Scandalo analisi al Cardarelli, c’è un testimone: “Temo ritorsioni”
CAMPIONI del sangue analizzati abusivamente all’ospedale Cardarelli. Campioni introdotti dall’esterno e, secondo denunce anonime, analizzati nel laboratorio del nosocomio per essere venduti da un ex dipendente, con la complicità di due tecnici in servizio. Un probabile mercimonio che ha fatto scattare quattro provvedimenti disciplinari. Ma dall’indagine interna avviata circa 10 mesi fa emerge la testimonianza […]
CAMPIONI del sangue analizzati abusivamente all’ospedale Cardarelli. Campioni introdotti dall’esterno e, secondo denunce anonime, analizzati nel laboratorio del nosocomio per essere venduti da un ex dipendente, con la complicità di due tecnici in servizio. Un probabile mercimonio che ha fatto scattare quattro provvedimenti disciplinari. Ma dall’indagine interna avviata circa 10 mesi fa emerge la testimonianza di un dipendente del laboratorio che ha incastrato il sistema delle “analisi abusive”.
Un dipendente che non solo si è rifiutato di “agevolare” la condotta dei colleghi infedeli. Ma ha deciso di non chiudere gli occhi e di raccontare tutto alla direzione dell’ospedale. Insomma, una testimonianza che è quasi la prova regina in grado di rafforzare le denunce anonime pervenute da giugno 2016. Bisogna partire dalla prima segnalazione: “Un pensionato frequenta il laboratorio – si legge – e con i suoi compari lavorano per se stessi riempendosi le tasche di soldoni. Vengono la mattina con la borsa piena di sangue di povera gente o lo prelevano nella stanzetta relax e poi si vendono i risultati”.
Ma come era possibile effettuare le analisi abusive aggiungendole ai prelievi giornalieri dei reparti? L’indagine ha scoperto che il pensionato, artefice degli illeciti, aveva le password per accedere al sistema informatico del laboratorio. A rivelarlo è proprio un dipendente interno che a inizio marzo si presenta negli uffici della direzione generale retta dall’ingegnere Ciro Verdoliva. Ecco la testimonianza: “Il dottore (uno dei destinati del provvedimento disciplinare, ndr) nel corso di una riunione ci ha invitato a fornire la login e la password” al pensionato “affinché ci aiutasse nello svolgimento dell’attività lavorativa. Voglio precisare che a tal proposito personalmente non ho mai consegnato” al pensionato “la mia login e password”. Non solo. Quel dipendente indica i colleghi che “mi risulta abbiano consegnato login e password” al pensionato.
E conclude: “Quanto dichiarato mi crea molta ansia e preoccupazione per eventuali ritorsioni nei miei confronti da parte di tale soggetti”. Intanto dall’indagine interna è emerso che “nel 2015 sono stati effettuati circa mezzo milione di esami non associabili a cartelli cliniche di degenza o di pronto soccorso o per prestazioni ambulatoriali e di day hospital”: un numero “riferito a ogni singolo esame di (singola glicemia, singolo emocromo, etc)”.
Da una nota del primario del laboratorio viene fuori che “l’introduzione di eventuali campioni esterni è realizzabile solo sostituendo anagrafiche o attribuendo falsi ricoveri che il laboratorio non può in alcun modo svelare, pertanto questi campioni sfuggono alle nostre verifiche”. Ma dalla testimonianza del dipendente spunta un altro retroscena: “il direttore sanitario aveva invitato” i responsabili del laboratorio “a non permettere più
la frequentazione nei locali di soggetti in pensione in quanto molte voci circolavano in tal senso”. Ieri la replica del direttore generale Verdoliva: “Siamo pronti a fare un passo indietro qualora emergessero difese incontrovertibili, ma siamo determinati ad andare avanti. Gli spechi in sanità derivano anche molto da comportamenti irregolari, esempi e attenzione portano a ridurre la necessità di tagliare, così da rendere migliori servizi ai pazienti”.
Fonte: La Repubblica.it