Mitra e «stato d’assedio». Così la Gran Bretagna sta perdendo la calma, in attesa di un altro colpo. Truppe speciali nelle strade
I mitra pesanti brillano nella luce, tra le fontane e i giardini dei Piccadilly Gardens. Manchester si è svegliata ieri così, in stato d’assedio, con le pattuglie armate che girano attorno alla stazione dei treni o che si affacciano nei negozi sulla la via pedonale del centro, punteggiata di homeless che si stiracchiano al risveglio. […]
I mitra pesanti brillano nella luce, tra le fontane e i giardini dei Piccadilly Gardens. Manchester si è svegliata ieri così, in stato d’assedio, con le pattuglie armate che girano attorno alla stazione dei treni o che si affacciano nei negozi sulla la via pedonale del centro, punteggiata di homeless che si stiracchiano al risveglio. La zona vietata attorno all’arena maledetta si è fatta più piccola, ma una vasta area della città rimane ancora del tutto off limits. Dovunque i segni del lutto e della solidarietà, dai fiori sotto la statua della regina Vittoria alle vetrine dell’agenzia immobiliare Hunters, dove sono spariti gli annunci di case sostituti dai cartelli «I love MCR», io amo Manchester. Tutta la Gran Bretagna è in stato di massima allerta, dopo che il livello della minaccia terroristica è stato innalzato da «grave» a «critico»: il che significa che un nuovo attacco è considerato imminente. La conseguenza immediata è il dispiegamento dei soldati nelle strade, una misura che per molta parte dell’opinione pubblica britannica rappresenta uno choc. I militari in mimetica sono comparsi a Londra attorno a Westminster, a Buckingham Palace e a Downing Street. Il Parlamento è stato chiuso alle visite e la cerimonia del cambio della guardia di fronte al palazzo della regina è stata sospesa fino a nuovo avviso. In tutto il Paese verranno schierati fino a 3.800 soldati, per lo più a guardia di aeroporti e stazioni. Ma a Manchester sono arrivati anche squadroni delle Sas, le truppe speciali protagoniste delle operazioni in zone di guerra, per dare man forte alla polizia. E ieri pomeriggio si sono visti agenti in T-shirt e volto coperto partecipare a raid contro diversi appartamenti in varie zone della città. Ma il governo di Londra è estremamente cauto e consapevole del rischio politico insito nella decisione di schierare le truppe. Già diversi commentatori cominciano a esprimere ad alta voce il disagio di un Paese che va fiero della propria tradizione di poliziotti disarmati. E sia la premier Theresa May che la ministra dell’Interno Amber Rudd hanno fatto capire che l’attuale stato di allerta è una misura temporanea, che potrebbe essere revocata nel giro di una settimana. L’allarme «critico» era stato decretato solo due volte in precedenza: nel 2006, quando venne scoperto il complotto per abbattere aerei di linea, e nel 2007, quando un attentato a Londra sembrò imminente. Ma già nel 2003 l’allora premier Tony Blair aveva schierato i soldati all’aeroporto di Heathrow, attirandosi una pioggia di critiche. E anche oggi il timore espresso ad alta voce è di finire come in Francia, dove l’emergenza in vigore da due anni è vista dagli inglesi come «uno Stato di polizia». C’è anche chi teme che l’atteggiamento marziale assunto da Theresa May risponda a un calcolo politico in vista del voto dell’8 giugno. E pure in questo caso affiorano i timori per un esercizio democratico svolto in uno stato d’eccezione. Resta il problema della prevenzione efficace del terrorismo. Lo stesso governo ha ammesso che l’attentatore era noto ai servizi di sicurezza. Ma si ritiene che i jihadisti presenti in Gran Bretagna siano almeno tremila: e degli 850 che sono andati a combattere in Siria e Iraq nelle file dell’Isis, una buona metà è tornata indietro, forte di una provata esperienza militare. Gli esperti ripetono che l’intelligence sta facendo un lavoro eccellente e che in questi anni sono stati sventati decine, se non centinaia di attentati. Ma è chiaro che la loro capacità è ormai al limite e che sarà difficile intercettare un omicida armato di uno zaino- bomba. (Corriere della Sera)