La formica atomica suona il cello

21 maggio 2017 | 10:33
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La formica atomica suona il cello

Questa sera alle ore 19,30 la piccola Martina Tranzillo sarà ospite dell’Associazione “A.Vivaldi” in duo con la pianista Alla Tarlovskaia  Di OLGA CHIEFFI Il grande cellista Ilie Ionescu di cui è allieva, l’ha definita “La formica atomica”, per la sua grande energia ed anche per il fatto che da piccola doveva portarsi dietro, quasi trascinare, […]

Questa sera alle ore 19,30 la piccola Martina Tranzillo sarà ospite dell’Associazione “A.Vivaldi” in duo con la pianista Alla Tarlovskaia

Di OLGA CHIEFFI

Il grande cellista Ilie Ionescu di cui è allieva, l’ha definita “La formica atomica”, per la sua grande energia ed anche per il fatto che da piccola doveva portarsi dietro, quasi trascinare, un violoncello molto più grosso di lei, non essendo riuscita a reperire in Italia, ad un prezzo accettabile, uno strumento adatto alla sua statura. Da allora sono trascorsi diversi anni e Martina Tranzillo ha continuato a crescere, non solo in statura (per cui il problema dovrebbe essere in via di risoluzione), ma anche musicalmente, seguita al conservatorio Martucci da Liberato Santarpino, e questa sera, alle ore 19, 30 si potrà applaudirla in duo con la pianista Alla Tarlovskaia, ospite del cartellone dell’Associazione “Antonio Vivaldi” di Sapri. Dal palcoscenico dell’auditorium Carlo Pisacane, la cellista inaugurerà il suo rècital con la III suite di Johann Sebastian Bach in Do Maggiore BWV 1009 Da pagine didattiche a pietre miliari del repertorio: un lungo percorso che è stato reso possibile dal grande Pablo Casals, il primo violoncellista ad intuire la vera statura delle Suites e a scegliere di presentarle in concerto. Nel tentativo di sintetizzare la poetica bachiana, Casals scrisse: “egli umanizza ciò che è divino, dando divina forma a ciò che è umano”, una frase velata di misticismo che coraggiosamente descrive il fragile intreccio di due componenti di questa musica, il lato umano e la dimensione divina, che come chiaroscuri si alternano senza mai stancarci la vista, in una simbiosi che prende vita dalla musica e che le dà vita nello stesso tempo. A seguire la Sonata n°6 di Luigi Boccherini, con quella freschezza sorgiva della melodia e quella vivacità di idee strumentali, così da collocare il musicista toscano nella schiera dei più importanti precursori di Mozart. Del resto un esempio dello stile originale di Boccherini lo si può trovare proprio in questa pagina che fa parte delle dieci Sonate per violoncello e basso continuo, pubblicate a Parigi nel 1775. Tre tempi contrassegnati da spunti tematici e slanci dinamici di effervescente animazione sonora, con il violoncello in posizione dominante in ogni sua modulazione dialogante con il pianoforte. Prelibatezze viennesi con il Divertimento in Re maggiore di Franz Joseph Haydn, un cospicuo esercizio di stile offerto dall’esatta calibratura delle forme, dall’eleganza e dalla rara sensibilità del tessuto musicale conferisce un grande valore estetico alla sapienza artigiana animata da vivacità, grazia e affettuoso lirismo. La serata verrà conclusa dalla Danza Andaluza n°5 di Enrique Granados, in cui l’autore evoca i ritmi e le melodie iberiche secondo un criterio pittorico accattivante, andando naturalmente ben oltre i modi peculiari della tradizione autoctona, liberando atmosfere sonore per nulla vincolate all’occasionalità del riferimento reale.