Napoli. Proiettili in una busta per il giudice Barbarano, presidente del processo per il delitto di Fortuna Loffredo

4 maggio 2017 | 17:05
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Napoli. Proiettili in una busta per il giudice Barbarano, presidente del processo per il delitto di Fortuna Loffredo

Una busta chiusa spedita a Palazzo di Giustizia. All’interno due proiettili e un biglietto con minacce all’indirizzo del giudice Alfonso Barbarano, presidente della sezione della Corte di Assise dinanzi alla quale si sta celebrando il processo sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, la bimba volata giù dal palazzo del Parco Verde di Caivano a giugno di […]

Una busta chiusa spedita a Palazzo di Giustizia. All’interno due proiettili e un biglietto con minacce all’indirizzo del giudice Alfonso Barbarano, presidente della sezione della Corte di Assise dinanzi alla quale si sta celebrando il processo sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, la bimba volata giù dal palazzo del Parco Verde di Caivano a giugno di tre anni fa e risultata poi vittima di abusi. Un episodio analogo si era verificato già alla fine di dicembre, quando un biglietto indirizzato a un familiare del presidente era stato recapitato al magistrato il giorno del suo compleanno. Dopo la scoperta della busta, preso atto del suo contenuto intimidatorio, sono scattate le prime verifiche. Gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Roma, competente per i procedimenti riguardanti magistrati napoletani, che coordinerà le indagini e proverà a fare luce sui responsabili. Saranno presumibilmente esaminati i proiettili per provare a individuarne la provenienza e, con ogni probabilità, sarà confrontato il biglietto recapitato nei giorni scorsi con quello inviato al giudice alla fine di dicembre. È ancora presto per sbilanciarsi sulla matrice del gesto. Fatto sta che per la seconda volta in due pochi mesi la mano di un anonimo tenta di far salire ulteriormente la tensione che sin dal principio ha accompagnando questo delicato processo, dove sono imputati un vicino di casa di Fortuna, Raimondo Caputo detto “Titò”, accusato di aver abusato di tre bambine e di aver ucciso la piccola Loffredo, e la ex compagna dell’uomo, Marianna Fabozzi, imputata di concorso nelle violenze ai danni di una delle bimbe. A sostenere l’accusa in giudizio ci sono il procuratore aggiunto di Napoli Nord, Domenico Airoma, e la pm Claudia Maone, che hanno coordinato le investigazioni dei carabinieri. Ma a complicare ulteriormente un dibattimento già di per sé difficile, è tutto il contesto di questa storia dolorosa, caratterizzata da accuse incrociate fra i protagonisti, omertà, verità contrapposte e preceduta dalla morte di un altro bambino, Antonio Giglio, figlio della Fabozzi, precipitato dallo stesso palazzo di Fortuna un anno prima della bambina. Pur con tutte le difficoltà, la Corte di Assise sta comunque andando avanti nelle udienze a ritmo serrato. Il processo riprenderà mercoledì prossimo con l’esame degli imputati. (la Repubblica)