Manchester. La testimonianza dell’avvocato salernitano Cassandra, che lavora a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato

24 maggio 2017 | 17:12
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Manchester. La testimonianza dell’avvocato salernitano Cassandra, che lavora a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato

«La paura c’è, non lo nego. Però Manchester è una città davvero cosmopolita ed accogliente. E, sono sicuro, saprà reagire anche alla sfida lanciata dal terrorismo ». Gianluigi Cassandra, avvocato salernitano che, lo scorso anno, fu anche candidato sindaco a Salerno, oramai vive e lavora a Manchester, dov’è partner dello studio legale Athena Law Solicitors. […]

«La paura c’è, non lo nego. Però Manchester è una città davvero cosmopolita ed accogliente. E, sono sicuro, saprà reagire anche alla sfida lanciata dal terrorismo ». Gianluigi Cassandra, avvocato salernitano che, lo scorso anno, fu anche candidato sindaco a Salerno, oramai vive e lavora a Manchester, dov’è partner dello studio legale Athena Law Solicitors. Mentre la moglie insegna Urbanistica, dall’agosto del 2015, alla Salford University e la figlia Hanna frequenta la prima elementare. Il suo ufficio si trova a poche centinaia di metri dall’Arena, dove l’altro ieri sera si è consumato l’ultimo attentato in Europa dell’Isis. «Ero a casa – ricorda Cassandra – mia figlia dormiva e, intorno alle 23, ho iniziato a sentire il rumore delle sirene. Un continuo via vai di ambulanze che mi ha insospettito. Ho capito immediatamente come qualcosa non quadrasse, che tutto questo movimento potesse nascondere qualcosa di terrificante. Perciò ho cercato di capire cosa fosse realmente successo e, attraverso i media, ho appresso la terribile notizia. Sono rimasto inchiodato alla tv fino alle 3 di mattina, seguendo le dirette che i vari network hanno trasmesso». L’attentato, d’altronde, è stato un fulmine a ciel sereno, in quanto niente e nessuno faceva presagire che Manchester potesse entrare nel mirino dei terroristi. Perché, fino a quel momento, non c’era stata alcuna avvisaglia. Nonostante l’immane tragedia, la città continua mantenere, almeno a prima vista, quell’aplomb tipicamente britannico. «C’è un clima – conferma Cassandra – molto composto. Ieri pensavo di trovare la strada che costeggia l’Arena chiusa o, addirittura, bloccata dal traffico. Invece l’area era solamente transennata e vi erano pochissime persone, quasi tutti giornalisti e poliziotti. Tutt’intorno, invece, predominava un silenzio strano, quasi irreale. Ho parcheggiato a 100 metri dall’Arena e ho raggiunto a piedi lo studio. Per accorciare il tragitto, come faccio ogni giorno, sono transitato dal centro commerciale Arndale. Lì ho trovato tanti poliziotti armati e due di loro avevano fermato una persona che poteva apparire sospetta. Tutti, però, erano al lavoro, com’è d’abitudine. I negozi erano aperti, anche se gli elicotteri continuavano a volteggiare in modo inquietante e, pure se nessuno lo dava a vedere, il nervosismo e la tensione erano evidenti». Dunque, nonostante l’apparente tranquillità, la città è in fermento e si sta organizzando, ad Albert Square, la piazza dove ha sede il Comune, una manifestazione per ricordare le vittime dell’attentato terroristico. Manifestazione a cui partecipa anche Cassandra, assieme a tanti altri italiani che vivono a Manchester. «Frequento molti connazionali qui – rimarca Cassandra – soprattutto famiglie. Un gruppo si chiama “Italian Kids” e una volta al mese i nostri figli studiano un’ora di italiano e una di teatro. E noi genitori siamo molto amici. Inoltre mi vedo con un altro gruppo che si riunisce a Didsbury, un quartiere di Manchester, e ho contatti pure con Carlo Di Stefano, famoso in tutta la Gran Bretagna perché è il titolare di 25 ristoranti tra Londra, Birmingham, Manchester e Liverpool. E poi c’è Paolo il barbiere, che qui chiamano “Il Maestro”. Lo conoscono tutti, soprattutto gli inglesi». Cassandra è molto amico pure del console italiano onorario, Paul Nazzari di Calabiana Willan. «Non l’ho visto dopo la tragedia – confida – ma so che non può fare nessun commento sull’attentato terroristico». (La Città)