SALERNO. Dieci anni di carcere per il ventenne Ciro Imoletti, che nel giugno dello scorso anno ridusse in fin di vita un diciottenne originario della Nuova Guinea nel corso di un pestaggio avvenuto al Lungomare e generato da uno scambio di persona. È la sentenza emessa ieri pomeriggio dal giudice dell’udienza preliminare Donatella Mancini, che […]
SALERNO. Dieci anni di carcere per il ventenne Ciro Imoletti, che nel giugno dello scorso anno ridusse in fin di vita un diciottenne originario della Nuova Guinea nel corso di un pestaggio avvenuto al Lungomare e generato da uno scambio di persona. È la sentenza emessa ieri pomeriggio dal giudice dell’udienza preliminare Donatella Mancini, che ha giudicato Imoletti in abbreviato per l’accusa di tentato omicidio e si è pronunciata anche sugli altri due autori dell’aggressione: il 32enne Marco Mancini, condannato a 1 anno per violenza privata e percosse, e il coetaneo Gianluca Leo, che risponde dello stesso reato e per il quale il difensore Lucio Basco ha scelto il rito ordinario. Per lui è stato disposto il rinvio a giudizio e il dibattimento inizierà a novembre, per gli altri due il processo di primo grado è già concluso e porta con sé l’obbligo del risarcimento del danno alle vittime del pestaggio, che insieme all’Arci si sono costituite parte civile tramite l’avvocato Gerardina Turco.
Si chiude così un primo capitolo di una vicenda iniziata il 30 giugno del 2016, quando tre persone assalirono con coltelli e spranghe alcuni giovani africani ospiti di un centro Sprar, (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Il 18enne Mamadou Boukhariou Diallo, a Salerno dal novembre del 2015, ebbe la peggio. I medici del Ruggi gli diagnosticarono una frattura cranica infossata con edema cerebrale e fu sottoposto a un intervento di neurochirurgia seguito da una lunga riabilitazione. Le indagini hanno ricostruito che fu colpito alla testa con un oggetto appuntito, che aveva sfondato la calotta cranica provocando un foro di quasi otto centimetri. Di quel colpo che poteva essere mortale è stato accusato Ciro Imoletti, già noto alle forze dell’ordine per episodi legati allo spaccio di stupefacenti. E proprio a un giro di droga i poliziotti della Squadra Mobile hanno collegato quella brutale aggressione. Secondo gli inquirenti i tre salernitani avevano scambiato Diallo e i suoi amici per un gruppo di gambiani a cui contendevano lo smercio di hashish e marijuana tra i viali del lungomare. Quando assalirono i nordafricani, cercavano un tale Bob, che accusavano di avere picchiato poco prima un loro amico. Gli immigrati non ne sapevano nulla; assistiti dall’Arci, non hanno mai avuto collegamenti con il giro della droga e risultano anzi integrati nella comunità cittadina. Provarono a spiegare che Bob non sapevano neanche chi fosse, ma non furono creduti e la reazione fu un pestaggio che gli stessi inquirenti definiscono di una violenza inaudita. Nonostante tutto, Diallo ha deciso di rimanere a Salerno: «È una città
che mi piace molto» ha dichiarato pochi mesi fa appena ripresosi dai postumi dell’aggressione. Qui si è allenato per alcuni mesi con una squadra di calcio di terza categoria, sta conseguendo la licenza media e il suo sogno, adesso, è di continuare gli studi.
LA CITTA DI SALERNO