Maxi inchiesta sul porto di Napoli per finte gare e ditte favorite, il presidente Spirito: “Massima disponibilità per consentire gli accertamenti”

9 maggio 2017 | 12:50
Share0
Maxi inchiesta sul porto di Napoli per finte gare e ditte favorite, il presidente Spirito: “Massima disponibilità per consentire gli accertamenti”

– Procedure negoziate, lavori a trattativa diretta e le dichiarazioni di un pentito di camorra a fare da cornice. Ma anche intercettazioni e acquisizioni di atti, quanto basta a dare la stura a un nuovo filone di indagine sulla autorità portuale. Indagine su un presunto cartello, un gruppo di imprese in grado di condizionare le […]

– Procedure negoziate, lavori a trattativa diretta e le dichiarazioni di un pentito di camorra a fare da cornice. Ma anche intercettazioni e acquisizioni di atti, quanto basta a dare la stura a un nuovo filone di indagine sulla autorità portuale. Indagine su un presunto cartello, un gruppo di imprese in grado di condizionare le gare bandite a Napoli. Indagine sulle cosiddette procedure sotto soglia, una sorta di escamotage per veicolare gare a favore di alcune aziende. Associazione per delinquere e turbativa d’asta sono le accuse mosse dalla Procura di Napoli, sotto il coordinamento dei pm Fratello e Woodcock, che hanno eseguito in questi giorni una serie di decreti di perquisizione a carico di funzionari interni alla autorità portuale e di singoli imprenditori. Lavori parcellizzati, sotto soglia, volutamente segmentati all’insegna della somma urgenza, in un’ottica riconducibile al cosiddetto piano triennale: un modo per eludere – scrivono gli inquirenti – l’obbligo di bandire una gara pubblica e avere gioco facile per pilotare gli appalti. Inchiesta che al momento vede dodici indagati, secondo quanto ha rivelato ieri il quotidiano la Repubblica e che fa ora i conti con gli esiti del blitz della polizia giudiziaria messo a segno in questi giorni.
Sotto i riflettori ci sono quattro funzionari della autorità portuale, oltre a manager e imprenditori privati: i quattro esponenti dell’area tecnica dell’autorità portuale si chiamano Giancarlo D’Anna, Gianluca Esposito, Umberto Rossi e Renato Notarangelo; perquisiti anche Lorenzo Trito, che ha seguito una delle gare, e sei imprenditori: Marco Iannone, amministratore della Parthenope immobili, Alfredo Staffetta della Coiss srl, Pasquale Sgambati riconducibile alla Otto srl, Pasquale Loffredo, della Edilcol srl, Giovanni Esposito, amministratore della Navalteam, e Angelo Esposito, titolare della Navalferr; altro indagato si chiama Pasquale Ferrara, 52enne di Ponticelli, pur non rivestendo alcun ruolo formale nelle aziende, avrebbe svolto il ruolo di intermediario per conto degli imprenditori ed è indagato anche come promotore dell’associazione per delinquere configurata in questa fase dalla Procura.
Lettere anonime, veleni, sospetti. Gli uffici dell’Autorità portuale di Napoli nell’ultimo decennio sono stati quelli più visitati dalla Guardia di Finanza. Inchieste, sequestri, una stanza intera degli uffici di piazzale Pisacane utilizzata dagli inquirenti per conservare i fascicoli sequestrati. La Procura della Repubblica e la Procura della Corte dei Conti hanno acceso da tempo i riflettori su questo Ente e, a quanto sembra, non intendono spegnerli neanche ora che la legge di riforma dei porti ha accorpato il porto di Napoli con quello di Salerno e con quello di Castellammare di Stabia dando vita all’Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale.
Il pm Woodcock ha messo nel mirino gli appalti per la manutenzione, diversi milioni all’anno, e fatto capire in maniera inequivocabile che, nonostante le trasformazioni, la Procura non abbasserà certo la guardia sulle procedure negoziate che, da sempre, sono ritenute un vero e proprio ventre molle delle attività svolte dagli uffici pubblici del porto di Napoli. La Procura vuole capire se sono stati frazionati appalti per stare all’interno di cifre che hanno consentito di elargire favori. E se ci sono state pressioni perché gli eventuali favori hanno riguardato aziende e personaggi vicino alla criminalità organizzata. Una indagine che parte da lontano, evidentemente, e che certamente esclude l’ultimo periodo, quello gestito dal primo presidente dell’Autorità di sistema portuale, Pietro Spirito. Proprio Spirito in una nota diffusa ieri fa sapere che «l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale si pone a piena disposizione dei magistrati e delle forze dell’ordine per consentire un accertamento rapido dei fatti oggetto di inchiesta». Come dire, non ho niente da nascondere, indagate pure quanto volete sul passato. (fonte Il Mattino)