Comune di Napoli a rischio paralisi, entro tre anni 2.000 dipendenti in pensione
Napoli. Duemila dipendenti in meno nei prossimi tre anni. Un’emorragia inarrestabile di «comunali» che se ne vanno in pensione. Un caso nazionale, non c’è dubbio, portato all’attenzione dell’Anci a sul quale l’amministrazione napoletana ha chiesto spazi di manovra anche al governo. Un dato che preoccupa moltissimo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e che […]
Napoli. Duemila dipendenti in meno nei prossimi tre anni. Un’emorragia inarrestabile di «comunali» che se ne vanno in pensione. Un caso nazionale, non c’è dubbio, portato all’attenzione dell’Anci a sul quale l’amministrazione napoletana ha chiesto spazi di manovra anche al governo. Un dato che preoccupa moltissimo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e che rischia, in pochissimo tempo, di mettere in ginocchio Palazzo San Giacomo. Questo perché nelle previsioni – che poi normalmente risultano essere spesso inferiori ai pensionamenti che poi si verificano – nell’anno in corso, il 2017, andranno in pensione 641 dipendenti, molti delle categorie più basse, A e B, che probabilmente si esauriranno nei prossimi 3 o 4 anni. Altri 752 se ne andranno dal Municipio nel 2018; e 609 nel 2019. Dipendenti comunali che escono in blocco perché, più o meno in blocco, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi dell’Ottanta sono stati assunti per varie sanatorie o assorbimenti, qualcun altro invece per concorso. L’argomento, molto delicato e che cova come fuoco sotto la cenere, è stato trattato dalla Commissione consiliare Lavoro, presieduta dal centrista Vincenzo Solombrino, il 23 aprile scorso. Fu il direttore generale del Comune, Attilio Auricchio, ad illustrare il piano del Comune di Napoli per procedere con lo scorrimento delle graduatorie degli idonei al Concorsone 2010, in tutto ancora 544, in modo da arginare almeno in piccola parte l’uscita di dipendenti che se ne vanno in pensione. In base ai numeri illustrati da Auricchio – stante la percentuale di assunzione prevista per un Comune in predissesto, che è del 25 per cento, cioè di un assunto ogni quattro uscite – quest’anno si potranno assorbire 160 idonei del 2010, al massimo 190. Poi occorrerà attendere la legge di stabilità del prossimo autunno per vedere se verrà rinnovata l’opportunità dello scorrimento, cosa che in genere avviene di anno in anno. Ma il problema resta eccome: i dati delle uscite «fanno ritenere» infatti, come sottolineò il direttore generale, «che nel 2021 circa il 50 per cento degli attuali 8.205 dipendenti saranno fuori». E comunque, se non sarà il 50 per cento, sarà il 40. Ma siamo lì, di fronte ad un’autentica emorragia. Perché se nel triennio 2017-2019, in base ai numeri discussi in Commissione Lavoro, usciranno almeno 2002 dipendenti, facendo una media e proiettando questi numeri fino al 2021, il dato che viene fuori è, più o meno, di altri 1.334 impiegati del Comune di Napoli che andranno in pensione da qui a quattro anni. E sempre senza possibilità di reintegro, visto il blocco del turno over. Fatti due conti, dunque, e solo per fissare un termine temporale, nell’anno in cui de Magistris terminerà il suo mandato da sindaco, calcolando l’eventuale assunzione del 25 per cento a fronte delle uscite, rimarranno circa 5.700 impiegati. Ecco perché il problema, già portato sui tavoli dei ministeri competenti, Interni e Lavoro, è grande e pressante. Napoli, infatti, con il Municipio e ben 10 municipalità, rischia di avere un rapporto tra impiegati del Comune e cittadini bassissimo. Una proporzione molto più bassa di altre città. Sempre il direttore generale spiegò anche che «l’amministrazione continuerà a lavorare sulla seguente impostazione» e che «le assunzioni avverranno per tutti i profili secondo una percentuale identica, in quanto tutti i profili sono utili nella macchina comunale, che potrà essere aumentata per i profili con il maggior numero di idonei: gli istruttori amministrativi e economico finanziari, entrambi di categoria C». Va ricordato che rispetto a dieci anni fa, più o meno 4.000 dipendenti sono già andati via. Tra loro molti dirigenti che, si sa, svolgono un ruolo e hanno un potere di firma molto importante. Nei prossimi cinque anni il trend delle uscite sarà ancora più accentuato. Con buona pace dei servizi offerti al cittadino. (Corriere del Mezzogiorno)