Papa Francesco apre ai lefebvriani. Sacerdoti della Fraternità potranno unire in matrimonio i loro fedeli
L’ultima mossa di Papa Francesco accorcia le distanze con i lefebvriani e a breve potrebbe sfociare nel definitivo superamento dello scisma. Con la lettera pubblicata ieri dalla Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” e indirizzata ai vescovi, viene infatti data la possibilità di riconoscere validi i matrimoni dei fedeli appartenenti alla Fraternità sacerdotale San Pio X. Si […]
L’ultima mossa di Papa Francesco accorcia le distanze con i lefebvriani e a breve potrebbe sfociare nel definitivo superamento dello scisma. Con la lettera pubblicata ieri dalla Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” e indirizzata ai vescovi, viene infatti data la possibilità di riconoscere validi i matrimoni dei fedeli appartenenti alla Fraternità sacerdotale San Pio X. Si tratta di un ulteriore passo verso la pacificazione con la Chiesa di Roma dopo che era già stata garantita la validità delle confessioni impartite dai preti della Fraternità. Nel documento, datato 27 marzo, viene detto che da molto tempo sono in corso «incontri e iniziative intenti a riportare nella piena comunione la Fraternità Sacerdotale San Pio X» e che di recente il Papa «ha deciso, per esempio, di concedere a tutti i sacerdoti del suddetto istituto le facoltà per confessare validamente i fedeli, in modo da assicurare la validità e la liceità del sacramento da loro amministrato e non lasciare nell’inquietudine le persone». Una decisione che Francesco aveva adottato per il Giubileo della Misericordia, ma che poi aveva reso definitiva anche per il tempo a venire. Ancora una volta Papa Bergoglio è attento agli uomini, temendone lo spaesamento. Nella stessa linea volta a «rasserenare la coscienza dei fedeli e malgrado l’oggettiva persistenza per ora – sottolinea la lettera – della situazione canonica di illegittimità in cui versa la Fraternità», il Pontefice autorizza i vescovi affinché “possano concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale della Fraternità». Nella missiva si elencano le modalità con le quali ciò deve essere fatto: ove possibile, il vescovo deve delegare un sacerdote diocesano (o comunque regolare) affinché accolga il consenso degli sposi durante il rito del matrimonio mentre il resto della messa sarà celebrato da un prete lefebvriano. Qualora invece tutto ciò non sia possibile, il vescovo «può concedere di attribuire direttamente le facoltà necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana quanto prima la documentazione della celebrazione del Sacramento». Nelle trattative con il Vaticano sembrerebbe esserci anche l’istituzione di una “prelatura personale” e l’acquisto di una struttura, a Roma, che diverrebbe sede della Fraternità, istituita nel 1970 a Friburgo dal vescovo francese Marcel Lefebvre, ostinatamente contrario alle aperture del Concilio Vaticano II. Nello specifico questi criticò il rapporto con l’Islam, bollato come fanatismo, e si scontrò con Paolo VI sul concetto di “dignità della persona umana”, accusandolo di aver creato in questo modo un «nuovo dogma» per cui la supremazia dell’uomo mette in ombra quella di Dio. Scomunicati da Giovanni Paolo II, i lefebvriani protestarono quando Papa Benedetto XVI – che pure aveva tolto loro la scomunica e proposto un accordo che fu però rifiutato – annunciò la beatificazione di Wojtyla. Con Francesco potrebbe tornare il sereno, ma con nubi sparse, c’è da crederlo, all’interno del Vaticano. (La Città di Salerno)