 aprile 2017 | 18:31
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Napoli. Ristrutturata la tomba di Thalberg a spese della famiglia. I discendenti: «Fu donata al Comune, ma non c’è manutenzione»

Napoli. Per riconoscere un segno della visita dei ladri è sufficiente abbassare lo sguardo. Sul pavimento una grata di ferro ha preso il posto di una lastra di marmo. L’urna con il corpo, invece, è nuova. Così come la porta dello spazio interno dove riposa Sigismund Thalberg, il fondatore della Scuola pianistica napoletana. La maestosa […]

Napoli. Per riconoscere un segno della visita dei ladri è sufficiente abbassare lo sguardo. Sul pavimento una grata di ferro ha preso il posto di una lastra di marmo. L’urna con il corpo, invece, è nuova. Così come la porta dello spazio interno dove riposa Sigismund Thalberg, il fondatore della Scuola pianistica napoletana. La maestosa cappella al cimitero di Poggioreale, collocata nel famoso «Quadrato degli Uomini illustri», con i resti del grande musicista austriaco morto a Napoli nel 1871, è stata rimessa a posto nel giro di un mese. Il tempo necessario per rimediare ai danni provocati dall’assalto alla tomba di alcuni malviventi, scoperto circa quaranta giorni fa da Giulia Ferrara Pignatelli di Strongoli, trisnipote del musicista, e da Francesco Nicolosi, pianista e presidente del Centro Studi Thalberg: catenacci divelti, pezzi di marmo sradicati e la struttura in ottone che sorreggeva l’urna di vetro con i resti dell’artista trafugata. Un oltraggio alla memoria di Thalberg, star del pianoforte nell’Ottocento e rivale di un mostro sacro come Franz Liszt, a cui già una settimana dopo la morte fu sottratto il manto d’ermellino con cui era stato sepolto. Nell’occasione, inoltre, il corpo fu sollevato compromettendone l’imbalsamazione. L’ultimo raid rilancia anche il problema dei furti al cimitero di Poggioreale. Episodi che si ripetono da tempo e senza sosta, malgrado nella zona un foglio sfilacciato su un cartello parli di «area protetta» e «videosorvegliata». Solo in teoria, a quanto pare. «Purtroppo non esiste sicurezza. Niente telecamere, né allarmi. Dicono che dalle sette di sera il cimitero diventi terra di nessuno. Entrano addirittura con i camion per portar via i pavimenti, il piombo delle cappelle e gli altari di marmo con cui poi fanno i caminetti» denuncia Giulia Ferrara Pignatelli di Strongoli. È stata la sua famiglia a farsi carico delle spese di ripristino. Circa mille euro, utilizzati anche per liberare il retro della tomba da piante ed erbacce. La Cappella di Thalberg, però, è di proprietà del Comune: un dono della vedova del pianista, Francesca Lablache, scomparsa nel 1895, corredato da un lascito di mille lire da far fruttare per curare la manutenzione della tomba. Che dunque spetterebbe al Comune. «Ma questo non è mai accaduto – precisa Giulia Ferrara Pignatelli di Strongoli – noi facciamo quello che possiamo. Però, ad esempio, i lavori necessari sulla cupola non possiamo farli noi». Gli effetti dell’incuria, come nel caso di altre tombe vicine, sono già visibili. All’interno marmi e stucchi cominciano a perdere smalto e pezzi. Mentre all’esterno, sulla parte alta della Cappella progettata dall’architetto Giuseppe Semeraro, sono spuntati arbusti e addirittura un alberello di fico. «Vivo a Napoli da 42 anni, il Centro Studi Thalberg esiste da 30, ho scritto lettere a sindaci e assessori. Niente. Mai ricevuto risposte. Dopo la profanazione della tomba, mi aspettavo un cenno. Persino Muti mi ha scritto dicendo che era addolorato per l’accaduto», aggiunge con amarezza il maestro Nicolosi. Con il Centro Studi lavora per far riscoprire la figura di Thalberg. Che all’estero invece è amatissimo. «Porto regolarmente 6-7 volte all’anno in visita alla tomba musicisti stranieri che ne fanno richiesta – conclude Nicolosi – Thalberg fu l’unico pianista romantico a fare una tournée in America. Due anni, 580 concerti. È conosciuto anche negli Stati Uniti dove c’è una Thalberg Society e a Mosca dove visse per molto tempo. Insomma è un pianista noto in tutto il mondo, meno che in questa città». (Corriere del Mezzogiorno)