Legge sulla legittima difesa. Renzi contesta ai suoi la confusione sulla «notte»: così si perde credibilità

5 maggio 2017 | 16:48
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Legge sulla legittima difesa. Renzi contesta ai suoi la confusione sulla «notte»: così si perde credibilità

Quando gli è arrivata l’ennesima mail di protesta per la legge sulla legittima difesa, Matteo Renzi non ci ha visto più. L’ultima lamentela era di questo tenore: «Matteo ti scrivo per dirti, da tuo sostenitore convinto, che la legge sulla legittima difesa, così come è percepita, fa scappare da ridere anche a uno come me! […]

Quando gli è arrivata l’ennesima mail di protesta per la legge sulla legittima difesa, Matteo Renzi non ci ha visto più. L’ultima lamentela era di questo tenore: «Matteo ti scrivo per dirti, da tuo sostenitore convinto, che la legge sulla legittima difesa, così come è percepita, fa scappare da ridere anche a uno come me! Sono in mezzo alle persone normali tutti i giorni e ti assicuro che una cosa del genere ci fa perdere credibilità e, di conseguenza, voti. O le cose si fanno oppure no». È stato a questo punto che il segretario del Pd ha chiamato David Ermini, l’uomo che per lui si occupa di giustizia in Parlamento. E gli ha chiesto conto di quello che era successo. Renzi, ancora prima di essere eletto alle primarie, aveva chiesto una legge che «tutelasse chi si difende in casa propria» e aveva sollecitato il partito a «fare una cosa seria». Così non è stato, a giudizio del leader, perché non ha senso, secondo lui, che si possa sparare di notte e non di giorno. A suo avviso o si decide che non ci si può difendere mai (e l’ex premier non è di questa opinione) oppure non si possono prevedere condizioni diverse tra le ore del giorno e quelle della notte. Ermini, che di Renzi è grande amico, gli ha spiegato che l’emendamento così formulato era arrivato dalla ministra Anna Finocchiaro. E che non escludeva la possibilità di difendersi anche nelle ore diurne, ma che era formulato male e quindi poteva lasciare spazio ad ambiguità. Il segretario del Partito democratico gli ha fatto presente che l’unico risultato ottenuto con quell’emendamento era stato di far arrabbiare tutti. Perciò, con grande sorpresa anche dei suoi stessi deputati, Renzi ha deciso di prendere le distanze dalla legge sulla legittima difesa così come è stata licenziata dall’assemblea di Montecitorio. E la sua richiesta a David Ermini e agli altri esponenti del Pd è stata perentoria: questo pasticcio va risolto assolutamente al Senato perché quella legge, come ha scritto l’ultimo suo sostenitore nella mail che gli ha inviato, «ci fa perdere credibilità». Tra l’altro, particolare di non poco conto, per cercare il compromesso tra l’anima orlandiana che sponsorizzava una linea più soft e quella renziana più propensa a indurire la legge, non si è calcolato il fatto che il provvedimento, così com’è, sulla carta non ha i voti per essere approvato al Senato, dove i numeri sono ben più risicati che alla Camera. E questo per Renzi, che vorrebbe farlo diventare legge dello Stato prima delle elezioni, ha un’importanza enorme. Già, per esempio, basterebbero dei ritocchi per ottenere anche il via libera di Forza Italia. (Corriere della Sera)