Dopo l’attentato di Manchester Minniti alza i livelli di sicurezza: doppio filtraggio a concerti e festival

24 maggio 2017 | 16:31
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Dopo l’attentato di Manchester Minniti alza i livelli di sicurezza: doppio filtraggio a concerti e festival

Rimodulare le misure di sicurezza per «blindare oltre 1.500 eventi pubblici». Ci sono concerti, manifestazioni canore, festival nell’elenco che il ministro dell’Interno Marco Minniti ha esaminato ieri con i vertici di intelligence e forze dell’ordine. Perché l’attentato di Manchester dimostra che le modalità di attacco dei fondamentalisti dell’Isis sono cambiate di nuovo rispetto alle azioni […]

Rimodulare le misure di sicurezza per «blindare oltre 1.500 eventi pubblici». Ci sono concerti, manifestazioni canore, festival nell’elenco che il ministro dell’Interno Marco Minniti ha esaminato ieri con i vertici di intelligence e forze dell’ordine. Perché l’attentato di Manchester dimostra che le modalità di attacco dei fondamentalisti dell’Isis sono cambiate di nuovo rispetto alle azioni estemporanee condotte lanciando camion contro la folla. E allora «la rete di protezione rimane la stessa, ma bisogna aggiungere altre misure, tentare di prevedere ogni eventualità, aggiungere misure particolari per ridurre al minimo il rischio di trovarsi spiazzati», specifica il titolare del Viminale mentre rigira tra le mani gli appunti con gli aggiornamenti sulla strage. La preoccupazione è alta, il fatto che il kamikaze Salman Abedi abbia origini libiche «ci costringe a riesaminare lo scenario anche per il ruolo che l’Italia ha in quel Paese africano. Il rischio non è sicuramente aumentato, anche perché conosciamo bene le dinamiche di quello Stato, ma certo la vicinanza è un fattore che dobbiamo tenere nel giusto conto». Il cordone. Nella settimana più impegnativa per gli apparati della sicurezza con la visita del presidente statunitense Donald Trump a Roma e il G7 che comincia venerdì a Taormina, l’esplosione di Manchester mette il dispositivo in massima allerta. Non cambia il programma della famiglia Trump, né quanto è stato deciso per la riunione in Sicilia dei capi di Stato e di governo. Ma d’ora in poi ogni manifestazione pubblica dovrà avere un cordone di protezione speciale. Altrimenti il rischio è l’annullamento. Sarà il capo della polizia Franco Gabrielli a indicare le linee guida. Certamente si dovrà prevedere un doppio «filtraggio» perché, sottolinea Minniti, «la scelta del kamikaze di entrare in azione nell’area esterna all’arena dove si svolgeva il concerto con un pubblico di giovanissimi ha beffato i controlli e ha ottenuto conseguenze comunque devastanti». E dunque, oltre ai metal detector fissi sistemati agli ingressi, dovranno essere utilizzati quelli portatili nel cordone più ampio in modo da «coprire» anche le aree dei parcheggi. Accessi vietati. Le verifiche saranno affidate alle pattuglie miste (forze dell’ordine e soldati) mentre i reparti specializzati dovranno provvedere alla bonifica di tutte le strutture e delle zone circostanti. La strategia utilizzata a Manchester, chiarisce il ministro, «fa ritenere che l’uomo non fosse un “lupo solitario” e che potesse contare su un’organizzazione in grado di procurare l’esplosivo e pianificare un’azione che le stesse autorità britanniche temevano ormai da settimane, proprio in un luogo affollato». Ma questo non porta a escludere che possa ripetersi quanto già accaduto a Nizza, Berlino, Stoccolma e Londra con l’attentatore che decide di morire scagliandosi sulla folla con un mezzo lanciato ad altissima velocità. Ecco perché – d’accordo con le amministrazioni locali e coinvolgendo ogni livello di apparati di sicurezza, compresa la polizia urbana – si prevede di monitorare tutte le strade di accesso agli eventi che dovranno essere bloccate con strutture di cemento armato seguendo il modello imposto proprio da Gabrielli per l’ingresso alla Città del Vaticano. I legami con Tripoli. È la prima volta che un attentatore è collegato alla Libia e questo rappresenta certamente un tassello fondamentale per la stretta di prevenzione messa in atto dal Viminale. I «visti» di ingresso trovati sul suo passaporto dicono che era stato almeno due volte in Africa «e su questo – sottolinea Minniti – stiamo svolgendo un’attività specifica visto che noi siamo profondi conoscitori di quel Paese e delle sue dinamiche». La ricerca si concentra su eventuali collegamenti con l’Italia, ma soprattutto sulla potenziale minaccia nei nostri confronti visto l’impegno suggellato da accordi bilaterali e missioni continue. Minniti si è finora mosso su un doppio binario: quello che ha portato all’accordo tra le tribù del Sud per fermare i migranti e quello che mira a coinvolgere l’Unione Europea in progetti da sviluppare in Libia. Esclude che «questa nostra presenza possa esporci ulteriormente alla minaccia di chi vuole il Paese nel caos», così come rifiuta l’ipotesi che tra i migranti possano nascondersi i terroristi. Ma conferma «la necessità di riesaminare e approfondire con l’intelligence britannica – che non a caso abbiamo invitato alla riunione del Comitato – il ruolo di Abedi e i suoi possibili collegamenti con altri fondamentalisti». (Corriere della Sera)