Papa Francesco torna dal Cairo: ‘Su Regeni mi sono mosso’ Lo ha detto Bergoglio al ritorno dal viaggio al Cairo. Nel comunicato dopo l’incontro con Al Sisi non si accennava alla questione

30 aprile 2017 | 09:51
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Papa Francesco torna dal Cairo: ‘Su Regeni mi sono mosso’ Lo ha detto Bergoglio al ritorno dal viaggio al Cairo. Nel comunicato dopo l’incontro con Al Sisi non si accennava alla questione

Riguardo al caso di Giulio Regeni “sono preoccupato: dalla Santa Sede mi sono mosso su questo tema, perché anche i genitori me lo hanno chiesto“. Così papa Francesco, durante il volo dall’Egitto, ha risposto alla domanda dei giornalisti se della vicenda avesse parlato col presidente Al-Sisi. “La Santa Sede si è mossa – ha detto […]

Riguardo al caso di Giulio Regenisono preoccupato: dalla Santa Sede mi sono mosso su questo tema, perché anche i genitori me lo hanno chiesto“. Così papa Francesco, durante il volo dall’Egitto, ha risposto alla domanda dei giornalisti se della vicenda avesse parlato col presidente Al-Sisi. “La Santa Sede si è mossa – ha detto -, non dirò come e dove, ma ci siamo mossi”. Del colloquio con Al-Sisi ha invece detto che “era privato, e per rispetto si deve mantenere la riservatezza. E’ riservato”.

Sul viaggio di ritorno Francesco ha parlato anche di migranti e questioni internazionali.

“Non è stato un ‘lapsus linguae’ – ha puntualizzato Bergoglio – Ci sono campi di rifugiati che sono veri campi di concentramento. Qualcuno forse in Italia, e in altre parti. In Germania no”. Così ha risposto a una domanda sul suo paragone tra i campi rifugiati e i campi di concentramento, che ha molto fatto discutere anche in Germania. “Si pensi alla gente chiusa in un campo, che non può uscire – ha detto -. Sono chiusi dentro”. “Il solo fatto di essere chiusi senza fare niente è come un lager. Ma niente a che vedere con la Germania“.

I leader che hanno responsabilità in tema di possibili conflitti – ha detto Francesco – “io li chiamo e li chiamerò, come ho chiamato altri, a un lavoro per risolvere i problemi sulla strada della diplomazia”.”Fermiamoci, cerchiamo una soluzione diplomatica – ha aggiunto – E penso che le Nazioni Unite abbiano il dovere di riprendere una leadership, che si è annacquata”.

Francesco ha concluso oggi la sua visita in Egitto dedicandosi interamente, sempre al Cairo, all’aspetto pastorale, con l’abbraccio della piccola ma vivace comunità copto cattolica.

Per Dio è meglio non credere che essere un falso credente, un ipocrita!“. Così papa Francesco durante la messa al Cairo, nell’Air Defense Stadium. “Non serve riempire i luoghi di culto se i nostri cuori sono svuotati del timore di Dio e della sua presenza – ha affermato -, non serve pregare se la nostra preghiera rivolta a Dio non si trasforma in amore rivolto al fratello, non serve tanta religiosità se non è animata da tanta fede e da tanta carità; non serve curare l’apparenza, perché Dio guarda l’anima e il cuore e detesta l’ipocrisia”. “Dio gradisce solo la fede professata con la vita, perché l’unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità! Qualsiasi altro estremismo non viene da Dio e non piace a Lui!”, ha esclamato il Papa.

Dopo il pranzo alla Nunziatura apostolica del Cairo con i 15 vescovi copto cattolici, papa Francesco si è trasferito in auto al Seminario patriarcale Al-Maadi, nella periferia sud della capitale egiziana, dove incontra il clero, i religiosi, le religiose e i seminaristi, ultimo appuntamento di questa sua visita di due giorni in Egitto.

I sacerdoti e i religiosi non devono cedere “alle tentazioni che incontra ogni giorno sulla sua strada”, come quelle “di lasciarsi trascinare e non guidare”, di “lamentarsi continuamente”, del “pettegolezzo e dell’invidia”, del “paragonarsi con gli altri”, dell’ “individualismo”, del “camminare senza bussola e senza meta”, e anche a quella del “faraonismo”, cioè “dell’indurire il cuore e del chiuderlo al Signore e ai fratelli”: “è la tentazione di sentirsi al di sopra degli altri e quindi di sottometterli a sé per vanagloria, di farsi servire invece di servire”. E’ quanto ha detto papa Francesco al clero copto cattolico, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi, durante l’incontro al Seminario patriarcale Al-Maadi, al Cairo. Secondo il Papa, “il Buon pastore ha il dovere di guidare il gregge”, e “non può farsi trascinare dalla delusione e dal pessimismo”. Inoltre, “è facile accusar sempre gli altri, per le mancanze dei superiori, per le condizioni ecclesiastiche o sociali, per le scarse possibilità”, ma il consacrato è colui che “trasforma ogni ostacolo in opportunità, e non ogni difficoltà in scusa!”. Francesco ha puntato il dito anche contro il “pericolo serio” del consacrato che “invece di aiutare i piccoli a crescere e a gioire per i successi dei fratelli e delle sorelle, si lascia dominare dall’invidia e diventa uno che ferisce gli altri col pettegolezzo”: “l’invidia – ha detto – è un cancro che rovina qualsiasi corpo in poco tempo”, e “il pettegolezzo ne è il mezzo e l’arma”. Per il Papa, poi, “paragonarsi con coloro che stanno meglio ci porta spesso a cadere nel rancore”, mentre “paragonarsi con coloro che stanno peggio ci porta spesso a cadere nella superbia e nella pigrizia”: “chi tende a paragonarsi sempre con gli altri finisce per paralizzarsi”. Per quanto riguarda l’”individualismo”, ha sottolineato, “è la tentazione degli egoisti che, strada facendo, perdono la meta e invece di pensare agli altri pensano a sé stessi, non provandone alcuna vergogna, anzi, giustificandosi”. Ultima tentazione da evitare, quella del consacrato che “perde la sua identità e inizia a non essere ‘né cane né pesce’” e “vive con cuore diviso tra Dio e la mondanità”.

ANSA