Napoli crocevia della contraffazione. In provincia sequestrati 17 milioni di pezzi nel 2016
La grande esperienza degli artigiani locali e l’operatività senza confini della camorra. La somma dà il record alla Campania quanto a contraffazione. Napoli è il crocevia aperto a tutto il mondo, qui si è sviluppata anche la nuova tendenza della contraffazione: l’assemblaggio del semilavorato prima della distribuzione via terra nei confini della comunità europea. Fenomeno […]
La grande esperienza degli artigiani locali e l’operatività senza confini della camorra. La somma dà il record alla Campania quanto a contraffazione. Napoli è il crocevia aperto a tutto il mondo, qui si è sviluppata anche la nuova tendenza della contraffazione: l’assemblaggio del semilavorato prima della distribuzione via terra nei confini della comunità europea. Fenomeno planetario cui non sfugge alcun paese, ma dove Napoli svetta in classifica anche per il primato della produzione di monete false di marchio Napoli Group. Un quadro devastante, ma anche dettagliato grazie al lavoro durato tre anni della commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione presieduta dall’onorevole Mario Catania. Che ieri, alla fine di una lunga serie di audizioni in materia (il procuratore della Repubblica di Napoli Nunzio Fragliasso, i vertici delle forze dell’ordine, il sindaco de Magistris, il presidente di Confindustria Campania Costanzo Iannotti Pecci, il presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centrale Pietro Spirito e il direttore interregionale dell’Agenzia delle Dogane Campania e Calabria Alberto Libeccio) ha spiegato: «Esistono tante contraffazioni. In pratica ogni filiera merceologica è compromessa. Non si tratta più di un fenomeno locale, limitato. Oggi è un fenomeno planetario e gran parte della merce contraffatta viene importata dall’Est asiatico. Si tratta di semi lavorato che evita lo stop doganale e permette di guadagnare di più che con la droga ma con un rischio sanzionatorio ridotto». Anche i detersivi contraffatti, falso pure sui social network e su Internet dove i farmaci sono fasulli e senza principio attivo nell’ottanta per cento dei casi. Una piaga che leva alla vendita degli articoli originali quasi 18 miliardi, fattura in un anno 6 miliardi e mezzo, evade il fisco per 5 miliardi. Produce 105.000 posti di lavoro al nero. Un movimento di denaro che riguarda anche Napoli e le sue organizzazioni criminali, ben più grosso delle cifre degli arresti nel 2016 in provincia di Napoli (65) e delle denunce (1.159). Tra Napoli e provincia sequestrati 17.300.000 pezzi che diventano 19.000.000 in tutta la Campania). Di questi quasi 10.000.000 sono beni di consumo, 4.000.000 milioni riguardano la moda, seguono elettronica e giocattoli. «Napoli è il caleidoscopio della contraffazione, perché di contraffazioni ne esistono mille diverse – spiega il deputato di Forza Italia Paolo Russo – La camorra garantisce le piazze di vendita e chiede il pizzo, investe il denaro e arruola chi gravita nei clan ed è cresciuto e non può più fare scippi e rapine». Non solo. Sottolinea la commissione come lo sbocco dello smaltimento dei rifiuti di produzione illegale sia quello che avvelena territori come la “Terra dei fuochi”. (la Repubblica)