Esotismi impressionisti in Santa Apollonia

31 maggio 2017 | 09:32
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Esotismi impressionisti in Santa Apollonia

Secondo appuntamento, del Festival di Musica da camera, questa sera, alle ore 20, con le raffinate sonorità francesi Di OLGA CHIEFFI La seconda serata della IV edizione del Festival di Musica da Camera, promosso dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno e ideato dalle docenti del dipartimento di musica da camera Anna Bellagamba e Francesca Taviani, sarà […]

Secondo appuntamento, del Festival di Musica da camera, questa sera, alle ore 20, con le raffinate sonorità francesi

Di OLGA CHIEFFI

La seconda serata della IV edizione del Festival di Musica da Camera, promosso dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno e ideato dalle docenti del dipartimento di musica da camera Anna Bellagamba e Francesca Taviani, sarà dedicata alle sonorità francesi. Sul palcoscenico della chiesa di Santa Apollonia, alle ore 20, saliranno il soprano Maricagnese Somma, unitamente a Francesco Cirillo, flauto, Giovanni Meriani, violoncello, Nico Chirichella, al sassofono e Maria Rosato al pianoforte a cominciare dalle Chansons madécasses di Maurice Ravel, ispirate all’isola di Madagascar, un trittico unificato, in un certo senso, dall’impiego di materiale musicale comune in Nahandove e in Il est doux; il trattamento lineare dei tre pezzi si accoppia a una specie di primitivismo di cui è un aspetto l’uso estensivo della ripetizione degli accompagnamenti, secondo però una strategia d’attenta misura. Nei tre episodi la voce canta in un libero recitativo, ma l’indipendenza delle linee sovrapposte degli strumenti non esclude il preciso collimare della voce stessa con i ritmi dell’accompagnamento. Frequenti momenti di sospensione della tonalità, assieme al trattamento strumentale della vocalità, hanno suggerito un certo accostamento al Pierrot lunaire schönberghiano. Nell’insieme, si ascoltano sonorità insolite: in complesso, la scrittura risulta più efficace quanto più è sobria. A seguire Deux Stèles oriéntées del raffinato Jacques Ibert, non alieno da influenze neoclassiche, e ancora, Cantilène et danse dell’algerino Marc Eychenne, per sassofono, violino e pianoforte, datato 1961, in cui si riconoscono chiari echi raveliani, nella cantilena, mentre il secondo movimento, contrassegnato con un Tres rythmé è contrassegnato da uno stile aggressivo, specialmente nei due strumenti di canto. Il gran finale affidato al Trio n°2, detto Tribute Trio, composto soltanto nel 2014, di Russell Peterson, per flauto, sassofono e pianoforte 4 movimenti dedicati a Ravel, Maslanka, Beethoven e Shostakovich. La serata di domani sarà aperta da due Trii: il Phantasiestucke op.88 di Robert Schumann, opera non poco fascinosa anche se poco eseguita, che rappresenta una sorta di compromesso tra le grandi forme sonatistiche tradizionali e la raccolta di piccoli pezzi, anche se i suoi quattro movimenti sono legati tra loro dal punto di vista armonico tonale, per poi lasciare il testimone al Trio in Re minore op.32 di Anton Arensky per violino, violoncello e pianoforte scritto in memoria del grande violoncellista virtuoso Karl Davidov, un buon esempio della capacità di Arensky di comporre melodie meravigliose, che ha reso le sue numerose composizioni così attraenti.