Napoli. Codici cifrati sui muri dei quartieri decriptati dagli investigatori. Così la camorra marca il territorio

4 maggio 2017 | 16:13
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Napoli. Codici cifrati sui muri dei quartieri decriptati dagli investigatori. Così la camorra marca il territorio

Napoli. Scritte sui muri, tatuaggi con numeri tutti uguali che si ripetono sulle braccia, sulle gambe e sul petto di decine e decine di ragazzini. E poi, come se non bastasse, frasi criptate «spedite» sui social che hanno il sapore delle minacce. La nuova camorra, quella delle paranze dei bambini, ragazzi poco più che maggiorenni […]

Napoli. Scritte sui muri, tatuaggi con numeri tutti uguali che si ripetono sulle braccia, sulle gambe e sul petto di decine e decine di ragazzini. E poi, come se non bastasse, frasi criptate «spedite» sui social che hanno il sapore delle minacce. La nuova camorra, quella delle paranze dei bambini, ragazzi poco più che maggiorenni che per mesi hanno seminato terrore e morte al centro di Napoli, sperava di potersi distinguere e fronteggiare nelle guerre per il controllo degli affari illeciti sul territorio, grazie alla creazione di codici che solo loro e i propri nemici avrebbero potuto comprendere. Codici che hanno marchiato non solo il corpo di ognuno di loro, ma anche e soprattutto il territorio. Invece qualcosa si è mosso e alla fine i codici sono stati svelati dagli investigatori che hanno scritto lunghe informative inviate al pool di magistrati della Dda di Napoli che da mesi lavora notte e giorno per sfiancare le difese degli affiliati ai gruppi di ragazzini che «dominano» gli affari illeciti del centro di Napoli. I Sibillo nei Decumani, gli Spina-Vastarella alla Sanità, i Giuliano a Forcella, i Buonerba all’Avvocata. Già un anno fa si era riuscito a distinguere, nelle fasi cruente dello scontro armato, che il numero «17» rappresentava probabilmente i Sibillo perché era sul braccio dei tantissimi ragazzi fermati nei controlli e vicini al gruppo dei Decumani. Un «17» tra le fiamme era poi tatuato sul braccio sinistro di Pasquale Sibillo, il babyoboss «invisibile» stanato in provincia di Terni lo scorso anno. Il numero «2» era invece riferibile ai nemici dei Sibillo, ovvero agli affiliati dei Buonerba, che avevano (e hanno) la base operativa in via Oronzio Costa a Forcella, ribattezzata la strada della morte, perché fu lì che perse la vita il 18enne Emanuele Sibillo, colpito da un proiettile esploso da un killer nascosto in uno dei bassi della strada, teatro di scorribande notturne dei killer. Il «17» ai Sibillo e il «2» ai Buonerba. Entrambi avevano davanti un altro numero, il «6». Ma perché? Per mesi si sono scervellati inquirenti ed investigatori. Manco fosse il codice di guerra della macchina «Enigma». Hanno setacciato profili social, video su Youtube, decine e decine di commenti. Chiesto a informatori e collaboratori di giustizia. Fino ad una svolta arrivata quando qualcuno del gruppo lo ha sussurrato all’orecchio di un investigatore. La soluzione è tanto semplice quanto ingegnosa. Il riferimento è l’alfabeto italiano. La sesta lettera è la «F». Quindi il «6» rappresenta la «F». Il «17» è la diciassettesima lettera dell’alfabeto, senza considerare J e K, ed è la «S». Quindi «6.17» decriptato è «FS», che vuol dire Famiglia Sibillo. Lo stesso ragionamento è per l’altra cifra comparsa a Forcella: «6.2» ovvero FB, Famiglia Buonerba. Al centro della Sanità poi ci sono altre scritte e fanno riferimento ad un altro numero ancora, il «32». Tra i vicoli e sui social nulla è scritto a caso e gli «anti32» comparsi un po’ ovunque avevano una traduzione. Il numero «32» nella cabala è il «capitone» e a Napoli i capitoni sono gli affiliati al clan Lo Russo di Miano. La camorra poi marchia il territorio anche in altri rioni di Napoli. Alla Torretta, dove sono comparse scritte emblematiche: Torretta comanda. Il messaggio è ai «guaglioni» del rione Traiano che stanno sconfinando nel quartiere: qui comandiamo noi. Stessa scena al Cavone, dove oltre alle scritte contro le forze dell’ordine sono comparse delle sigle: «QS merda» e Qs sta per Quartieri Spagnoli. (Corriere del Mezzogiorno)