Scempio nel cuore di Napoli. Edicole votive depredate. Furti a San Marcellino e a San Domenico ma anche a Piano di Sorrento e dintorni

25 aprile 2017 | 18:39
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Scempio nel cuore di Napoli. Edicole votive depredate. Furti a San Marcellino e a San Domenico ma anche a Piano di Sorrento e dintorni

Napoli. Furti di edicole sacre, rubato anche il quadro della Madonna Assunta alle rampe di San Marcellino, un discorso che vale anche per Piano di Sorrento e dintorni in Penisola sorrentina, ancora oggi non sappiamo che fine ha fatto l’edicola votiva di San Michele in Via Bagnulo di fronte all’uscita di Via Carlo Amalfi, ma […]

Napoli. Furti di edicole sacre, rubato anche il quadro della Madonna Assunta alle rampe di San Marcellino, un discorso che vale anche per Piano di Sorrento e dintorni in Penisola sorrentina, ancora oggi non sappiamo che fine ha fatto l’edicola votiva di San Michele in Via Bagnulo di fronte all’uscita di Via Carlo Amalfi, ma non solo casi sono stati segnalati anche a Sant’Agnello, Massa Lubrense e Vico Equense . «Il fenomeno si sta moltiplicando in tutto il centro storico ma nessuno se ne fa carico» denuncia il presidente del Comitato Portosalvo, Antonio Pariante. Il quadro è sparito tra venerdì e domenica, le foto della teca vuota sono state pubblicate in rete da un consigliere di quartiere, ma «molte altre edicole votive sono state depredate dai ladri d’arte sacra in questi mesi – dice Pariante – Il nostro patrimonio popolare e religioso è anche espresso dalle mille edicole ubicate nei vicoletti e nelle piazze di Napoli, alcune delle quali sono molto antiche, il problema principale è che i fedeli non le curano più». E decine sono le segnalazioni di furto, nel tam tam dei social. Non tutte le edicole sono particolarmente preziose, la maggior parte risale al XIX e XX secolo ma restano comunque un elemento architettonico caratterizzante. Nei Decumani ve ne sono certamente alcune più antiche e visto l’andazzo non è il caso di indicarne in questa sede l’esatta ubicazione. «Questi furti avvengono perché le persone “bene” pagano fior di quattrini queste opere per i loro salotti “chic” senza preoccuparsi della provenienza illecita ma anzi vantandosi della propria furbizia e “disinvoltura”» commenta amara Titti Tidone, presidente di un’altra associazione attiva nell’area Unesco di Napoli. «Chiedete ai parcheggiatori abusivi della zona che sostano giorno e notte nella piazza sopra e sotto le scale, un altro bel pacco regalo che dobbiamo sorbirci», è il commento di un residente, che rende senza giri di parole lo stato dell’arte del centro antico dove, turisti a frotte a parte, restano degrado, sfregi ai monumenti tollerati dalle istituzioni deputate alla loro gestione e ogni varietà di illegalità, probabilmente queste sì perpetuate nei secoli e immutabili. Il fotografo Ferdinando Kaiser segnala che «qualche giorno fa anche a via San Gregorio Armeno è stato asportato un quadro di San Gaetano. Ormai è chiaro che, visto che nessuno se ne cura, si sta provvedendo a depredare tutte le opere delle edicole votive. Un patrimonio bellissimo che scompare senza che qualcuno (a parte i soliti noti) se ne interessi…». Lasciando ad intendere che si tratti di esperti di lungo corso, magari residenti intanto diventati folklore, buttati nel calderone retorico della Napoli nobilissima. Lo stesso fotografo d’autore segnala un’altra sparizione a San Nicola a Nilo risalente a qualche mese fa. Furti su commissione o soltanto soldi facili – ora che circola più cultura sui monumenti sarà anche cresciuta l’attenzione per il “vecchiume” – il risultato è lo stesso, lo sfregio ad uno dei volti più intimi della città. Tra strade ancora troppo sporche e dissestate; centinaia di chiese e irrimediabilmente rovinate, già spogliate anche dei marmi; cantieri di restauro raffazzonati e chiacchierati che non espongono nemmeno cartelli che indicano l’impresa esecutrice, accompagnati da feroci polemiche su presunti danni a opere e manufatti preziosissimi, nel silenzio della Soprintendenza. Mentre i palazzi e i beni monumentali migliori sono pure oggetto di clamorose svendite da parte di quegli stessi privati auto nominatisi paladini d’un neo-Rinascimento presunto. Succede tutto ai Decumani. Dove sfilano migliaia di turisti e forse occorrerebbe un giro di vite proporzionale all’attenzione che finalmente l’ex Capitale si è guadagnata. Però più l’interesse cresce, più sembra che questo patrimonio si sbricioli, è la sensazione delle tante associazioni che fanno rumore in strada, più che nei salotti, e registrano il sostanziale fallimento, sin dai ritardi e ridimensionamenti imposti dalla Regione di Caldoro, del Piano detto Unesco per Napoli, ridotto a meno della metà delle risorse inizialmente preventivate e fuori tempo coi lavori; né si è mai più parlato di un nuovo Progetto Sirena per salvare almeno le facciate dei palazzi di valore storico, nemmeno dopo la morte del giovane Giordano ucciso dal crollo di un pezzo di Galleria Umberto, non curata né dal pubblico né tantomeno dai privati proprietari che della Galleria, superficie e sotterranei (Salone Margherita) hanno fatto sostanzialmente quel che gli pareva, comprese feste danzanti senza staccare un solo scontrino. Oggi la Galleria conserva ponti e impalcatura e si mostra tricolore. Così, a passo di danza, un pezzo oggi un altro domani, la parte più preziosa della città, quella che la «vende», invecchia per davvero e diventa irriconoscibile. Era meglio forse che la Sirena restasse a dormire, avremmo evitato qualche scempio in più. (Corriere del Mezzogiorno)