Omaggio alla Fitzgerald nell’anno del centenario con la Bridgewater
Questa sera, alle ore 21.30, la Salerno Jazz Orchestra festeggia il decennale sul palcoscenico del teatro Augusteo Di Olga Chieffi Grande festa questa sera, alle ore 21,30, sul palcoscenico del teatro Augusteo, ove la Salerno Jazz Orchestra di Stefano Giuliano, festeggerà il decennale, ospitando Dee Dee Bridgewater. La scaletta che verrà proposta è un chiaro […]
Questa sera, alle ore 21.30, la Salerno Jazz Orchestra festeggia il decennale sul palcoscenico del teatro Augusteo
Di Olga Chieffi
Grande festa questa sera, alle ore 21,30, sul palcoscenico del teatro Augusteo, ove la Salerno Jazz Orchestra di Stefano Giuliano, festeggerà il decennale, ospitando Dee Dee Bridgewater. La scaletta che verrà proposta è un chiaro omaggio della vocalist alle due Lady del Jazz, entrambe incoronate da Lester Young, con quella arguzia immaginosa e un po’ obliqua che faceva di lui il più memorabile coniatore di titoli, pseudonimi e nomignoli nel mondo del jazz, il quale chiamò Ella Fitzgerald “Lady Time” e la sua Billie, Lady Day. Una serata, questa, in cui Dee Dee Bridgewater esplorerà tutte le aree del canto nero e jazzistico, con un tributo ad Ella Fitzgerald, della quale celebriamo il centenario della nascita, che saluterà titoli quali Cotton Tail, una pagina firmata da Duke Ellington, ispirata dalla gershwiniana “I got Rhythm” e dedicata al sax tenore di Ben Webster, e che a sua volta citata in “Brava”, pezzo di bravura della nostra Mina, Mr. Paganini, ovvero “(If you can’t Sing It) You’ll have to Swing it (Mr. Paganini) una vera piattaforma da cui far decollare il canto scat, e ancora, “How High The Moon”, “Oh, Lady be good!”, sino ad “Undecided”, per evocare il suo candido e vivace umorismo, di una voce che, però non appare mai fragile o vulnerabile, non lasciando spazio al silenzio, al dubbio, all’incoerenza, all’incertezza semantica, così come il suo mobile e risonante strumento vocale mai marcato da quelle impurità, da quelle lacerazioni o crudezze talvolta necessarie per descrivere le sfumature di un’emozione che, invece ritroveremo negli altri titoli in scaletta che schizzeranno un portrait di Billie Holiday. Dee Dee ha scelto “Fine and Mellow” indimenticabile l’incisione del 1957 con i capiscuola dei tenor sax Prez, Frog e Hawk, un giovanissimo Gerry Mulligan, i trombone di Vic Dickenson al trombone, le trombe di Roy Eldridge e Doc Cheatham, la chitarra di Danny Barker il contrabbasso di Milt Hinton l’immenso Mal Waldron al piano e Osie Johnson alla batteria entrata nell’esegesi del jazz con i magistrali retards e passaggi in staccato, lo schivare la lettera della melodia, l’affrancamento da ogni rigida e simmetrica scansione, e il voler tentare d’ideare dal nulla piccole immagini corrusche e geniali, e ancora la significativa God Bless The Child, unitamente a pagine quali Speak Low e September Song. Alle due Lady si aggiungerà anche l’omaggio ad una loro più esuberante contemporanea, Dinah Washington, e al suo pathos pungente e cangiante, al suo bizzoso fervore sospeso tra chiesa e strada, tra gospel e blues, con Evil Gal Blues e What a difference a Day Made. Formazione composta per la maggior parte da strumentisti salernitani che schiererà in front line i sassofoni di Vincenzo Saetta, Giusi Di Giuseppe, Giuseppe Plaitano, Antonio Giordano, Giuseppe Esposito, le trombe di Sergio Vitale, Antonio Baldino, Corrado Pinto, Nicola Coppola, i tromboni di Raffaele Carotenuto, Alessandro Tedesco, Vincenzo De Rosa, Antonio Di Somma, con Gaetano “El Nino” Fasano alla batteria, Pierpaolo Bisogno al vibrafono, Tommaso Scannapieco al contrabbasso e Marco De Gennaro al pianoforte, con cui la vocalist con naturalezza e immaginazione interverrà sulla sintassi melodica, variandola e personalizzandola e inserendosi con elegante urgenza e puntualità come le due grandi Lady.