La “Virtù magica” secondo il povero Ernesto

22 maggio 2017 | 19:54
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La “Virtù magica” secondo il povero Ernesto

La “Virtù magica” secondo il povero Ernesto Il pianista Ernesto Pulignano si diletta in parodie e tragedie musicali in due parole sulle tracce di Achille Campanile   Di OLGA CHIEFFI Pianista, musicologo, melomane, materano. Tenore nell’animo. Così si definisce Ernesto Pulignano, pianista accompagnatore nelle classi di canto, del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno. Nella sua presentazione […]

La “Virtù magica” secondo il povero Ernesto

Il pianista Ernesto Pulignano si diletta in parodie e tragedie musicali in due parole sulle tracce di Achille Campanile

Di OLGA CHIEFFI

Pianista, musicologo, melomane, materano. Tenore nell’animo. Così si definisce Ernesto Pulignano, pianista accompagnatore nelle classi di canto, del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno. Nella sua presentazione manca l’altra metà dell’universo del maestro che, sulle tracce di Achille Campanile e degli umoristi del secolo breve, si diletta in parodie e anagrammi sul mondo musicale. In occasione della “prima” del Don Pasquale, lui che porta il nome dell’amante di Norina, ha trasposto la cabaletta del soprano, “So’ anch’io la virtù magica”, nel regno della cucina, strizzando l’occhio al La Bonne Cuisine di Leonard Bernstein.

“So anch’io la virtù magica/ d’un fritto a tempo e loco/ so anch’io come si bruciano/ gli arrosti a lento foco./ D’un gelido sorbetto conosco anch’io l’effetto/ che anima famelica /che subito languor./ Conosco mille modi/
per far verdure e brodi/ i dolci vengon facili/ ma senza timo e allor… /d’un gelido sorbetto/ conosco anch’io l’effetto/ conosco, conosco,/ che subito languor./ So anch’io la virtù magica di cuocere a vapore/ conosco l’effetto, ah sì! /di mescolar sapor”.

Il maestro continua con freddure musicali in due battute, come “Sonate e partite (banda da giro)” o “Nota di classe (rapporto disciplinare chic)”, ma il suo bersaglio preferito sono i tenori “Dammi l’attak (tenore che fa bricolage)”, “Il problema del tenore è l’attacco. Quello del pianista accompagnatore è la difesa”, “Controtenore del Sud Italia…Controterrone”. I testi fanno ridere da sé, ma è dubbio se in particolari battute del povero Ernesto si rida delle contraddizioni tra linguaggio e metalinguaggio, di cui il testo s’intesse o del fatto che nell’equivoco di quelle righe noi vediamo il nostro stesso equivoco di utenti di un linguaggio che non riesca mai a chiarire se sia “meta” oppure no. Attendiamo l’altra metà di Ernesto in libreria o in teatro.