Operazione antidroga a Salerno, Eboli, Battipaglia e Villaricca. Fermo per sei persone, in quattro rispondono anche di estorsione
«Vengono i napoletani e vi ammazzano». Con questa modalità mafiosa tenevano sotto scacco i pusher che non pagavano le partite di droga. Perlopiù giovani che acquistavano stupefacenti dai grossisti con base operativa nella Piana del Sele, ad Eboli, nel cui ambiente delinquenziale si è affermato Umberto Ciardi , 44 anni: uno dei sei sottoposti a […]
«Vengono i napoletani e vi ammazzano». Con questa modalità mafiosa tenevano sotto scacco i pusher che non pagavano le partite di droga. Perlopiù giovani che acquistavano stupefacenti dai grossisti con base operativa nella Piana del Sele, ad Eboli, nel cui ambiente delinquenziale si è affermato Umberto Ciardi , 44 anni: uno dei sei sottoposti a fermo ieri dalla squadra Mobile di Salerno, diretta dal vicequestore Tommaso Niglio. Gli ordini di cattura sono stati firmati dai magistrati Elena Guarino e Vincenzo Senatore della Dda. Si tratta di fermi di indiziato di delitto. I sei sono indagati, a vario titolo, per illecita vendita di sostanze stupefacenti ed estorsione, aggravata dal metodo mafioso. All’alba di ieri i poliziotti sono stati impegnati ad Eboli, Battipaglia, Salerno e Villaricca, in provincia di Napoli. I destinatari del provvedimento di fermo, oltre a Ciardi, sono Francesco Rosa (34 anni, sorvegliato speciale già colpito da un obbligo di soggiorno a Scafati), gli ebolitani Cosimo Dianese, Cosimo Petrillo e Luca Sansone. Fuori provincia, invece, gli agenti della Mobile hanno arrestato Vincenzo Esposito: il possibile riferimento del gruppo per l’approvvigionamento della materia prima. L’indagine non è ancora chiusa e l’elenco potrebbe allungarsi con i nomi di altri indagati. Soggetti legati al gruppo che contribuivano allo spaccio della droga sulle piazze della Piana e dell’entroterra Salernitano. L’attività investigativa della squadra Mobile della questura di Salerno, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è iniziata a novembre dello scorso anno. La polizia ha operato attraverso intercettazioni e appostamenti. Un intenso lavoro investigativo che ha permesso di ricostruire la rete di collegamenti di pusher con la base storica ebolitana. Lo spaccio aveva ramificazioni in tutta l’area a sud della provincia. Un voluminoso giro di affari attraverso il commercio della cocaina che arrivava su richiesta dai grossisti napoletani. E sulla scorta dell’organizzazione dei clan partenopei il gruppo rivendeva la droga agli spacciatori di quartiere o di paese. Non tutti rispettavano i patti, qualcuno finiva spesso in ritardo con i pagamenti. E con loro gli indagati non erano affatto benevoli e accondiscendi. Non facevano dilazioni dei pagamenti. A chi non estingueva il debito arrivavano minacce senza troppi sconti. La minaccia più frequente era quella di rimettere il debito nelle mani «dei napoletani». Per fare più paura aggiungevano il dettaglio che i loro interlocutori «non scherzano, sparano». Per quelli che non si piegavano neppure davanti alle minacce partiva la spedizione punitiva. La ragione se la facevano con la violenza. Due, finora, sono i casi di estorsione in danno di pusher scoperti dagli inquirenti. Gli indagati, per questi episodi, sono Dianese, Ciardi, Sansone e Rosa. A fine febbraio un arresto per spaccio collegato all’indagine della Dda: in via Antonio Gallotta, una strada della zona ex 167 di Eboli, finì in manette Cosimo Dianese. I clienti li riceveva sul pianerottolo al primo piano, evitando di farli entrare in casa. Gli agenti notarono che la sosta durava pochi minuti, il tempo dello scambio, e poi gli acquirenti riscendevano. In quella circostanza i poliziotti fermarono un giovane ventenne che fu segnalato alla prefettura quale assuntore e consumatore abituale di stupefacenti. Gli agenti erano già sulle tracce di Dianese, figlio di Carmine, collaboratore di giustizia. Nell’abitazione di Dianese gli agenti, al termine della perquisizione domiciliare, sequestrarono ventisette dosi di cocaina pronte per essere vendute. Gli episodi al vaglio degli inquirenti sono molteplici e su tutti sono in corso approfondimenti di indagini. Molti sono i casi di spaccio finiti sotto la lente investigativa della squadra Mobile. Un paio, invece, i casi di estorsione e sono quelli che hanno portato alla firma del decreto di fermo. Nelle intercettazioni emerge la violenza con la quale si chiedeva ai pusher di rientrare dal debito. E poi quelle minacce forti e dirette. Nei prossimi giorni, in tribunale a Salerno, dinanzi al giudice per le indagini preliminari, sono previste le udienze di convalide dei fermi. Sarà quella la prima occasione per i sei fermati finiti in carcere di fornire spiegazioni a propria discolpa. (La Città di Salerno)