Napoli. Inferno Fuorigrotta, ingorghi e caos dopo la partita. Un’avvocatessa: “Stavo per partorire in auto”

22 maggio 2017 | 18:01
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Napoli. Inferno Fuorigrotta, ingorghi e caos dopo la partita. Un’avvocatessa: “Stavo per partorire in auto”

Per i tifosi del Napoli quella di sabato era una serata speciale: ultima giornata di campionato in casa e tanta voglia di salutare con una vittoria i giocatori azzurri nella propria città. E allora stadio pieno, macchine parcheggiate ovunque – con i soliti abusivi sparpagliati qua e là – gran festa per quasi cinquantamila persone. […]

Per i tifosi del Napoli quella di sabato era una serata speciale: ultima giornata di campionato in casa e tanta voglia di salutare con una vittoria i giocatori azzurri nella propria città. E allora stadio pieno, macchine parcheggiate ovunque – con i soliti abusivi sparpagliati qua e là – gran festa per quasi cinquantamila persone. Che, a fine partita, si sono riversate per le strade di Fuorigrotta, unendo al caos del ritorno a casa quello del sabato sera, soprattutto in direzione Napoli centro. Tutto bloccato per chilometri. Un incubo per tante, troppe persone. Durato il doppio del tempo di una partita di calcio. «Tra le 22,30 e le 23,30 ci siamo imbattuti in un vergognoso e incontrollato flusso di automobili che travolgeva la via Cintia e i viali del Parco San Paolo, senza che fosse più possibile distinguere un senso di marcia dall’altro, avendo le automobili invaso contromano ogni via d’uscita», scrive Alba D.B., un’avvocatessa al nono mese di gravidanza, che si trovava in macchina con la nonna anziana e invalida. La donna, dopo aver cercato invano il sostegno di altri automobilisti (“signò che volete, mica possiamo saltare sulle auto”, le ha detto uno di loro), ha chiamato la polizia municipale. Altrettanto invano perché «per oltre un’ora siamo rimasti in attesa per parlare con un addetto per poi vederci chiudere la telefonata per mancanza di risposta». Non è andata meglio a chi cercava un taxi. «Mi dispiace, al momento non ci sono taxi in zona», è quello che si sono sentiti dire i tanti – tifosi, turisti, ragazzi e ragazze pronti per andare a ballare – che hanno intasato le centraline dei radiotaxi cittadini. All’una di notte trovarne uno disponibile era ancora utopia. «Sono tutti fuori, bloccati nel traffico», ha spiegato a un certo punto un operatore, raccontando di tempi di attesa lunghissimi, estenuanti: «C’è chi ci sta chiamando da due ore, due ore e mezzo». Proprio dai minuti successivi al fischio finale di Napoli-Fiorentina. Frotte di persone si sono accalcate davanti ad alcune fermate degli autobus (sperando di vederne arrivare uno notturno per miracolo), altri hanno tentato – in stile newyorchese – di bloccare i taxi per strada, anche se già occupati. Alla stazione dei Campi Flegrei un capannello di giovani e meno giovani ha letteralmente assaltato un taxi che si era appena liberato. «Dove dovete andare voi? E voi?», ha chiesto l’autista ai (potenziali) passeggeri, per caricarne il più possibile. «Il flusso veicolare è rimasto fermo, strozzato su se stesso, per oltre un’ora e trenta – scrive Alba – 90 minuti, la durata di una partita di calcio, durante i quali le auto impazzite si aprivano varchi di passaggio sui marciapiedi, transitavano contromano bloccando il passaggio di altri mezzi, tenevano sveglio l’intero vicinato a suon di clacson inferociti. Il tutto nella totale assenza di polizia municipale, di forze dell’ordine. In quei frangenti ho pregato che mio figlio non decidesse di venire al mondo proprio in quel momento. Un po’ perché con ogni buona probabilità avrei partorito in auto non potendo raggiungere il pur vicino ospedale San Paolo e, probabilmente, anche un po’ per non consegnargli subito una così deprimente immagine della città». (la Repubblica)