Ieri la preghiera del Papa con 70 parenti delle vittime di Rigopiano. Il presidente del comitato: «Ci battiamo per giustizia e verità»

18 maggio 2017 | 16:15
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Ieri la preghiera del Papa con 70 parenti delle vittime di Rigopiano. Il presidente del comitato: «Ci battiamo per giustizia e verità»

«Pregate per me, io pregherò per voi. Non vi dimenticherò ». Queste le parole che papa Francesco ha scelto di consegnare ai 70 che ieri mattina sono andati ad incontrarlo, a Roma, all’udienza concessa ai familiari delle vittime di Rigopiano, quelle 29 persone morte in seguito alla valanga che ha spazzato via l’hotel di Farindola, […]

«Pregate per me, io pregherò per voi. Non vi dimenticherò ». Queste le parole che papa Francesco ha scelto di consegnare ai 70 che ieri mattina sono andati ad incontrarlo, a Roma, all’udienza concessa ai familiari delle vittime di Rigopiano, quelle 29 persone morte in seguito alla valanga che ha spazzato via l’hotel di Farindola, in Abruzzo, il 18 gennaio scorso. Antonio Trotta sotto quelle macerie ha perso la fidanzata, Ilaria Di Biase. Aveva 22 anni appena. L’ultima volta l’ha sentita un’ora prima che l’hotel venisse sepolto: «C’è tanta neve. Siamo bloccati. Voglio tornare a casa». Poi il silenzio. «Una tragedia così mette tutto in discussione, anche la fede. Ma la vicinanza di papa Francesco ci ha restituito un po’ di serenità – sottolinea Trotta – Conoscere lui, come persona, e stringergli la mano, dà coraggio. Si vedeva quanto fosse stanco e nonostante tutto era lì per noi. Il Vangelo ci ha raccontato di Maria Maddalena, la prima ad arrivare sulla tomba di Gesù. Il Papa ha voluto dirci che i morti sono accanto a noi, anche quando non li vediamo più. E che i sentimenti per i nostri cari resteranno per sempre». Gianluca Tanda ha perso il fratello, Marco, 26 anni, di professione pilota Ryanair, morto insieme alla fidanzata Jessica Tinari. Tanda è anche presidente del comitato vittime di Rigopiano. «Dopo quello che è successo – racconta – capita di domandarsi se Dio esista davvero. I giorni della tragedia mi rifiutavo di credere che dietro potesse esserci un disegno divino. Oggi invece, tra le tante incertezze umane, l’unica certezza è che quei morti sono angeli. Sono i nostri 29 angeli che da lassù ci danno la forza, giorno dopo giorno, di andare avanti. E grazie al Papa, oggi, m’illumino d’immenso. Ora credo ci sia qualcosa di più in questa vita. Continuiamo però, intanto, a batterci per avere giustizia e verità». «L’incontro col Pontefice – spiega, anche a nome degli altri familiari – ha per noi un significato particolare. Gli ultimi quattro mesi sono stati durissimi, abbiamo dovuto piangere i nostri cari, lottare contro l’abbandono delle istituzioni, chiedere disperatamente di conoscere la verità, fare i conti con i nomi dei primi indagati e combattere per riavere, prima che finiscano nelle mani degli sciacalli, ciò che è rimasto dei nostri cari. Avremmo voluto che fosse con noi anche la comunità di Farindola, a cui sempre siamo vicini e che come noi sta soffrendo moltissimo per le perdite, ma purtroppo i posti erano limitati». E anche Trotta contro lo sciacallaggio sottolinea: «Stanno andando tutti all’hotel, i turisti del macabro. Ognuno si porta via un pezzo, un oggetto dei nostri cari. Abbiamo chiesto quindi a carabinieri e procura di poter arrivare anche noi sul posto, per cercare gli effetti personali». Al termine della celebrazione in cielo sono volati 29 palloncini bianchi; su ognuno c’era un fiore di carta «che abbiamo fatto arrivare in cielo, ai nostri angeli». A oggi nell’inchiesta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, aperta subito dopo la tragedia dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e dal collega Andrea Papalia, sono sei i nomi sul registro degli indagati, tra cui il presidente della Provincia Antonio Di Marco e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, i cui legali chiedono ora di indagare su documenti e mail della Regione. (Avvenire)