Una marea umana attende il Papa nell’Egitto blindato
Papa Francesco con il suo viaggio al Cairo conferma la sua politica di dialogo e sostegno all’unità per la pace. Due giorni pieni di impegni per disegnare i nuovi rapporti tra islam e cristianità. Il vescovo di Roma in Egitto visita la piccola comunità cattolica, incontra il patriarca Tawadros, chiede al faraone Abd al-Fattah al-Sisi […]
Papa Francesco con il suo viaggio al Cairo conferma la sua politica di dialogo e sostegno all’unità per la pace. Due giorni pieni di impegni per disegnare i nuovi rapporti tra islam e cristianità. Il vescovo di Roma in Egitto visita la piccola comunità cattolica, incontra il patriarca Tawadros, chiede al faraone Abd al-Fattah al-Sisi maggiore sicurezza per i cristiani e al potente imam Ahmad Al-Tayyib di combattere culturalmente la cristianofobia. Due figure chiave negli assetti politico-sociali dell’universo arabo: l’esponente della casta militare erede di Mubarak e la massima istituzione dell’Islam sunnita dell’Università di Al-Azhar. Per Bergoglio l’occasione di rilanciare l’impegno concreto in favore delle minoranze religiose ed etniche che dopo millenni oggi vivono in Medioriente e nel Maghreb nell’incompatibilità, assediati dal terrorismo, avvolti dalla paura. Un viaggio in modalità Bergoglio, tra difficoltà logistiche e di sicurezza. Fatta eccezione per la messa nello stadio all’interno della base militare dell’aeronautica manca a Francesco l’accoglienza della marea umana in festa, a cui è abituato nei suoi pellegrinaggi, ma trova nelle strade blindate del Cairo le problematiche di un mondo dove la violenza è odio. A pochi giorni dal massacro, da parte dell’Is, dei copti nelle chiese di San Giorgio a Tanta e di San Marco ad Alessandria, nel giorno del rito delle Palme. In uno scenario sempre più esasperato e dove a pagare il prezzo di sangue è l’anello debole di una catena sociale in forte tensione. Nella terra che vede proliferare il fondamentalismo e disprezzare i non musulmani, Fratellanza musulmana e salafiti alimentano divisione e crudeltà, raffigurando i cristiani arabi come “spie” al servizio dell’Occidente: cospiratori di un piano, fantasioso, per cristianizzare il Nilo e conquistare Gerusalemme. Bugie e subdola propaganda ideologica che Francesco spera di dissipare. Il colpo di stato militare nel 2013 e la caduta del governo di Mohamed Morsi hanno di fatto incoraggiato l’ondata di razzismo peggiorando la situazione per i cristiani. Nell’indifferenza o passività della polizia palesata con la totale incapacità a proteggere gli ortodossi e i loro luoghi di culto. Ignorando i veri mandanti che tessono le fila di questi crimini. Il governo del generale al-Sisi ha creduto con la pratica degli omicidi sommari di ristabilire il dominio di forza e un ordine ingiusto. Ha praticato la tortura e limitato la libertà di stampa. Approvando la regressione della democrazia e dei diritti, nascondendo la verità, compresa quella sulla morte di un nostro connazionale. Incomprensioni hanno connotato i rapporti e con molta probabilità continueranno a farlo ancora per tanto tempo, rafforzando l’idea malsana del bisogno di un eterno scontro di civiltà, tra “crociati” e “jihadisti”. La persona più titolata, in questo momento storico, a dire che questa guerra non è religiosa, è il Santo Padre. Per questo Francesco ha voluto questo viaggio di conciliazione con l’Islam che ha come motto: “Il Papa della pace nell’Egitto della pace”. Per le influenze rilevanti nella regione il Paese si presta a fare da cassa di risonanza a questo messaggio di speranza. E così mentre Trump e Putin evocano il Medioevo e prospettano crociate, Papa Francesco responsabilmente abbraccia i fratelli musulmani e invita alla convivenza. Con discrezione nel tentativo di evitare altre carneficine, e sopratutto di non dover essere lui a indicare la fuga dei cristiani in Medioriente: l’Egitto è il Paese che ha dato «rifugio e ospitalità alla sacra famiglia». I fanatici che vorrebbero conquistare piazza San Pietro per issare la loro bandiera di morte camminano a pochi passi da Francesco. Anche gli assassini di Giulio Regeni, liberi e ignoti, “incroceranno” la loro strada con quella del Pontefice. (La Città di Salerno)