No al raduno di quad in cima alle Dolomiti, ambientalisti in rivolta: “E’ un’area troppo fragile”

22 maggio 2017 | 18:47
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No al raduno di quad in cima alle Dolomiti, ambientalisti in rivolta: “E’ un’area troppo fragile”

Se uno si compra un quad “Brute Force” (cilindrata 749 Cc, potenza 51 Cv, prezzo a partire da 12.290 euro) ha il diritto di andare a scorrazzare ovunque, prati e pascoli compresi? La domanda rimbalza in questi giorni sui monti fra il Trentino e il Veneto, dopo l’annuncio del “1° raduno delle Dolomiti – quad […]

Se uno si compra un quad “Brute Force” (cilindrata 749 Cc, potenza 51 Cv, prezzo a partire da 12.290 euro) ha il diritto di andare a scorrazzare ovunque, prati e pascoli compresi? La domanda rimbalza in questi giorni sui monti fra il Trentino e il Veneto, dopo l’annuncio del “1° raduno delle Dolomiti – quad in quota” previsto il 10 giugno con partenza da Falcade. Ormai si incontrano dappertutto queste moto fuoristrada a quattro ruote. In campagna, sulle spiagge e sulle montagne. «Noi vogliamo fermarle», dice subito Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Winderness (montagna selvaggia) Italia. «Se questo primo raduno ufficiale non sarà bloccato, l’anno prossimo troveremo questi mostriciattoli su tutte le Alpi. C’è tanta gente di città che anche in montagna vuole muoversi senza usare le gambe. Attaccano al fuoristrada il carrello con il quad, percorrono centinaia di chilometri, arrivano al passo alpino, scaricano il mezzo e via nei boschi e nei pascoli. Questa è un’aggressione ai nostri monti. Noi li difenderemo con ogni mezzo». Per questo Mountain Wilderness (associazione di protezione ambientale riconosciuta dal ministero dell’Ambiente) ha presentato un esposto-denuncia alle Procure della Repubblica di Trento e di Belluno per chiedere che il raduno sia bloccato. «La Provincia di Trento, i servizi tecnici della Regione Veneto e 6 Comuni – si legge nell’esposto – hanno dato autorizzazioni che non potevano essere concesse. Cinquanta quad percorreranno 98 chilometri, 72 dei quali sono sterrati, superando 4.000 metri di dislivello, attraversando boschi, pascoli, terreni impervi di alta quota, in zone ad alta sensibilità ambientale e naturalistica». «I quad – racconta Luigi Casanova – attraverseranno aree pregiate, come le Zps, Zone di protezione speciale. Disturberanno la pernice bianca che in questi giorni sta covando le uova, il Gallo forcello e tanti altri animali. I piccoli del camoscio sono nati a febbraio, sono ancora piccolissimi. Quelli del capriolo e del cervo stanno nascendo adesso. Anche passare a piedi sarebbe un disturbo, immagini cosa possono provocare cinquanta veicoli a motore. Il raduno darebbe un duro colpo al lavoro che stiamo facendo da anni con la fondazione Dolomiti Unesco per ridurre l’inquinamento». Moreno Tomaselli, perito edile di Falcade, è l’organizzatore del raduno. «La nostra – dice – non è una gara. Età media 50 anni, velocità media 20 all’ora. Sarà un tour enogastronomico e culturale e pure una goliardata. Visiteremo il museo dedicato a papa Luciani, ci fermeremo nelle malghe a mangiare, bere e fare acquisti. Percorreremo solo strade silvo-pastorali. Tutta la vallata è con noi, albergatori e commercianti in testa. Insomma, queste iniziative portano anche soldi». Mostra un documento dell’Associazione albergatori, ristoratori e rifugi della Val del Biois, che ha il pregio di parlare chiaro. «Siamo favorevoli al raduno quad: porta clienti nelle nostre strutture, facendo iniziare la stagione in anticipo». «I permessi sono in regola – dice Tomaselli – e il popolo è unito. Presentando l’esposto, Mountain Wilderness ha fatto una cosa legittima. Non mi piace invece quella che sembra una velata minaccia e subdola violenza: quella di boicottare l’iniziativa». «Vorrei vedere – replica Luigi Casanova – che fosse impedito a noi di andare a piedi, il 10 giugno, nelle strade che sono di servizio al bosco e al pascolo, perché loro debbono passare con i quad, provocando danni che dovranno essere poi riparati dagli operai forestali. La nostra cultura è quella della non violenza ma siamo per la disobbedienza civile. Se le Procure non bloccano, noi saremo lì per fare una “passeggiata culturale naturalista”. Quando arriveranno questi motori ci sposteremo ma piano, piano, davvero piano. Vede, qui si sta giocando una partita importante. C’è chi non ha ancora capito che gli anni ’80 sono finiti, che le seconde case – in val di Fassa sono il 50% delle abitazioni – non portano ricchezza, che la montagna si può salvare solo se riusciremo a liberarla dai rumori e dagli scarichi delle marmitte». Non sarà un’impresa facile. Dopo anni di discussione, dal 3 luglio il passo Sella sarà chiuso al traffico. Solo quel passo (Gardena, Campolongo e Pordoi resteranno aperti ad auto e moto) e solo il mercoledì. E c’è già chi protesta. Gli operatori turistici dei passi dolomitici hanno dato incarico a un avvocato per un ricorso al Tar di Roma: «La mobilità è un diritto costituzionale», dicono. «Anch’io – racconta il gestore di una malga – uso un quad quando mi serve. Arrivo dalle mucche in un quarto d’ora, a piedi ci vorrebbe un’ora e mezzo. Ma bisogna usare criterio. Cosa succederebbe se tutti i contadini usassero il trattore per divertimento o per andare a messa o al bar?». (la Repubblica)