Napoli. Santobono, tangenti e corruzione. Sei arresti e una valanga di indagati

5 aprile 2017 | 17:39
Share0
Napoli. Santobono, tangenti e corruzione. Sei arresti e una valanga di indagati

Napoli. L’appalto da 12 milioni per le pulizie nell’azienda sanitaria Santobono-Pausilipon faceva gola ad aziende concorrenti: così Kuadra ha corrotto uno dei tre componenti della commissione aggiudicatrice, ma è stata l’associazione temporanea di imprese Manutencoop – Euroservizi Generali Group – Security Service, che ha corrotto il presidente, a vincere la gara. Un’operazione della squadra mobile […]

Napoli. L’appalto da 12 milioni per le pulizie nell’azienda sanitaria Santobono-Pausilipon faceva gola ad aziende concorrenti: così Kuadra ha corrotto uno dei tre componenti della commissione aggiudicatrice, ma è stata l’associazione temporanea di imprese Manutencoop – Euroservizi Generali Group – Security Service, che ha corrotto il presidente, a vincere la gara. Un’operazione della squadra mobile ha consentito di ricostruire la seconda vicenda (la prima aveva già portato un anno fa all’esecuzione di alcune misure cautelari): una persona è finita in carcere, cinque ai domiciliari, altre quattro hanno l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza; diciannove in tutto gli indagati, ai quali vengono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione, turbativa d’asta e tentativo di estorsione aggravato dalle modalità mafiose. Le misure cautelari sono state emessa dal gip Mario Morra e notificate dagli agenti della squadra mobile, diretta da Fausto Lamparelli. Tra le persone finite ai domiciliari c’è l’avvocato Guglielmo Manna, responsabile del settore legale dell’azienda ospedaliera ed ex marito di Anna Scognamiglio, la giudice componente del collegio che deliberò sulla richiesta di sospensione nei confronti di De Luca in base alla legge Severino. I due sono stati di recente rinviati a giudizio dal gip di Roma per le presunte pressioni finalizzate a garantire a Manna una nomina prestigiosa nel settore della sanità. Arresti domiciliari anche per Pasquale Arace, dirigente dell’azienda ospedaliera e presidente della commissione di gara; Gaetano Russo, impiegato amministrativo; Umberto Accettullo, ex direttore amministrativo delle Adisu (Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario) di Federico II, Orientale e Parthenope; Pasquale Greco, geometra e collaboratore di Accettullo. In carcere è finito l’infermiere del Santobono Giorgio Poziello. Obbligo di soggiorno per l’imprenditore Pietro Coci, titolare della Euroservizi Generali Group, le cui dichiarazioni, riscontrate da intercettazioni e servizi di osservazione sono alla base dell’inchiesta; per il cognato Antonio Murolo; per Danilo Bernardi, dirigente di Manutencoop, e Pasquale Cosentino, imprenditore genero di Pietro Coci. Nei prossimi giorni il giudice si pronuncerà sulla richiesta di misura interdittiva avanzata dalla Procura nei confronti di Euroservizi Generali e Manutencoop. Due i filoni dell’inchiesta, che è affidata ai pm Celeste Carrano, Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock con il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Il primo riguarda l’appalto per le pulizie, manutenzione delle aree verdi, facchinaggio, logistica e gestione delle salme nella morgue dell’azienda ospedaliera. Secondo l’accusa, dirigenti di Manutencoop e l’imprenditore Pietro Coci hanno corrotto Pasquale Arace, Guglielmo Manna e Giorgio Poziello promettendo loro 200.000 euro, elargiti solo in parte; la somma corrisponde a circa il due per cento dell’importo. Inoltre Pietro Coci ha assunto la compagna ucraina di Arace e le ha pagato le spese (13.000 euro) per farle ottenere la patente di guida. Gaetano Russo, in cambio dell’assunzione del figlio da parte di Coci e di una tangente di 500 euro al mese accelerava la liquidazione delle fatture, omettendo di segnalare che l’azienda di Coci non era in regola con il versamento dei contributi Inps. Infine Giorgio Poziello, in un momento in cui Coci non riusciva a pagare le tangenti secondo le scadenze concordate, gli fece forti pressioni, arrivando a minacciarlo di far intervenire il clan Polverino per ottenere una somma di gran lunga maggiore. Effettivamente, è emerso dalle intercettazioni, l’infermiere conosceva bene Carmela Polverino, figlia di Antonio, capoclan latitante, e moglie di Salvatore Cammarota, condannato nel 2015 a 30 anni di reclusione per associazione camorristica e traffico internazionale di stupefacenti. Poziello si prodigava per far ottenere alla donna un trattamento di favore al Santobono in occasione di visite ed esami per il figlio. Dalle intercettazioni appare come un uomo avido di denaro, facile all’ira e disposto a tutto. Il secondo filone di indagine verte sulle Adisu. Coci ha ammesso di aver consegnato 20.000 euro e un iPhone (destinato al geometra) in cambio di svariati appalti relativi ai servizi di facchinaggio, pulizia e traslochi nelle università. Tramite un amico commercialista pugliese, inoltre, aveva procurato ad Accettullo le tracce del concorso notarile che si svolse nell’aprile 2014 al quale partecipava anche la figlia del dirigente. Quest’ultima, tuttavia, all’ultimo momento si ritirò poiché non si sentiva sicura. Così il procuratore reggente, Nunzio Fragliasso, che negli anni Novanta coordinò importanti indagini su Tangentopoli, ha commentato la notizia dell’inchiesta: «La corruzione è un fenomeno mai sopito, inveterato nel tempo». La differenza è rappresentata dal fatto che prima tutto avveniva «in modo meno occulto mentre oggi si naviga sottacqua». Ma le percentuali delle tangenti «sono rimaste sempre le stesse». Per Beatrice obiettivo delle indagini è colpire la «commistione del mondo delle organizzazioni camorristiche e il mondo degli affari», una commistione che appare particolarmente evidente nel campo della sanità e che rende «difficile individuare le condotte criminose». (Corriere del Mezzogiorno)